Hong Kong e Umbrella Revolution: tre leader studenteschi rischiano il carcere

In by Simone

L’esito processuale e repressivo della cosiddetta «Umbrella Revolution» – le proteste contro Pechino del 2014 – è arrivato ieri: tre studenti considerati tra gli organizzatori di quelle proteste rischiano almeno due anni di carcere. La sentenza è prevista per il 15 agosto.Joshua Wong, il leader studentesco alla testa del gruppo Scholarism, uno dei principali ispiratori delle proteste di Hong Kong nel 2014, é stato dichiarato colpevole di aver partecipato a una manifestazione illegale nella città che due anni fa diede luogo a un’ondata di dimostrazioni promosse da studenti a favore della democrazia.

Insieme a Wong, 19 anni, un tribunale di Hong Kong ha dichiarato colpevole della stessa accusa anche lo studente Alex Chow, mentre un terzo studente – Nathan Law – rischia il carcere per avere incitato terzi a partecipare a un raduno illegale. I tre rischiano fino a due anni di carcere. La lettura della sentenza é attesa per il 15 agosto.
Tutti e tre al momento sono liberi su cauzione.

Come riportato dalla stampa di Hong Kong, «il caso che si è presentato davanti al magistrato June Cheung Tin-ngan si é incentrato su una protesta chiave che ha innescato il movimento di Occupy, con gli attivisti che hanno preso d’assalto l’ala est del piazzale antistante la sede del governo più ampiamente conosciuta come Civic Square, poco dopo le 22 del 26 settembre».

Cheung ha ammesso che la sentenza potrebbe «toccare alcuni temi sociali politici o altamente sensibili» e ha sottolineato che la corte avrebbe aderito alla legge. «E non prenderà in considerazione le questioni al di là della legge, perché la Corte non è certamente il luogo ideale per gestire i problemi politici o sociali».

La Corte avrebbe sentito accuse nei confronti di Wong: il giovane avrebbe incoraggiato altri a entrare nella piazza prima di scavalcare «la sua barriera di sicurezza di tre metri, di recente costruzione senza chiedere il permesso della polizia o ottenere il consenso del Ala amministrativo per farlo».

Law ha poi preso il microfono chiedendo a più persone di circondare gli agenti di polizia e bloccare il complesso, con Chow tra coloro che hanno fatto irruzione.

Ma Wong non è stato condannato per l’accusa di incitamento «perché la Corte non poteva essere sicura se gli attivisti sono entrati nel piazzale in risposta al suo breve, appello. La Corte, inoltre, non ha potuto stabilire se le guardie di sicurezza li avrebbero sicuramente fermati attraverso mezzi non verbali».

«Il loro atto di entrare nel piazzale in quel momento potrebbe non essere disordinato o intimidatorio», ha detto Cheung, riferendosi a un elemento necessario per provare il reato. «Il tribunale ritiene l’accusa non in grado di dimostrare una prova dell’incitamente al di là di ogni ragionevole dubbio».

Questo é diverso dal caso di Law, che era a conoscenza che gli agenti di polizia stavano fisicamente impedendo ai manifestanti di entrare nel piazzale seguendo i suoi appelli. Forzando un’entrata, Cheung ha detto, che tale condotta era «suscettibile di causare in qualsiasi persona ragionevolmente paura che quelli assemblati avessero commesso una violazione della pace, o provocato altri a farlo».

Insomma cavilli, quello che conterà sarà la «mano» che i giudici utilizzeranno per contrastare o meno un movimento che avevamo messo in grande difficoltà tanto il governo cittadino quanto quello cinese.

[Scritto per Eastonline]