Il buco nero del carbone

In by Gabriele Battaglia

La Cina di Xi Jinping non sembra molto cambiata rispetto a quella dello scorso decennio. E la lotta alla corruzione non ha ancora dato risultati evidenti. In questo contesto spicca il caso di Wang Wenzhi giornalista Xinhua, che ha denunciato pubblicamente il direttore di un’azienda che opera nel settore energia. Xi Jinping aveva iniziato il suo mandato scagliandosi contro la corruzione. L’aveva individuata come il problema che poteva realisticamente mettere a rischio la tenuta del Partito in Cina, ovvero dello Stato. “Colpiremo sia le mosche che le tigri” aveva promesso scatenando le speranze di chi da sempre aveva denunciato abusi di potere e appropriazioni indebite da parte di funzionari di alto e basso livello. Ma come al solito tra il dire e il fare ci passa una bella differenza.

La polizia di Pechino ha messo sotto custodia Xu Zhiyong uno dei più importanti attivisti del movimento che chiede ai funzionari pubblici di dichiarare pubblicamente i loro redditi. È accusato di “disturbo dell’ordine pubblico”, accusa per cui può essere condannato fino a sette anni di carcere. Il suo avvocato però ci tiene a far notare come l’accusa sia priva di fondamento. È dal 12 aprile che Xu è agli arresti, com’è possibile muovere un’accusa di questo genere a una persona privata della libertà?

Xu Zhiyong è già stato imprigionato e messo agli arresti domiciliari diverse volte da quando, nel 2009, ha cominciato a battersi per i diritti civili. La sua ultima detenzione è seguita all’arresto di altri quattro attivisti che avevano manifestato a Pechino affinché i funzionari dichiarassero i loro redditi.

Ancora più importanti sono le affermazioni di Teng Biao, uno tra i più famosi avocati per i diritti civili dell’ex Impero di mezzo e amico di infanzia di Xu. Teng specifica che l’arresto del suo compagno di scuola è solo l’ultimo in ordine di tempo. In tutto il paese sono già una quarantina gli attivisti arrestati dopo che si sono battuti affinché i funzionari facciano sforzi per rendersi più credibili e degni di fiducia. Sempre secondo Teng Biao, inoltre, Xu Zhiyong è il più importante attivista per i diritti civili dal 2003.

E mentre il controllo sull’informazione si fa sempre più stringente continuano le denunce lanciate in rete. Ieri, in un post sul suo microblog personale, un importante giornalista del gruppo dell’agenzia di stato Xinhua ha denunciato il direttore di un importante conglomerato statale per corruzione e comportamento scorretto, atti che avrebbero portato alla “perdita di miliardi in asset statali”.

Il giornalista in questione è Wang Wenzhi, uno dei più importanti reporter dell’Economic Information Daily. Dal suo account Weibo ha accusato Song Lin, a capo della holding China Resources (posizione 187 nella lista mondiale Fortune di quest’anno) di aver strapagato un’acquisizione nel 2010.

“Ho ricevuto del materiale e ho deciso di tenerlo e di verificarlo per conto mio”, ha spiegato Wang al giornale di Hong Kong South China Morning Post. “Ho indagato per circa sei mesi e sono andato spesso nella regione dello Shanxi”. L’accusa che Wang muove a Song è quella di aver comprato “asset di carbone di bassa qualità” (a volte miniere con licenze addirittura scadute) a prezzi “incredibilmente” alti (quasi 1,25 miliardi di euro) e spesso in rate anticipate provocando perdite all’azienda di diversi miliardi di yuan.

La China Resources opera in diversi settori legati alle energie e chi è alla direzione della holding ha poteri decisionali paragonabili a quelli di un vice ministro cinese. Non è un caso che la denuncia, pubblicata online all’1:30 di notte sia stata prima ripresa da diversi organi di informazione cinese per poi sparire completamente intorno alle 4:00 di mattina. Ma Wang Wengzhi non si arrende: “ho altre prove in mano, le renderò pubbliche più in là”. E intanto il valore delle azioni della China Resources sono crollate del 10 per cento.

[Scritto per Lettera43; foto credits: foxnews.com]