Prodigi del calcio moderno: la supercoppa italiana per la seconda volta sbarca in Cina. Milan Inter, il derby di Milano, si giocherà domani sera a Pechino. Soldi da sponsor, tifosi cinesi scatenati, due squadre probabilmente imballate dalla preparazione, testimonial del calcio made in Italy in mostra nel mercato asiatico. Un bel servizio di marketing, questa finale di supercoppa italiana, che tiene ormai poco in conto coloro che spendono soldi, seguono le squadre e che perfino nei match in Italia sono costretti alla burocratica, quanto inutile, procedura della tessera del tifoso. Quei supporter che per vedersi una finale di supercoppa dovrebbero pagarsi di tasca proprio anche un viaggetto non da poco: verso la Cina. Del resto ormai è la televisione, con i suoi diritti, a dettare i ritmi del calcio contemporaneo: la gente sugli spalti conta sempre meno. E quindi la supercoppa in Asia è un buono modo per finanziare il calcio nostrano, alla faccia dei suoi appassionati locali.
I milioni di euro forniti dagli sponsor per portare a Pechino la supercoppa italiana sembrano del resto ben spesi, osservando le reazioni dei tifosi cinesi: irrefrenabili nel vestire le magliette dei due club milanesi e cercare ogni via per avvicinarsi ai propri beniamini. Ai cinesi piace il calcio da sempre, ma fu Deng Xiaoping, vero amante del football, a richiedere che si sviluppasse un movimento e ad aprire il Celeste Impero al calcio internazionale. L’Italia poi è nel cuore dei cinesi: il primo campionato del mondo trasmesso dalla televisione di stato fu proprio quello vinto dagli azzurri di Bearzot in Spagna nel 1982.
Nel tempo il calcio italiano è sempre stato considerato il top: anche adesso, pur di fronte ad un più interessante campionato inglese, i cinesi non hanno perso la passione. Il Milan è forse una delle squadre più note in Cina, anche se l’Inter, che detiene anche un nome proprio in cinese, Guo Ji, ovvero Internazionale, ha il club di tifosi più numeroso della capitale. Tifo caldo e vero, come dimostra l’attenzione posta dalla stampa ad un evento insolito per la Cina. Durante la prima sgambata al Workers Stadium, tra i molti spettatori interisti si è affacciato un cinese sostenitore del Milan. Ne è nato un piccolo tafferuglio tenuto a bada non senza fatica dalla polizia locale. “Sono molto contento di vedere il Milan così da vicino”, confessa un ragazzo cinese con la maglia di Kaka, di cui si parla insistentemente di un ritorno in rossonero. Giocatore preferito tra i milanisti, Gattuso ma anche Ibrahimovic, il cui nome in cinese risulta straordinariamente lungo e di non facile pronuncia e per questo abbreviato in Ibu, durante le telecronache locali. Tra gli interisti Snejider ed Eto risultano quelli che godono di maggior successo tra i fan locali.
Ai cronisti calcistici cinesi piace molto dissertare di tattiche e strategie calcistiche, ma la presenza dei campioni fa si che l’attenzione venga posta anche su elementi extra calcistici. Un po’ di malinconia tra le pieghe degli articoli si nota a proposito della mancanza di Mourinho, rispetto ad un Gasperini etichettato come “timido” dalla stampa locale. Due anni fa lo Special One catalizzò l’attenzione mediatica, grazie alle sue polemiche e trovate particolari, come la paranoia durante gli allenamenti rigorosamente a porte chiuse che delusero non pochi fans cinesi. Non manca l’attenzione ai rumors di mercato: tutti i media sportivi sottolineano la presenza di grandi campioni tra le due squadre, avvisando il proprio pubblico circa il probabile futuro distante da Milano di alcuni calciatori di punta, Snejider per l’Inter, Cassano per il Milan.
I cinesi solitamente eccellono negli sport delle “piccole palle”, ping pong, badminton. La loro storia calcistica è puntellata da insuccessi della nazionale e scandali costanti nel campionato. Scommesse, arbitri comprati: tempo fa un presidente annunciò pubblicamente il costo di ogni arbitro del campionato. Ne seguì uno scandalo con arresti e un repulisti totale della dirigenza calcistica. Tempo di ripartire e venne fuori un altro problema: si scoprì che i calciatori convocati in nazionale, pagavano dirigenti e allenatori per essere convocati a vestire la maglia dei rossi cinesi. Nuova tabula rasa dei vertici, con un intervento diretto niente meno che del Presidente Hu Jintao, che pose l’obiettivo numero uno per il calcio cinese: la qualificazione ai mondiali brasiliani del 2014 (e il sorteggio del primo turno di qualificazione con Singapore, Giordania e Iraq sembra alla portata della pur sghangherata nazionale cinese).
Il campionato nazionale è invece dominato dal Guangzhou, la squadra di Canton, che ha fatto incetta di campioncini internazionali, non ultimo il brasiliano Conca, pagato 10 milioni di dollari, cifra record. Anche per le disponibilità economiche del club, il Guangzhou è stato soprannominato il Chelsea cinese, mentre la stampa locale parla di interessamenti nei confronti di Hiddink e Marcello Lippi come prossimi allenatori, per puntare alla vittoria nella Champions Asiatica che dà diritto al torneo Intercontinentale.