Bo Xilai sarà processato pubblicamente. I potenti del Partito vogliono accellerare e chiudere il più grande scandalo politico degli ultimi anni prima del plenum d’autunno. È Ma mentre da Hong Kong la notizia rimbalza in tutto il mondo, in Cina sull’ex segretario del Pcc di Chongqing è ancora silenzio totale. Bo Xilai, l’ex segretario del Partito comunista di Chongqing caduto in disgrazia, dovrà presto affrontare un pubblico processo in Shandong con l’accusa di corruzione, appropriazione indebita e abuso di potere.
La notizia è uno scoop dell’hongkonghese South China Morning Post, che cita “fonti a conoscenza delle riunioni interne tenutasi ieri a Chongqing, ex base di potere di Bo, e in altre città”. È stata ripresa dai media occidentali mentre non ve n’è traccia sui giornali cinesi.
In alcuni “incontri” che si sono svolti in diverse città sarebbero stati definiti i dettagli delle imputazioni, ultimo passo prima di dare luogo a un procedimento che incombe come un fantasma da almeno un anno sulla vita politica cinese. Le tempistiche del processo, che dovrebbe svolgersi il mese prossimo, avrebbero proprio a che fare con la necessità di mettere definitivamente la pietra tombale sullo scandalo prima della riunione del terzo plenum del Comitato centrale previsto per il prossimo autunno.
“Il plenum darà il tono per i futuri piani di riforma, ma il caso di Bo è un problema ereditato dalla storia e potrebbe interferire con la direzione generale della riunione”, ha detto l’analista politico Chen Ziming. Il Post riporta che nessun dettaglio preciso sulle date del processo è stato divulgato, ma che avrà luogo “a breve termine” e si svolgerà “a Jinan, capitale della provincia dello Shandong, secondo i funzionari a conoscenza dei briefing”.
Bo Xilai cadde in disgrazia nel marzo del 2012, quando fu rimosso dalla leadership della megalopoli centro-occidentale di Chongqing in seguito a uno scandalo cominciato con la misteriosa defezione del suo braccio destro e capo della polizia locale, Wang Lijun. Quest’ultimo cercò rifugio nel consolato Usa di Chengdu il 6 febbraio e fu quindi consegnato dai funzionari statunitensi alla sicurezza cinese. Da lì prese il via una torbida vicenda con i contorni del giallo e della spy-story, con al centro le responsabilità della moglie di Bo, Gu Kailai, nella misteriosa morte dell’uomo d’affari britannico Neil Heywood, avvenuta nell’autunno 2011.
Ad agosto 2012, Gu fu condannata alla “pena di morte sospesa” – di fatto l’ergastolo – per l’omicidio di Heywood e a settembre 2012, a Wang furono comminati 15 anni di reclusione per abuso di potere, corruzione, defezione e “deviazione della legge per fini egoistici”.
In quei giorni, anche Bo Xilai fu formalmente incriminato per avere ricevuto più di 20 milioni di yuan in tangenti (quasi 2 milioni e mezzo di euro) e per appropriazione indebita di altri cinque milioni, nonché per “impropri rapporti sessuali con un certo numero di donne”; accusa che però non sarebbe stata menzionata nelle riunioni riservate dei giorni scorsi.
Da allora sono scomparsi sia Gu e Wang sia Bo, ex membro del Politburo e già “piccolo Mao” di Chongqing, considerato per anni uno dei più accreditati candidati alla commissione permanente di sette membri che di fatto governa la Cina. Era il campione del “modello Chongqing”, sviluppo economico accelerato che andava di pari passo con un “populismo” – secondo i detrattori – fatto di canti maoisti e di un certo livello di welfare cittadino. Bo è anche un “principino”, in quanto figlio di Bo Yibo, uno degli Otto Anziani “immortali” del Partito comunista cinese.
La sua caduta – che ha dato luogo a una delle maggiori crisi politiche della recente storia cinese – è stata interpretata dagli analisti come l’esito delle lotte ai vertici alla vigilia del XVIII congresso del Partito comunista dell’ottobre scorso, che ha insediato la nuova leadership di Xi Jinping e Li Keqiang. Un conflitto dietro le quinte in cui si intersecano posizioni politiche e affiliazioni familiari, di gruppo, di consorteria.
Bo sarebbe il funzionario di più alto grado finito sotto processo da quando l’ex segretario del Partito di Shanghai, Chen Liangyu, fu condannato a 18 anni nell’aprile 2008. Li Xiaolin, avvocato di Pechino che in passato ha già rappresentato Bo, ha dichiarato al Post che Bo potrebbe ricevere al massimo una condanna all’ergastolo o la “pena di morte sospesa”, in quanto sarebbe insolita una vera e propria pena capitale per un funzionario di tale livello.
All’inizio di questo mese, l‘ex ministro delle Ferrovie Liu Zhijun ha ricevuto una condanna a morte sospesa per abuso d’ufficio e per avere accettato tangenti e regali per un valore di 64,6 milioni di yuan.
[Scritto per Lettera43; foto credits: npr.org]