Il Grande Gioco del Secolo Americano

In by Simone

[In Collaborazione con AGICHINA24]

Con l’ultimo alleggerimento quantitativo lanciato dalla Federal Reserve la settimana scorsa gli Stati Uniti si preparano a iniettare nuova liquidità sui mercati per 600 miliardi di dollari in pochi mesi.  Pechino rispedisce al mittente le accuse di manipolazione di valuta, sostenendo che la manovra provocherà l’afflusso di capitali speculativi sui mercati delle economie emergenti. Il Cancelliere tedesco Angela Merkel ammonisce che il peso delle operazioni sulle monete non può essere sostenuto esclusivamente dall’euro, mentre mancano poche ore al vertice G20 di Seoul dove si dovrebbe discutere proprio degli squilibri tra le valute globali. Geminello Alvi, economista, autore di libri come “Le seduzioni economiche di Faust” e “Il Secolo Americano”, non crede che si stia combattendo una guerra delle valute.

Professore, che scenari apre il nuovo quantitative easing deciso dalla Fed?

C’è ampia coscienza in America del fatto che quest’acquisto di titoli crea una moneta che rischia di diventare speculazione, quindi si rivivono i pericoli di quanto fatto prima. Si tratta di un’iniezione di moneta che ha un primo effetto immediato – ed è  l’unico effetto certo – cioè quello di far rivivere la speculazione. Gran parte degli analisti rimproverano alla Fed di insistere su quest’ azione, la quale, tuttavia, ai più pare anche inevitabile. Ed è questo il paradosso: nel senso che non si sa bene cos’altro fare in una situazione che va definendosi come una situazione deflattiva. Questa situazione, non dico disperata, ma che mi rimanda a uno scenario di grave crisi, è confermata dall’entità della manovra: si tratta di una manovra di centinaia e centinaia di miliardi; stiamo parlando di cifre non distanti da quelle spese nel culmine del disastro di due anni fa. D’altra parte, non v’è dubbio che il gesto abbia una funzione, che è quella di fare intendere agli europei chi ha in mano il gioco, perché a questo aumento di liquidità è corrisposto – come doveva- un indebolimento del dollaro. Questo e l’altro stato di fatto.

 

Il dollaro continua ad essere “la nostra moneta e il vostro problema”? Siamo di fronte a una guerra valutaria?

 

Lo scenario della guerra delle valute è uno scenario secondo me poco meditato, nel senso che la guerra esiste quando esistono Stati in grado di farla.  L’Europa non è in grado di farla e, tutto sommato, direi che anche le tensioni tra la Cina e l’America, sono assai meno gravi di quanto non si voglia far credere. Esiste un gioco delle parti, e un interesse comune tra le due nazioni. Questa drammatizzazione è l’alibi più potente dell’Europa e della sua Banca centrale, completamente inerme, incapace di giocare una qualche parte rilevante.

L’interdipendenza tra Cina e America sta relegando sempre più l’Europa ai margini?


Il punto vero è che questo non è un gioco inventato dagli Stati Uniti oggi.  Questa è una politica meditata che loro sostengono; e la Cina è la nazione più coerente con gli interessi americani nella bilancia dei pagamenti. L’Europa ha perso due guerre, ha un governo finto, un’incapacità – almeno dai tempi di De Gaulle – di esprimere qualcosa di chiaro rispetto agli Stati Uniti sugli scenari mondiali, per cui mi pare abbastanza evidente che continui il gioco del Secolo Americano.

Molti osservatori suggeriscono che sia ormai nato un nuovo modello, quello cinese. Lei è d’accordo con questa visione? Potrebbe soppiantare il modello americano?

Non si può dire che la Cina sia una nazione di mercato in senso totale. È risaputo a chi appartiene la maggioranza delle fabbriche, e quali sono i criteri e i vincoli che vengono posti al mercato . Il modello è un modello misto, che ha costruito un rischio di mercato cinese, ma tutto questo secondo me non configura un altro modello . Siamo molto lontani da quello che rappresenta il dollaro americano.

[Pubblicato da AGICHINA24 l’11 novembre 2010]