Il “fenomeno Dragonetti” visto dalla Cina

In Cina, Economia, Politica e Società by Redazione

Deve essere stata una settimana intensa quella appena passata per Carlo Dragonetti, il ventiquattrenne di Trani diventato nottetempo una star del web grazie al divertente discorso pronunciato in cinese davanti ai suoi 8000 compagni di corso e alle loro famiglie, alla consegna dei diplomi della East China Normal University di Shanghai.

Ampio spazio gli è stato riservato da numerosi media italiani, che ne hanno fatto, come prevedibile, il campione dei cervelli in fuga, celebrandone increduli la grande padronanza della lingua cinese, a conferma del fatto che il mandarino stenta ancora ad essere riconosciuto nel nostro paese come una lingua straniera alla stregua delle altre. Ospite in trasmissioni radiofoniche e televisive, il sito Fanpage lo ha intervistato via Skype a caldo, poco dopo il suo discorso. Carlo, ancora incredulo del successo ricevuto, ha espresso il desiderio di andare a lavorare al Milan, sua squadra del cuore passata nell’aprile scorso all’imprenditore cinese Yonghong Li per 740 milioni di euro. Repubblica gli ha riservato una pagina intera di intervista dove il giovane pugliese ha espresso la propria visione della Cina e le sue speranze per un ruolo italiano nel paese: “I cinesi sono come dei Mac” dice “un sistema operativo chiuso. Noi siamo Windows, più aperti a trovare strade alternative.”

Ma ad interessarsi a Carlo Dragonetti e al suo discorso show sono stati anche i giornali e il web cinese, dove Carlo viene chiamato con il suo nome in caratteri Wang Xiaolong (王小龙 “piccolo drago”). Oltre la Muraglia è soprattutto lo scanzonato panegirico dello studente sull’acqua calda (kaishui) e i suoi miracolosi effetti ad aver catturato l’attenzione. Letteralmente: in questi quattro anni di Cina, “ho imparato che quando non mi sento molto bene, per qualsiasi problema, i miei amici cinesi mi consigliano sempre di curarmi bevendo acqua calda. Hai la febbre? Bevi acqua calda. Hai mal di pancia? Bevi acqua calda. Sei stressato? Bevi acqua calda. Perbacco…l’acqua cinese fa miracoli!”.

Il Huanqiu Shibao (la versione mandarina del Gloabl Times) risponde con un articolo che ridimensiona le leggendarie proprietà benefiche della bevanda dal titolo “Il concetto cinese di acqua calda acquisisce inaspettatamente notorietà grazie a un discorso di laurea. Ma un gastroenterologo avverte: basta bere più acqua”, non deve essere necessariamente calda. The Paper, giornale ufficiale della municipalità di Shanghai, invece si sofferma sulle capacità linguistiche del ragazzo osservando la sua padronanza non solo del mandarino ma addirittura dello shanghaiese. Non è da meno il sempre attento web cinese. Con l’hashtag #中国白开水厉害得不得了 (l’acqua calda cinese è davvero incredibile), il discorso di Dragonetti è infatti rimbalzato su Weibo, una via di mezzo tra Twitter e Facebook, registrando più di 200 milioni di visualizzazioni “praticamente quasi il doppio di tutta la popolazione italiana!”, celebrava Carlo sulla sua pagina Facebook.

A riprendere il video dello speech, tra gli altri, spiccano l’account ufficiale della Lega della Gioventù Comunista del Sichuan e lo storico Beijing Evening News, il cui nome nasce da un virtuosismo calligrafico di Mao Zedong. Anche su QQ la performance dell’italiano non è passata inosservata. Qui, oltre a rilanciare patriotticamente i benefici dell’acqua calda, gli utenti si sono abbandonati a commenti più sbarazzini sull’aspetto baffuto di Carlo. C’è chi si chiede “com’è possibile che uno studente sembri più vecchio dei genitori? Saranno le fatiche della vita in Cina?!”, mentre non mancano gli invidiosi. Con un po’ di disappunto, l’utente @dudu osserva come “sono sempre gli stranieri che vengono in Cina a diventare famosi, mentre invece i cinesi che vanno all’estero…” Ma c’è anche chi nel monologo di Dragonetti trova una reale fonte d’ispirazione. “Non è mai troppo tardi per una nuova sfida o per perseguire strenuamente un obiettivo. Questa frase la terrò bene a mente!”, pensa tra sé e sé @beibidesi, cogliendo una delle sfumature più profonde del discorso di “Xiaolong”.

di Alessandra Colarizi e Nicoletta Ferro