Siamo ufficialmente abitanti del villaggio di Bollophur, periferia di Santiniketan, periferia di Bolpur, a tre ore da Calcutta, Bengala Occidentale. Questi sono i nostri diari.
Subha Nababarsha! Oggi è Poila Boishakh, il primo giorno di Boishakh, ovvero il capodanno bengalese dell’anno 1419, celebrato nel Bengala Occidentale ed in Bangladesh.
Essendo anche il primo giorno d’estate, fa un caldo bestiale (come ieri, in realtà) e inizia ufficialmente il poker di mesi nei quali svegliarsi all’alba acquista effettivamente una funzione legata alla sopravvivenza.
Ci si alza presto, quando ancora l’acqua che scende nelle tubature non è rovente, si approfitta delle poche ore sotto i 35 gradi per sbrigare tutte le faccende che prevedono l’uscita dalle quattro mura domestiche – comprare verdura, litigare col rivenditore della tv satellitare che da 20 giorni dice che ci porta la parabola e invece ciccia, litigare con l’ufficio della linea telefonica locale che dovrebbe attaccarci il telefono ma i computer non funzionano, o il server è giù, o è saltata la corrente, o la fotocopiatrice non funziona, o l’impiegato musulmano sta pregando – e poi ci si tappa in casa inchiodati sotto il ventilatore.
Sempre che la corrente non sia saltata anche in casa.
Contrariamente alla maggioranza delle feste bengalesi, legate ad una delle religioni praticate sul territorio indiano (induismo, cristianesimo, buddhismo ed islam le principali), il capodanno non ha nulla a che fare con Krisna o Gesù o Tara o Maometto.
Ieri ho chiesto ad alcuni amici come mai si festeggiasse proprio il 1419, come mai in bengala si inizia a contare gli anni da quella data. Panico.
“Sarà qualcosa che ha a che fare con Krisna…”. “Non ne ho idea…che vergogna!”.
Nemmeno su Wikipedia si possono rintracciare notizie certe su questo fatidico anno zero bengalese.
Dicono si sia iniziato a contare con re Shoshangko, che il 12 aprile 593 iniziò a governare sulle aree attualmente divise tra Bengala Occidentale, Bangladesh e parti di Bihar, Orissa e Assam.
Ma rimane comunque un’ipotesi, tanto che l’imperatore Mogul Akbar, nel sedicesimo secolo, si ritrovò tra capo e collo questo strano calendario lunare bengalese che non coincideva col calendario fiscale sul quale si basava la raccolta delle tasse. E nemmeno lui aveva idea dell’origine di questo metodo di conteggio dei giorni che incasinava tutte le scadenze delle imposte dovute all’Impero.
Così ordino ai suoi astrologi di riformare ed unificare il calendario, mischiando quello islamico col calendario solare hindu.
Il nuovo calendario “bengalese”, adottato in tutto l’Impero, rese più semplice il lavoro degli esattori, col piccolo particolare che non iniziò con l’anno 1, bensì con l’anno corrente del calendario islamico, sfasato di 14 anni rispetto a quello bengalese.
Ricapitolando: quest’anno è il 2012 d.C., il 1433 da quando Maometto si spostò da La Mecca a Medina e il 1419 dall’inizio del regno di Shoshangko.
Non avendo nessuna connotazione religiosa, non ci sono né puja né peregrinazioni a templi sacri o raduni di santoni.
Semplicemente, in linea con la tradizione dietista del Bengala Occidentale, ci si ritrova in famiglia e si mangia, in particolare dolci, per non essere avari di colesterolo e assicurarsi un anno misti, dolce in bengali.
Avendo avuto imbianchini in casa fino a ieri, ho scoperto anche che è tradizione ridipingere le facciate di negozi, insegne e case per il nuovo anno, il che ha contribuito visibilmente all’indolenza dei due ragazzi mandati dal contractor di imbianchini locale.
I mesi del calendario bengalese hanno nomi buffissimi che ho imparato a ripetere a pappagallo (Boishakh, Joishto, Asharh, Srabon, Badro, Ashshin, Kartik, Ogroaheon, Poush, Magh, Falgun, Choitro) e sono suddivisi in sei stagioni: estate, stagione delle piogge, stagione secca, autunno, inverno e primavera.
A loro volta ogni mese è diviso in due parti: quella chiara, shuklapaksha, ovvero i quindi giorni che vanno dalla luna nera alla luna piena; e quella scura, krisnapaksha – la parte di Kirsna, il dio oscuro – dalla luna piena alla luna nera.
Nonostante il calendario ufficiale in vigore in India sia quello gregoriano, quando si tratta di ricorrenze locali o religiose, qui in Bengala le indicazioni si danno seguendo il calendario lunare.
Alla domanda “quando inizia Durga Puja quest’anno?” – Durga Puja è la festa più importante dell’anno, il giorno in cui si prega Durga, dea guerriera, la più gettonata nel Bengala Occidentale – nessuno risponde, ad esempio, “il 21 ottobre”.
La risposta ufficiale sarebbe più o meno: “Inizia il settimo giorno di shuklapaksha del mese di Kartik”.
Comodo no?