In questo periodo gli occhi di molti sono sulla croisette di Cannes: i fotografi immortalano quelli che ce l’hanno fatta, sul tappeto rosso sfilano abiti firmati ma anche anni di lavoro e professionisti che sono riusciti a portare a termine un film da milioni (e milioni) di euro, mentre il mercato del cinema continua, placido, nella sua routine tra aperitivi e contratti. Wu Wenguang, da molti considerato il padre del documentario in Cina vuole raccontarci con Fuck Cinema la storia di chi non ce l’ha fatta e mai ce la farà. Il film risale al 2005, ma ben illustra quello che tutt’oggi è il mondo del cinema. Prove e provini per un piccolo ruolo (da prostituta, ma cosa importa), comprare e vendere dvd pirata fanno da corollario al vero protagonista, Wang Zhutian.
Il non più giovane sceneggiatore migrante cerca in tutti i modi di vendere, piazzare, o solo aver la speranza di veder decollare la propria sceneggiatura. I rifiuti, i no, gli appuntamenti imbarazzati non lo fermano. Cruda e reale è anche la relazione che si instaura tra regista, Wu Wenguang e il protagonista del film. La camera segue Wang Zhutian ininterrottamente, per impellente diletto sembrerebbe, ma da una semplice osservazione ci ritroviamo in una meta-riflessione sul significato della telecamera, sulla funzione del regista e del rapporto che si instaura con il protagonista.
Un film che consigliamo, dove il darwinismo sociale è la teoria preponderante e dove il regista ha profondamente valutato la sua funzione.