Books in The Big City è un progetto realizzato da due giovani fratelli e documentaristi indiani, Sayalee e Aakash Karkare. Hanno deciso di intervistare i librai, gli autori e gli sceneggiatori di Bombay e raccontare il loro rapporto con la lettura. Storie personali di chi vive la lettura come un’esperienza di vita.
Da cosa siete partiti per realizzare Books in the Big City e come il progetto si è evoluto praticamente?
Sayalee: Ogni progetto è una pianta che cresce, innaffiata giorno dopo giorno. Siamo stati sempre, fin da piccoli, amanti dei libri, abbiamo sempre avuto moltissimi libri a casa. Ad certo punto abbiamo voluto girare un documentario sui libri e su cosa significano per noi. Spesso i lettori tendono ad essere molto silenziosi, hanno il loro libro e si siedono a leggere per conto loro da qualche parte in pace.
Questa semplice azione è quasi un qualcosa di rivoluzionario, specialmente in una città come Bombay, che offre miliardi di distrazioni ai suoi abitanti. Il documentario cerca di comprendere il mondo interno della lettura; in che modo le persone si imbattono in un determinato libro; come il mondo di internet interferisce con la lettura; il tempo che ognuno ha disposizione per leggere; quando e dove leggono le persone; cosa leggono e come tutto questo si riflette i valori degli abitanti di Bombay.
Con tutte queste idee in mente, siamo entrati in contatto con il TATA Institute of Social Science (TISS) per un bando di un progetto al titolo “Urban aspirations in global cities”. Gli è piaciuta la nostra idea e così siamo partiti.
In una recente intervista avete detto che è stata una scelta politica quella di raccontare storie personali. Mi puoi chiarire questo punto? Mi puoi dire brevemente qual’è il tuo rapporto con i libri.
Aakash: Molte culture danno un’enorme importanza alla metanarrazione. Si dà importanza alle storie che posseggono messaggi educativi. Anche i documentari, spesso, vanno in questa direzione: parlano di guerre, del problema del nucleare, sebbene capisco l’importanza di questo genere di film, purtroppo non mi interessano. Non mi dicono nulla sulle persone che vivono in India, su quali sono le loro speranze e i loro sogni, sulle loro occupazioni e sulla loro vita giornaliera. Raccontare piccole storie sulla gente comune potrebbe essere considerato futile ma per me è un lavoro importante.
Con il nostro film potrai farti un’idea di cosa significa, ed è significato, essere un lettore a Bombay nel corso degli ultimi 30 o 40 anni. Diviene poi automatico associare l’esperienza della lettura a Bombay ad altre città post-coloniali dove gli autori come Enid Blyton o i personaggi di finzione come Biggles sono stati pane quotidiano per noi bambini. E’ stata una decisione conscia la nostra di volersi focalizzare sulla vita quotidiana e non avventurarsi in luoghi sconosciuti per riuscire a trovare “la storia”, o “il momento”, volevamo quello che c’era davanti ai nostri occhi.
Come avete scelto i personaggi del vostro documentario e chi fra di loro descrive in maniera più completa le giovani generazioni e il loro rapporto con la lettura?
Abbiamo preso un campione di persone che sono coinvolte nella lettura, ci sono lettori di vario genere, anche autori, sceneggiatori, venditori in strada, giornalisti e librai. Jerry Pinto, lo scrittore, probabilmente riesce ad esprimere quella che è la voglia che i giovani indiani di una vita migliore, che spesso però porta ad un minor spazio per la lettura e la riflessione. Ognuno di noi vuole vivere bene per sé e per la propria famiglia a scapito della lettura.
Pensi che tra e-book e libro cartaceo ci sia una dicotomia senza nessun punto di incontro? Cosa pensi in generale del digitale nell’ambito della lettura?
Aakash: Ho visto un’intervista a Guillermo Del Toro in cui parlava dei libri come dei talismani, se andassero persi si perderebbe qualcosa di essenziale per tutto il genere umano e sarebbe la cultura stessa a svuotarsi del carattere che la distingue. In questo senso i libri cartacei sono preziosi, ma è anche vero che la tecnologia, durando di più, potrà conservare meglio i nostri scritti.
A livello personale ho provato a leggere sull’Ipad ma non si confà con con le mie mani, dopo un po’ mi hanno cominciato a fare male. Un lettore di libri elettronici ne riesce a contenere centinaia, gli e-book sono meno cari e in qualche modo sono anche amici dell’ambiente. Ma sono cresciuto leggendo libri cartacei. L’odore, li puoi toccare, giri le pagine e tutto questo è una parte importante dell’esperienza della lettura. Ma nella maggior parte dei racconti di fantascienza che ho letto, il futuro è guidato dai computer e dal digitale. Sebbene non credo accada nell’immediato futuro, probabilmente i libri cartacei potrebbero diventare qualcosa di obsoleto.
Sayalee: Posso dire tranquillamente di essere passata all’e-book. La gioia di poter portarsi dietro un’intera biblioteca in un piccolo tablet supera di gran lunga qualsiasi altro beneficio che il libro cartaceo possa avere.
Potete descriverci le caratteristiche particolari dei punti vendita di libri a Bombay? Cosa sono le “circulating library” e perché a Bombay non esistono biblioteche pubbliche? Ci sono librerie indipendenti e come sopravvivono alla crisi del libro?
Le “circulating library” sono biblioteche private gestite a livello familiare da generazione in generazione dove puoi trovare dalla letteratura di serie B, ai gialli, al DVD appena uscito. Ma non puoi sederti e leggere, entri prendi il libro o il DVD che vuoi e vai via. Le biblioteche pubbliche esistono in India ma funzionano principalmente come sale di lettura, dove le persone vanno a studiare o a leggere il giornale. Non hanno libri e raccolte particolarmente aggiornate e ottenere la carta delle biblioteca pubblica non è facile.
Poi ci sono catene di librerie come Crossword, Landmark e Oxford che sono sparse in molte parti della città, ma ci sono anche le piccole librerie indipendenti e anche e-library come Flipkart. Sembrerebbe che le persone sono ritornate a leggere. I libri si trovano più facilmente e sembra che l’abitudine sia tornata. Oltre a questo, in molte parti della città ci sono venditori di libri in strada che hanno grandi raccolte di libri usati.
Potete suggerire ai lettori italiani 5 libri indiani da leggere assolutamente?
Per avere una buona prospettiva sulla politica, la società e la storia dell’India moderna consiglio: Un perfetto equilibrio di Rohinton Mistry. Qualsiasi libro di R.K. Narayan, ma la sua trilogia Swami e i suoi amici, Il laureato e L’insegnante di inglese sarebbe un buon inizio. Dangerlok di Eunice D Souza è parzialmente autobiografico e offre un buon approfondimento su cosa significa crescere come donna intelligente a Bombay negli anni 80 e 90. E infine la buona traduzione del Mahabharata e del Yuguntar di Iravati Karve, visti in funzione moderna.