Da anni ormai i giornali di tutto il mondo non fanno altro che parlare del sorprendente sviluppo economico della Repubblica Popolare Cinese.
Uno sviluppo che ha indubbiamente cambiato volto a questo grande paese dell’Asia orientale.
Se però questo è vero per le grandi metropoli (Pechino in primis) e per le città costiere, lo è meno per le zone più interne e le campagne in generale.
C’è una Cina che è meno conosciuta in ambito internazionale, la Cina di cui forse meno si parla, la Cina al di là delle metropoli, grattacieli e centri commerciali: la Cina della campagna. Certo anche qui non mancano politiche di sviluppo e progetti per la rivalutazione delle zone rurali. Ma il progresso in queste aree va di gran lunga a passo più lento che altrove.
Ci sono poi cose che sembrano non cambiare mai, alla faccia di ogni progetto di sviluppo, modernizzazione, “occidentalizzazione” (parola cara fuori dalla Cina). Basta allontanarsi da Pechino una cinquantina di chilometri in direzione Grande Muraglia, per godersi (da stranieri) uno spettacolo di calma e placida vita contadina. Dove il tempo sembra non passare mai e forse non passa mai davvero.
Uno degli aspetti artisticamente e culturalmente più interessanti, è rappresentato dalle strutture degli ingressi. Queste architetture rurali sono delineate da geometrie "instabili" di mattoni rossi e polverosi tetti spioventi, appesantiti dal tempo e in alcuni casi abbandonati alla natura. Altre, più recenti, si presentano con colonne massicce e ampi portici, dai quali si intravedono elaborate raffigurazioni dal sapore tipicamente orientale. Sono gli stessi ingressi che semichiusi ci rivelano il loro interno, ci fanno sbirciare dentro, e con l’aiuto di un po di immaginazione, ci raccontano di chi ci vive, di campagna, di Cina.
Altro aspetto affascinante è rappresentato dai 对联 duilian. Rotoli di carta stampata o dipinti a mano, i duilian pendono ai lati della porta di ingresso o sopra di essa. Di antichissima tradizione, sono messaggi augurali, per una vita piena di gioia o un anno fausto e di buon raccolto. Vengono esposti e cambiati in occasioni di feste o matrimoni, ma soprattutto vengono rinnovati per il capodanno cinese, tra gennaio e febbraio.
Hanno più di mille anni di storia e sono anch’essi una forma di poesia: crearne un paio è tutt’altro che un gioco da ragazzi. Il fine di questa coppia di corte frasi, è quello di comunicare qualcosa di grande e profondo usando il minor numero di caratteri possibile. Per questo ad ogni carattere corrisponde una parola, un significato: esattamente come nelle poesia della Cina classica. I due rotoli devono aver ugual numero di parole e a caratteri corrispondenti devono corrispondere toni differenti.
A completare la coreografia dei duilian ci sono immagini solitamente attaccate nella zona alta delle due ante della porta. Rigorosamente una per parte, in perfetta armonia e simmetria. Vengono rappresentati, vivacemente colorati, antichi spiritelli e divinità della tradizione cinese, una tradizione confuciana e taoista, dunque agnostica e pagana allo stesso tempo.