Nel mese di marzo su queste pagine avevamo raccontato quasi in tempo reale del disastro ambientale causato dal World Culture Festival, happening organizzato dall’organizzazione Art of Living, fondata dal guru (anche) «dei ricchi» Sri Sri Ravi Shankar. L’evento, tenutosi per tre giorni sulle rive del fiume Yamuna a New Delhi, minacciava di distruggere irreversibilmente la biodiversità del luogo. Una minaccia che, rivela uno studio pubblicato qualche settimana fa, sarebbe diventata realtà.La tre giorni di «pace e unione dei popoli» sponsorizzata dal guru e partecipata lo scorso mese di marzo da migliaia di persone (compresi capi di stato, politici indiani e internazionali, vip assortiti) doveva celebrare il 35esimo anniversario della fondazione di AoL, un’organizzazione «spirituale» che somiglia molto a un gruppo lobbistico.
In barba al buon senso e forte di permessi ufficiali di dubbia provenienza, AoL è stata in grado di occupare una porzione di terreno pari a 1000 acri proprio sulle rive dello Yamuna, approntando la costruzione di un palco gargantuesco con parcheggi annessi, inevitabilmente operando delle modifiche sostanziale alla conformazione del terreno circostante (prosciugato dove c’era da prosciugare, livellato dove c’era da livellare).
Prima dell’inaugurazione, raccontavamo, Aol era stata denunciata dal Green Tribunal federale, che aveva disposto una multa di 670mila euro per i danni già causati, riservandosi di aumentare la cifra a evento concluso. AoL, adducendo scarsità di fondi, aveva pagato solo 33mila euro.
Nel mese di luglio, un gruppo di tecnici mandati dal tribunale per raccogliere evidenze scientifiche del potenziale disastro ambientale ha redatto un rapporto in cui, letteralmente, raccontano che l’intera area è stata «completamente distrutta» causando un’«invisibile perdita di biodiversità» che «potrebbe non tornare mai più».
Come riportato dall’Indian Express, nel rapporto si legge: «L’intera area occupata dall’evento […] è stata completamente distrutta. Il terreno è ora completamente livellato, compattato e indurito, completamente privo di bacini d’acqua o depressioni e quasi interamente privo di vegetazione».
Gli esperti, raccontando dell’impossibilità di fare rilevazioni sul luogo nel mese di aprile (a evento concluso) poiché «cacciati da volontari di AoL», ritengono sia necessario procedere con una stima completa dei danni per individuare una cifra congrua da richiedere ad AoL per tentare di sistemare il danno ambientale, seppur probabilmente irreversibile. Una stima che dovrebbe aggirarsi intorno ai 17 milioni di euro, stando all’approssimazione fatta dal medesimo tribunale nel mese di marzo. Soldi che Sri Sri Ravi Shankar non ha alcuna intenzione di pagare, come riportato da Quartz: «Non abbiamo fatto nulla di male. Andremo anche in carcere, ma non pagheremo un solo centesimo» diceva sempre nel mese di marzo il guru.
Ora, a rapporto pubblicato, Sri Sri Ravi Shankar insiste nella bontà del proprio evento e, in una lunga intervista a Firstpost India, annuncia battaglia in sede legale: «L’ho detto diverse volte, non volevamo danneggiare il terreno. Combatteremo con quello che abbiamo raccolto, dati scientifici e mappe satellitare, e lasceremo che sia la Corte a decidere. Ma non permetteremo a nessuno di trattarci in modo scorretto».
Il Green Tribunal ha annunciato che inizierà a valutare il caso con un’udienza fissata per il 28 settembre.
[Scritto per Eastonline]