I sommersi di Danjiangkou

In by Simone

Portare acqua da sud a nord. Una grande opera alla cinese. Un progetto di diga voluto da Mao Zedong e realizzato nel 1973. 160mila residenti sono già stati evacuati e si prevede che altri 100mila dovranno spostarsi entro il 2015. E la città che sta per scomparire chiede a Pechino di essere risarcita.

Per garantire acqua pulita a Pechino”, c’è scritto sui muri di Danjiangkou, la città dello Hubei (Cina centro-orientale) che sta scomparendo sotto i flutti del fiume Hanjiang, a sua volta coinvolto nella “Diversione delle acque da Nord a Sud” (Nánshuǐ Běidiào Gōngchéng), un gigantesco e pluridecennale progetto voluto in prima battuta da Mao Zedong.
 
Ne parla il Global Times, versione pop del Quotidiano del Popolo, raccontando una vicenda simile a quelle vissute da decine di località sommerse dai lavori per la Diga delle Tre Gole: l’acqua sale, il terreno comincia a franare, la gente se ne va e infine le città si inabissano, con la loro storia e il loro tessuto sociale.
 
Nulla di troppo strano in Cina, Paese affamato di infrastrutture, assetato di acqua e soprattutto abituato sia alle imprese umane ciclopiche, sia all’estemporaneo variare del corso dei fiumi: lo Huang He, il Fiume Giallo, lo fa naturalmente da quando esiste, prendendo vie diverse con ciclica regolarità. Ed è nel suo bacino che è nata la civiltà cinese.
 
Così, incanalando i grandi corsi d’acqua – oltre al Fiume Giallo, lo Yangtze – lungo una via occidentale, una centrale e una orientale, si pensa di creare un bacino d’acqua fresca che garantirà ai pechinesi il 65 per cento dell’acqua potabile durante i periodi di picco dei consumi. Le tre vie deviano 44,8 miliardi di metri cubi d’acqua, una quantità equivalente al flusso “normale” del Fiume Giallo.
 
Danjiangkou è il limite sud della grande opera. Qui, c’è una diga ultimata nel 1973 dopo 15 anni di lavori. Ora i lavori sono ancora in corso e le sue pareti saranno innalzate per aumentarne la portata.
 
Il 54enne Ding Lixian, funzionario dell’Ufficio di reinsediamento Danjiangkou, snocciola numeri: “Circa 1.240 milioni di metri cubi di acqua fluiranno dal serbatoio di Danjiangkou nel lago del Palazzo d’Estate di Pechino. È una quantità superiore di 10 volte alle riserve contenute nel bacino di Miyun a Pechino, il più grande della città. Altri 1,02 miliardi di metri cubi verranno inviati a Tianjin”.
 
Ma anche le province dello Henan e dello Hebei riceveranno acqua per irrigare le campagne e questo alimenta la polemica sui sacrifici di Danjiangkou dove il “limbo” (così lo definisce Global Times) degli abitanti è durato per più di trent’anni: più di 160mila residenti furono trasferiti negli anni Settanta e oltre 100mila saranno spostati durante l’attuale fase del progetto, che dovrebbe essere completato entro la fine del 2014.
 
Come spesso accade in Cina, si parla soprattutto di indennizzi: gli attuali 600mila abitanti della città e altri 345mila delle prefetture attraversate dai canali chiedono sicurezza sotto forma di soldi. Li chiedono ai beneficiari finali del progetto, i pechinesi, rispolverando un precedente relativo alle Tre Gole. 
 
Nel 2009, Shanghai, principale città-beneficiaria dell’energia prodotta dalla megadiga, si è impegnata a fornire assistenza economica per 2,88 miliardi di yuan al distretto di Wuling, nello Hunan. In base all’accordo, le due aree collaboreranno in materia di agricoltura, commercio, istruzione, turismo, formazione e occupazione per le persone che sono state trasferite per far posto alla diga (fonte, Xinhua).
 
Così, i funzionari di Danjiangkou cercano invano da anni di trovare un accordo simile con la capitale. “Invece di chiedere supporto direttamente alla municipalità di Pechino, ora stiamo cercando di negoziare con i diversi distretti della città, e c’è stato qualche progresso”, ha detto Ding a Global Times.

Ma a questo punto, anche Xiangyang, un’altra città sul corso del Hanjiang, chiede risarcimenti. E si discute e si mercanteggia di pesca ridotta, agricoltura che soffre, abitanti che traslocano, lavori persi, danni morali, tradizioni che scompaiono sotto il livello dell’acqua.
 

Così, lungo tutto il corso della grande opera. È il localismo degli interessi in una Cina sempre più complessa.

* Gabriele Battaglia è fondamentalmente interessato a quattro cose: i viaggi, l’Oriente, la Rivoluzione e il Milan. Fare il reporter è il miglior modo per tenere insieme le prime tre, per la quarta si può sempre tornare a Milano ogni due settimane. Lavora nella redazione di Peace Reporter / E-il mensile finché lo sopportano.