L’Italia ha stabilito relazioni diplomatiche con la Corea del nord nel 2000. L’ambasciata romana di Pyongyang ha assunto ben presto un ruolo importante per la Corea del nord in una duplice funzione: garantire una vicinanza a Fao e Pam (programma di aiuto alimentare delle Nazioni unite) per quanto riguarda gli aiuti umanitari e per gestire traffici più o meno leciti in grado di arginare le sanzioni cui via via è stato sottoposto il governo nord coreano a causa delle ambizioni nucleari. Sanzioni che portarono – nel 2017 – alla cacciata da parte di Roma dell’ex ambasciatore Mun Jong-nam (oggi a Damasco).
Al suo posto fu nominato Jo Song-gil già in Italia dal 2015. A novembre dell’anno scorso, infine, Jo è sparito insieme alla moglie, benché la notizia sia stata resa pubblica solo nel gennaio 2019.
Stando alle ricostruzioni, parziali come sempre accade quando si tratta di Corea del Nord, Jo sarebbe fuggito sotto la protezione dei servizi segreti italiani in attesa di ottenere un visto negli Usa (o in Corea del sud). All’epoca l’attenzione fu posta tutta su Jo, importante funzionario con un padre papavero del governo di Pyongyang e un suocero già ambasciatore in Thailandia (dove aveva «servito» proprio il predecessore di Jo in Italia). Jo, dunque, era un personaggio importante tanto per il suo ruolo nel regime di Kim, quanto per le attività più che sospette dell’ambasciata italiana: è il tipico disertore che rappresenta una potenziale valanga di informazioni per i servizi segreti di tutto il mondo.
Da questa vicenda emerge un primo punto: se i servizi italiani davvero hanno aiutato Jo ad avere un salvacondotto è a loro che bisogna chiedere per avere notizie anche della figlia del diplomatico.
A livello politico, dunque, i rappresentanti dei 5 stelle che hanno tuonato contro Salvini (responsabile di tante nefandezze ma probabilmente non di questa) dovrebbero chiedere lumi al proprio presidente del consiglio che detiene la delega ai servizi segreti.
La vicenda della figlia di Jo, una diciassettenne finita probabilmente stritolata da fatti e interessi di cui non ha alcuna responsabilità, «rapita» o «portata» in Corea del Nord dai nonni, secondo un suo supposto desiderio e accompagnata su un volo di linea, stando a quanto emergerebbe dal materiale in possesso dei servizi italiani, da personale femminile dell’ambasciata, ha molti punti oscuri.
A dare notizia di un suo eventuale rapimento da parte dei servizi di Kim, è stato Thae Yong-ho, il disertore nord coreano più importante degli ultimi 20 anni, ex ambasciatore a Londra e dal 2016, data della sua defezione, in grado di rivelare importanti particolari del governo nord coreano specie sulle sue sperimentazioni nucleari.
Due giorni fa Thae ha parlato proprio di Jo – che conosce bene avendo studiato insieme ed essendosi frequentati anche a Roma – ipotizzando che la figlia sia sotto custodia e invitando Jo a non andare in Corea del sud (mentre a gennaio aveva invitato il suo amico a trasferirsi a Seul) perché il regime di Pyongyang sarebbe ancora più duro con i famigliari dei defectors che si affidano al nemico sud coreano.
A tutto questo vanno aggiunti altri elementi. Thae è un disertore le cui parole pesano e non poco. Sollevare la questione in questi giorni, potrebbe essere collegato con quanto accadrà a breve, ovvero il secondo summit tra Kim e Trump, il 26 febbraio ad Hanoi in Vietnam.
Moon Jae-in, presidente sudcoreano, si è giocato tutta la sua carriera sul riavvicinamento al nord; gli incontri tra Kim e Trump costituiscono un importante elemento di questa sua politica che però ha finito per creargli problemi interni: non pochi ritengono che Moon abbia concentrato tutta la sua attenzione su Kim tralasciando aspetti più rilevanti di politica interna (soprattutto in tema economico).
Anche in Corea del Sud ci sono i falchi e non è detto che non si annidino anche tra servizi e militari che vedrebbero finire un’epoca di grande potere in caso di dismissione dell’allerta militare nord coreana e che potrebbero dunque aver utilizzato Thae in funzione destabilizzante.
Naturalmente anche i servizi americani hanno ben oliati rapporti con i servizi sudcoreani in materia di Corea del Nord. Thae non parla a caso, dicevamo: non possiamo conoscere le sue ragioni, ma possiamo ipotizzare che ci siano e potremmo scoprirle a breve, analizzando cosa accadrà tra Usa, Corea del nord e Corea del sud.
[Pubblicato su il manifesto]