Il coronavirus è arrivato anche in India. Con i suoi 1,3 miliardi di abitanti e un sistema sanitario nazionale drammaticamente lacunoso, il rischio pandemia nel Paese pone le autorità davanti a una sfida titanica, in particolare nella gestione del panico. A fine febbraio erano stati rilevati tre casi di contagio nello stato meridionale del Kerala, tutti però dimessi in salute nel giro di pochi giorni.
Mercoledì però in tutta l’India sono stati rilevati quindici nuovi contagi dopo i sei ad Agra (Uttar Pradesh), uno a New Delhi, uno in Rajasthan e uno in Telangana di inizio settimana. I campioni raccolti dai pazienti sono stati inviati al National Institute of Virology di Pune (Maharashtra) per ulteriori test di conferma.
Le autorità si sono affrettate a dare segnali rassicuranti, dicendo di avere la situazione sotto controllo. Il ministero della sanità ha infatti divulgato dettagli sulle procedure di quarantena messe immediatamente in atto per tutti i contagiati, tra cui un cittadino italiano di 69 anni, parte di una comitiva di 20 turisti.
Secondo il comunicato ministeriale, non solo i nove sono in quarantena, ma si sta già procedendo a testare tutte le persone che hanno avuto contatti coi contagiati.
Compresi gli alunni di una scuola di Noida – città-satellite di New Delhi – compagni dei figli di uno dei contagiati che, secondo quanto divulgato dai media nazionali, avrebbe contratto il virus in Italia. I locali della scuola sono stati disinfestati e le lezioni riprenderanno la prossima settimana.
Nella capitale il governo locale ha già provveduto ad attrezzare interi reparti per isolare i potenziali contagiati in 25 ospedali (19 pubblici e sei privati), oltre ad ordinare 350mila mascherine.
Il primo ministro indiano Narendra Modi, utilizzando i suoi seguitissimi canali social, ha invitato tutti a mantenere la calma: «Non c’è nessun motivo per andare nel panico» si legge in un tweet. «Dobbiamo lavorare insieme e prendere delle piccole ma importanti misure per assicurarci protezione ». Lavarsi frequentemente le mani, non toccarsi occhi e naso, stare a distanza l’uno dall’altro, tossire o starnutire nel gomito e richiedere assistenza medica ai primi sintomi sono le linee guida diffuse dal ministero della sanità: accorgimenti che possono risultare piuttosto complicati da adottare in una società come quella indiana, con importanti sacche di densità abitativa da record e accesso all’acqua limitato per gli strati sociali più indigenti.
Gli sforzi interministeriali sembrano concentrati al momento sul bloccare l’ingresso di persone ad alto rischio di contagio provenienti dall’estero. Oltre alla sospensione dei visti d’ingresso per chi arriva dalla Cina, entrata in vigore il mese scorso, da ieri il ministero degli esteri ha interrotto il rilascio di visti per i cittadini di Italia, Iran, Giappone e Corea del Sud. Tutti i voli provenienti dai cinque Paesi, secondo le nuove direttive disposte dal ministero della salute, dovranno essere disinfettati prima di poter ripartire.
[Pubblicato su il manifesto]