Ilpresidente della Commissione europea Jean Claude Juncker in rappresentanza dell’Ue ha firmato a Tokyo l’accordo commerciale con il Giappone (Jefta), che apre i rispettivi mercati abolendo oltre il 90 per cento dei dazi tra i due partner commerciali.
L’ABOLIZIONE DEI DAZI riguarderà un totale di 58 miliari di euro di esportazioni verso il Giappone e 54 miliardi di importazioni europee. La firma è arrivata dopo 11 round negoziali formali, oltre a telefonate e incontri iniziati nel maggio 2011 e con i negoziati formalmente lanciati nel marzo 2013.
Ora consumatori e produttori potranno misurarsi con quello che Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo in conferenza stampa ha definito «il più grande accordo commerciale bilaterale di sempre». Secondo i dati del Ministero delle finanze giapponese, i consumatori nipponici — in particolare — beneficeranno di prezzi minori per i prodotti alimentari europei, che rappresentano il 10,4 per cento delle importazioni, e i medicinali — al 14,2 per cento. Per consumatori e imprese della Ue i risparmi sono attesi soprattutto nei settori dei macchinari industriali, dell’elettronica e dei mezzi di trasporto. Minimi dovrebbero saranno gli effetti sui prodotti alimentari che rappresentano uno cifra irrisoria delle importazioni europee dal Giappone.
LA FIRMA ERA PREVISTA a Bruxelles già la settimana scorsa, ma la visita europea del primo ministro giapponese è stata rimandata a causa delle piogge torrenziali che hanno colpito il Giappone e fatto più di 200 vittime nell’ovest del paese.
Anche le truppe giapponesi inviate alla tradizionale parata militare per la festa nazionale del 14 luglio in Francia hanno dovuto sfilare in sua assenza. Uno dei settori dove saranno favoriti gli scambi è il settore ferroviario, da sempre fiore all’occhiello del Giappone con i famosi Shinkansen, i treni ad alta velocità. Un lavoratore del settore industriale ferroviario italiano contattato in merito alle nuove opportunità di recarsi per ordinativi in Giappone, fa un riassunto non troppo entusiasta «No, sono troppo avanti per noi».
I GRUPPI EUROPEI di rappresentanza del settore si augurano intanto un accesso a parità di condizioni alle commesse ferroviarie giapponesi. Meglio dovrebbe andare, quindi, per l’esportazione di formaggi e carni, sui quali si soffermano insistentemente i rapporti e i comunicati della Commissione e dei suoi negoziatori.
In Giappone il supporto decisivo all’accordo commerciale viene dalla Abenomics, il piano espansivo e di riforme del primo ministro giapponese Shinzo Abe, che punta proprio sugli accordi commerciali per spingere alla riforma interna delle imprese e del mercato, anche del lavoro. Anche se sono lontani i tempi del Japan number one, quando la potenza commerciale giapponese faceva paura al mondo intero venne colta in romanzi come Sol Levante di Michael Crichton.
PROPRIO PER INSEGUIRE questo splendore che fu, Abe pratica una intensa politica commerciale, accompagnata da una fitta agenda di incontri diplomatici con i quali ha tenuto in vita anche l’ambizioso Tpp, pur dopo l’abbandono americano.
Tra gli attivisti nipponici l’opposizione al patto con l’Ue ha trovato minore eco di quanto non avesse suscitato il Tpp a guida Usa che aveva coinvolto anche categorie che costituiscono lo zoccolo duro del partito Liberaldemocratico di governo: medici e agricoltori e che temevano l’americanizzazione del loro sistema, che se non è socialista, certamente è molto centralizzato. Si stappi il saké.
di Stefano Lippiello
[Pubblicato sul manifesto]