Il Libro Bianco dell’Esercito

In by Simone

Un documento di dettaglio militare, accompagnato da un’introduzione di analisi geopolitica dell’Asia, ma non solo. Il Consiglio di Stato ha rilasciato il Libro Bianco dell’Esercito cinese: il Quotidiano del Popolo, l’organo ufficiale del Partito Comunista cinese, ha aperto la propria analisi del documento con le parole chiavi dell’intero libro: «la Cina non vuole essere egemonica». Terra di Mezzo, ma anche tanti Stati Uniti nel documento: un primo segnale di come i rapporti tra i due paesi siano colmi di contraddizioni e situazioni potenzialmente rischiose, da Taiwan agli equilibri asiatici, dalla crisi economica alla questione dei diritti umani. Non a caso, in un editoriale che accompagnava la pubblicazione del libro bianco, viene sottolineata l’attenzione dimostrata dai democratici statunitensi rispetto al Dalai Lama: tante gatte da pelare, per un benvenuto piuttosto tiepido da parte della Cina al nuovo presidente Usa Barack Obama.

Il settore militare cinese è alla prese con una modernizzazione tecnologica (come in quasi tutti i settore chiave della propria economia, a cominciare dalle campagne) che dovrebbe compiersi entro il 2020, per fronteggiare i nuovi pericoli per la propria sicurezza nazionale e internazionale. Tanta tecnologia e qualche avvertimento: «il nucleare cinese non è puntato contro nessuno», ma, afferma il Libro Bianco, «nel caso di un attacco nucleare le nostre forze e risorse nucleari sarebbero poste subito in allerta e pronte a cacciare indietro l’idea di usare il nucleare contro il nostro paese». Infine vengono elencati i pericoli maggiori cui dovrà fare fronte il sistema di sicurezza dell’esercito cinese: «dovremo confrontarci con forze separatiste, quali quelle del Tibet, del Turkmenstan dell’Est e di Taiwan». E sull’isola che la Cina rivendica arrivano le dolenti note e un avvertimento, già sottolineato da molti editoriali dei quotidiani cinesi, al neo presidente statunitense Barack Obama: «gli Usa – è scritto – continuano a vendere armi a Taiwan, in violazione dei tre accordi sino- statunitensi». Per i cinesi questo atteggiamento risulta intollerabile e provoca una potenziale instabilità nei rapporti tra le due super potenze.

Dopo gli equilibri mondiali, con un suggerimento fin troppo esplicito a volare basso per gli Usa, viene tratteggiata la situazione più precisamente asiatica: a parere della task force cinese in Asia non è tutto tranquillo come si vorrebbe fare credere. La crisi economica, si dice, rischierebbe infatti di accendere focolai di scontri religiosi, etnici o semplicemente sociali. In questi casi, la Cina non potrà essere un mero spettatore. Anche perché, viene specificato, gli Stati Uniti stanno portando avanti una politica di alleanze, nel tentativo di tarpare le ali alla locomotiva dell’Asia, ovvero la Cina.


[2009.01.22]