Wang Xing è uno degli imprenditori self-made più ricchi del paese, fondatore e amministratore delegato di Meituan. Come altre grandi multinazionali cinesi, il colosso del food delivery – ma anche taxi-hailing e bike sharing – era finito sotto indagine da parte delle autorità anti-trust per una pratica nota come er xuan yi («scegli uno dei due»), un accordo che impedisce ai commercianti di fare affari su altre piattaforme.
MA LE AUTORITÀ di regolamentazione si erano interessati all’azienda giusto poche ore dopo che Wang aveva citato in un social alcuni versi di una poesia di epoca Tang nota per veicolare un messaggio anti-establishment. Qualche settimana dopo l’enfant prodige aveva tentato di rimediare donando circa 2,3 miliardi di dollari all’istruzione e alla ricerca scientifica, affermando che l’obiettivo di «prosperità comune» promosso da Xi Jinping è radicato nel Dna dell’azienda.
L’ultimo atto di «rettifica» risale a venerdì scorso, quando Meituan ha avvisato utenti e lavoratori di stare apportando delle migliorie al funzionamento dell’algoritmo che gestisce le consegne dei rider, pubblicando nell’account ufficiale Wechat un testo in cui elenca i parametri su cui si basa il suo funzionamento.
Si tratta del primo accenno di trasparenza in un settore, quello della consegna espressa, i cui fattorini da mesi denunciano la discordanza tra le tempistiche stimate e quelle di fatto necessarie per il completamento del servizio. Come riportato dalla lunga e ormai celebre analisi pubblicata dalla rivista cinese Renwu lo scorso settembre, l’accumulo di minuti di ritardo si traduce per i lavoratori in decurtazioni della paga e cattivi feedback.
UN SONDAGGIO delle ultime ore riporta che per il 75% dei rider i fattori che più influenzano il tempo di consegna sono la velocità delle attività ristorative nel preparare gli ordini e gli ostacoli che si presentano nelle ultime centinaia di metri del percorso – quelle lunghe file agli ascensori dei grattacieli cinesi o i problemi di accesso ai grandi compound abitativi. Il tempo continua a scorrere e l’algoritmo non è – o forse «era» – capace di prevedere questa serie di difficoltà.
Ma come funziona quello del colosso del food delivery, con un fatturato che prima del Covid-19 ammontava già a 14 miliardi di dollari? Sulla base dei dettagli dell’ordine effettuato e dell’area geografica di interesse, l’algoritmo calcola un «tempo stimato», un minutaggio-modello che, ha ammesso la stessa società, «non corrisponde alla realtà» in quanto non tiene conto di qualsiasi «evento speciale». A correggere la previsione intervengono una serie di ulteriori calcoli, i cosiddetti «tempi di protezione»: quello che prende in esame le caratteristiche peculiari di una città, compresa la presenza o meno di misure di prevenzione per il Covid-19; quello delle diverse «tappe» che si accumulano durante il servizio – la preparazione dell’ordine, la presa in consegna dell’ordine, il momento della consegna e del pagamento; quello che si basa sui precedenti risultati del fattorino.
DOPO AVER ASCOLTATO le opinioni di rider, utenti ed esperti, Meituan ha annunciato che, tra quelli previsti dai vari calcoli, i fattorini potranno disporre del tempo maggiore. L’algoritmo non fornirà più un «punto temporale» di arrivo, ma un «periodo di tempo» più flessibile, mettendo a disposizione dell’addetto alla consegna in automatico minuti supplementari nel caso di «scenari insoliti»: ora di punta, maltempo e chiusura delle strade, ma anche se l’attività di ristorazione scelta dal cliente risulta particolarmente lenta sulla base delle esperienze pregresse.
Una mossa che, secondo le stime, ridurrà le valutazioni negative del 50,7% e che ha già riscontrato commenti positivi sul web. «La trasparenza è potere», recita uno pubblicato su Weibo. Ma Hu Huacheng, personaggio mediatico e fondatore di una delle principali piattaforme HR del paese, proprio qualche giorno fa ha rimproverato la società di non fare abbastanza per il benessere dei dipendenti, ancora intenta a promuovere rapporti di «collaborazione» con i fattorini, che le consentono di non pagare loro la previdenza sociale.
Di Vittoria Mazzieri