Ancora una volta: iPad di tutto il mondo, scaricateci! Oggi il secondo numero speciale de il manifesto interamente dedicato all’Asia a cura China Files. Una monografia su metropoli e urbanizzazione in un continente in rapida trasformazione. I mondi lontani che entrano prepotentemente nel nostro presente. Buona lettura.
L’Asia nei media nostrani è stata spesso associata ad un’immagine esotica, di mistero, ricca di elementi sconosciuti, quando non un po’ pericolosi. Anche per questo, il secondo numero dedicato all’Asia realizzato da China Files in collaborazione con il manifesto, è dedicato alle metropoli asiatiche.
Megalopoli che oggi rappresentano una cartina di tornasole di processi storici, urbanizzazione, trasformazioni sociali che hanno cambiato per sempre l’immagine delle città – e delle società – asiatiche. L’importanza di analizzare i cambiamenti urbani, sotto diversi punti di vista, nasce dalla volontà di scrutare la complessità del continente: registrare i cambiamenti che possono accomunare molte città asiatiche al mondo che conosciamo e analizzare le novità, le caratteristiche, che invece fanno dell’Asia un mondo altro rispetto al nostro.
Il primo numero di questa edizione speciale dedicata all’Asia è andato molto bene e ve ne siamo grati, a chi l’ha letto, scaricato, diffuso e ha fatto sapere i suoi commenti e le sue opinioni. Questo inserto, oltre ad essere il tentativo di informare sull’Asia (in questo numero abbiamo reportage e articoli da molti paesi) è anche una sfida dal punto di vita giornalistico. In queste ultime settimane di luglio, sul web si è discusso molto del ruolo del giornalismo, di come fare giornalismo e di quanto sia sostenibile farlo da posti distanti dall’Italia.
Con questo speciale vogliamo ribadire alcuni cardini essenziali del nostro modo di fare giornalismo: l’importanza di raccontare mondi lontani, diversi, ma carichi di possibilità, di soluzioni e di criticità in grado di agevolare un dibattito che non sia chiuso all’interno delle nostre frontiere, ma che possa sviluppare uno spirito critico di portata ben più ampia.
Analogamente gli articoli che leggerete adempiono al compito che noi immaginiamo essere quello del giornalista: raccontare storie, dalle più semplici alle più complesse, tentando per quanto è possibile, di analizzarne il contesto, offrire spunti di analisi e riflessione e provare ad anticipare alcuni temi che riteniamo importanti.
E’ stato detto che oggi il giornalismo è cambiato, modificato dalle nuove tecnologie, da un nuovo pubblico. Concordiamo su questo. Meno accettiamo l’idea che questo significhi venire meno all’offerta di un’informazione da posti distanti, senza esserci, senza viverci, senza provare ad offrire una visuale che da un ufficio a Roma e a Milano risulta impossibile comunicare.
Ci è stato detto che non è più tempo per i Terzani di turno. Pur rispettando e avendo amato il lavoro di Tiziano Terzani lo sappiamo bene, ma ricordando che lo stesso Terzani dovette lottare e non poco per trovare spazio sui media italiani (fu mandato dall’Olivetti in Asia e non da un giornale e venne poi «contrattato» da un media tedesco, prima ancora che da uno italiano) riteniamo che lo sforzo di raccontare il mondo asiatico, specie oggi con lo spostamento di equilibri e capitali da questa parte del mondo, sia un tassello fondamentale del processo di informazione, anche all’interno di un mondo editoriale sempre più in crisi.
Crediamo che cercando la qualità nel modo di presentare e raccontare l’Asia – ma in generale gli «Esteri» – l’interesse da parte del pubblico ci sia; scommettiamo, come abbiamo già detto nella presentazione del primo numero, nell’intelligenza e nella voglia di informarsi, davvero, dei lettori. E proviamo a esplorare nuove strade perché i nuovi punti di incontro tra chi informa e chi si informa possano essere più profondi e accattivanti possibili.
Infine, torneremo a settembre, con un terzo numero, sperando di poter dare continuità a questa nuova avventura editoriale.
Intanto, l’indice di questo numero:
Reportage: Nel cuore della Cina (Cecilia Attanasio Ghezzi)
Pakistan, Karachi: uomini armati non identificati (Beniamino Natale)
Mumbay, la città al massimo (Alberto Prunetti)
Città, spazi pubblici e spazi commerciali (Alessandra Colarizi)
Pechino, l’infinita ricostruzione (Gabriele Battaglia)
Rem Khoolas e la città generica (Marco Filoni)
Hong Kong, la città espropriata (Gabriele Battaglia)
Kyoto, metropoli a metà (Marco Zappa)
Calcutta e la crescita elitaria (Matteo Miavaldi)
Come cambia Yangon (Ilaria Benini)
Bangkok, porta morbida all’Oriente (Alessandro Ursic)
Filippine: barricate e la difficile definizione di slum (Andrea Pira)
Ambiente: Pechino chiama Roma (Virginia Alimenti)
E ancora la vignetta di Cai Lian, l’analisi del prof. Michele Geraci, il racconto di Nicoletta Ferro e quello dello scrittore cinese Feng Tang sul quartiere Sanlitun di Pechino. E poi i video, le infografiche e le gallery fotografiche. E le brevi di "succede in Asia" e le segnalazioni di "Per saperne di più"
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