Il video – 5+5

In by Simone

L’arte contemporanea a Pechino si fa e si vende anche a Songzhuang. Chi ancora non ci ha messo piede l’avrà sentito nominare, il piccolo villaggio di contadini trasformatosi nell’ultimo ventennio nel grande ipermercato dell’arte. Piccoli atelier e grandi studi di artisti, l’uno accanto all’altro. La Li Xianting Film Found ha sede lì, e lì ogni anno viene interrotto il festival del cinema indipendente di Pechino, nel solito, e a volte noioso, gioco a guardia e ladri per adulti, in cerca di espressione.

5+5 è un documentario che racconta Songzhuang attraverso gli occhi, le relazioni e i commenti di Lao Jin, un tassista abusivo. Lao Jin conosce tutti, dai più grandi agli artisti più sfigati, in cerca di fama nella capitale. La videocamera dei due registi, Andrea Cavazzuti e Xu Xing, segue il protagonista negli appartamenti e negli studi degli artisti, si sofferma sulle performance e sugli eventi che cadenzano la vita a Songzhuang. Lao Jin con la sua parlantina ci fa oltremodo sorridere, divenendo partecipi delle sue disavventure.

Una nota, la colonna sonora del film, se ve lo doveste chiedere, è stata realizzata da musicisti cinesi, come i Hua Lun, Peng Lei, Sulumi e i The New Pants.

Ringraziamo calorosamente Andrea Cavazzuti per la disponibilità alla nostra intervista e facciamo un grande in bocca al lupo a Xu Xing, impegnato in un tour de force in Cina, per il suo ultimo lavoro.


5+5
from Andrea Cavazzuti on Vimeo.

Puoi descrivere Songzhuang e la sua evoluzione? Cos’era prima e cosa è adesso?

All’inizio degli anni ’90 Songzhuang era un piccolo villaggio agricolo. Durante la stagione della mietitura le poche strade asfaltate erano ricoperte di grano e paglia di grano. L’urbanizzazione stava per arrivare e i contadini mettevano in vendita alcune delle loro case cortile a prezzi bassissimi. Di questo si accorsero alcuni artisti che, dopo esser stati estromessi da Yuanmingyuan, vagabondavano da qualche anno. Tra i primi a comprar casa a 10mila yuan ci furono Fang Lijun, Yue Minjun, Guo Yiling e successivamente anche il famoso critico Li Xianting, quello della Biennale ’93.

La situazione rimase così per diversi anni, un piccolo villaggio in cui risiedevano e lavoravano diversi artisti in totale tranquillità. In seguito alcuni di loro diventarono sempre più famosi, i prezzi esorbitanti delle loro opere sul mercato internazionale facevano notizia e anche i media ufficiali cominciarono ad occuparsi di loro. Contemporaneamente la politica di urbanizzazione aveva ormai decretato la fine delle attività agricole nel comprensorio di Pechino. Di fronte al dilemma di quale tipo di economia post-agricola sarebbe stata adatta per Songzhuang, i politici locali si resero conto di avere già la risposta in casa. Con l’aiuto di Li Xianting, in qualche anno trasformarono il villaggio in una cittadina degli artisti.

Il modello funzionò più o meno così: i politici coinvolsero residenti e investitori nel progetto, mentre Li Xianting, gli artisti famosi e la vicinanza a Pechino (ca 40Km da Tiananmen) funzionavano da faro per i più giovani o meno famosi artisti di tutta la Cina. Furono costruiti atelier, abitazioni, musei, gallerie d’arte e pure ristoranti, bar e alberghi. In pochi anni, diciamo dopo il 2005, la cittadina contava già qualche migliaio di artisti provenienti da tutta la Cina. Questa era la situazione al tempo in cui girammo 5+5.

Oggi la popolazione, non solo di artisti, è cresciuta a dismisura. L’orizzonte, una volta piatto, è ora un muro di palazzi e centri residenziali. Anche Songzhuang oggi è entrata a far parte della costellazione di città satellite/dormitorio che circondano la capitale. Nonostante ciò, l’arte e gli artisti continuano ad essere il motore principale dell’economia locale.

Altri luoghi hanno ospitato gli artisti cinesi trasferiti nella capitale in cerca di un luogo adatto per condividere gli interessi artistici, cosa, secondo te, distingue lo Yuanmingyuan degli anni novanta, la 798 del 2000 e Songzhuang di oggi?

Yuanmingyuan era una comunità di artisti creatasi spontaneamente in un luogo storicamente prestigioso della città. La 798, anche agli inizi, era una situazione più urbana e più ricca, legata alle nuove forme artistiche, al design e ai media. La Songzhuang di oggi è invece il risultato di una volontà politica, è una piattaforma creata per artisti di ogni tipo, età e provenienza che sentono la necessita’ di vivere nella capitale a prezzi accessibili.

Lao Jin, il protagonista del documentario, è molto spontaneo e naturale. Com’è nata l’idea di ripercorrere le case degli artisti e la vita di Songzhuang tramite il tassista?

All’ inizio Xu Xing e io eravamo attratti da quello che stava succedendo a Songzhuang e pensavamo di farci un documentario o una docu-fiction. Xu Xing stava abbozzando una sceneggiatura con alcuni attori che avrebbe poi dovuto svolgersi sul tessuto reale del posto. Poi ci presentarono Lao Jin e già dal primo incontro pensammo unanimemente che lui avrebbe potuto benissimo sostituire la sceneggiatura, come veicolo (quasi letteralmente) per raccontare il luogo. Aveva il vantaggio di essere non solo un personaggio reale ma anche un trait d’union vivente tra la Songzhuang contadina e la nuova città degli artisti.

Puoi raccontarci chi sono gli artisti principali del documentario, come vengono considerati sul mercato cinese ed internazionale?

Non abbiamo mai pensato di dare un quadro esauriente degli artisti o della vita artistica di Songzhuang. Gli unici criteri di scelta erano le possibilità d’interazione con Lao Jin e la visibilità sulla realtà locale. Detto ciò, nel documentario compaiono alcuni grossi calibri come il vecchio Liu Wei (omonimo pinyin di un altro artista famoso più giovane), che in questi anni ha raggiunto quotazioni altissime o Lin Tianmiao e Wang Gongxin che sono da parecchi anni presenti sulla scena artistica internazionale.

Poi c’e’ il critico Li Xianting, il cosiddetto "padrino" dell’ Arte Contemporanea Cinese, che assieme ad ABO progettò la storica mostra cinese alla Biennale di Venezia del ’93. Altri artisti che compaiono nel film, come Guo Yiling, Lin Mo, Ma Yanling, Duan Jianghua, Wang Jixin ecc., seppure non ai massimi livelli, sono comunque ben conosciuti in Cina e sul mercato internazionale.

Songzhuang appare un mondo variegato, tra chi ce l’ha fatta e chi spera sempre di farcela, come comunicano questi due aspetti della realtà sull’arte contemporanea in Cina?

L’arte contemporanea è un sistema globalizzato che ha i suoi meccanismi di funzionamento uguali dappertutto. La caratteristica di Songzhuang è forse questa di essere stata concepita a tavolino fin dall’inizio come un’impresa di economia locale. Questo ha permesso di ingigantire in breve tempo la quantità di persone e di capitali coinvolti nell’arte contemporanea. In altre parole, anche chi non ce la fa ha comunque un ruolo nell’esporre la realtà dell’ arte contemporanea all’attenzione pubblica e quindi anche dei collezionisti.

A differenza del passato, a partire da fine anni ’90, lo straordinario successo economico di alcuni artisti cinesi ha sicuramente illuso parecchi giovani a tentare fortuna nell’arte. Io penso sia stata comunque una cosa positiva, che tanti giovani, anche da luoghi sperduti, siano venuti a Pechino e abbiano avuto modo di vedere, conoscere e mettersi alla prova.

Com’è nata l’idea della scena di sesso, presunto o reale che sia?

Il sesso è reale, come è reale e spontaneo tutto quello che riguarda Peng Yuan. Tornando alla domanda precedente, c’è anche chi, come Peng Yuan, a Songzhuang ci vive bene a modo suo, in piena libertà, senza troppi patemi legati al successo. Peng Yuan è un artista selvatico e abbiamo voluto ritrarlo così com’è, la sua vita e i suoi quadri, senza soluzione di continuità. Inoltre la scena si lega anche al successivo arrivo di Lao Jin che gli comunica che in giro lo chiamano "il porco".

Un personaggio che ci ha colpito è anche la moglie di Lao Jin e il loro modo di comunicare, avete pensato ad includere più girato della coppia?

Non proprio. In realtà la moglie è una persona intelligente e la sua immagine nel film non le rende pienamente giustizia. Quello che abbiamo evidenziato, anche tramite lei, è il divario tra i sogni e la vita reale di Lao Jin. Quella stessa persona che si era alzata in volo per convincere Peng Yuan a regalargli un quadro, ora cade rovinosamente a terra per delle banali questioni burocratiche e di vita quotidiana. Inoltre questo tipo di rapporto marito moglie è quanto di più standard si possa trovare in un villaggio di contadini. Per contrasto, le mogli degli artisti che compaiono nel film, tipo quella di Guo Yiling o di Duan Jianghua, danno un’impressione completamente diversa. Con Xu Xing abbiamo pensato a un sequel del film incentrato proprio sulle mogli.

Oggi, che fine ha fatto Lao Jin? Fa ancora il tassista abusivo?

Lao Jin continua a fare il tassista abusivo ma con una macchina nuova fiammante. Quella del film la tiene invece a casa come pezzo d’arte e continua a farci firmare sopra gli artisti. Oltre a riordinare la sua collezione d’ arte a costo zero in una specie di museo personale, in questi anni Lao Jin si è messo a dipingere. La produzione è già cospicua e ha già rifiutato di partecipare ad alcune mostre collettive, in attesa dell’ occasione di organizzare una personale come si deve. E’ molto attivo sul web e sue foto e interviste sono apparse su diversi giornali e riviste importanti.

[Foto credit: tripadvisor.com]