Il genere comico, sotto forma di stand-up comedy, evolve rapidamente e anche in India, come in molti paesi del mondo, le piattaforme streaming come Amazon e Netflix modellano questa nuova espressione artistica offrendo sia agli artisti che al pubblico un nuovo formato più accessibile e “politicamente libero”.
Qualche anno fa mi capitò di assistere ad una stand-up comedy in una moderna terrazza sopraelevata nella città di Hyderabad, in India. Anche se all’epoca masticavo già qualche parola di hindi, la maggior parte dello spettacolo fu un totale mistero, eccetto per qualche rara espressione che riuscii a cogliere. Era la prima stand-up comedy della mia vita e non so perché decisi che dovevo fare quell’esperienza proprio in India. Nonostante il comico continuasse ad attirare l’attenzione dimenandosi ed imitando buffi accenti indiani, per tutto il tempo fui magicamente rapita dall’atmosfera e dal silenzio che governava l’intero spazio.
Chi frequenta spesso questo genere di eventi lo sa, possono creare una vera dipendenza. Il pubblico delle stand-up comedy è davvero vario, questa nuova espressione artistica che ricorda in parte gli spettacoli di varietà ora quasi del tutto scomparsi attrae e diverte sia le nuove che le vecchie generazioni. Le location sono spesso bar, caffè, ristoranti, meglio se luoghi intimi e suggestivi. Penso che una delle chiavi del successo di questa forma di intrattenimento risieda proprio nella capacità di infondere intimità e vicinanza tra sconosciuti, creando un ambiente familiare, accogliente ed inclusivo, simile ad una “chiaccherata” nel salotto di amici.
Ad Hyderabad lo spettacolo si svolse in una piccola sala addobbata da piante che calavano dal soffitto, il pubblico era seduto su puf e sedie a sdraio. L’atmosfera era viva e giovane, grazie alla quale le risate potevano gagliardamente esistere e unirsi creando una vibrazione che tutti sentivano sulla propria pelle, io compresa. Lo spettacolo, metà in hindi e inglese, durò un’ora e tre quarti. Mentre cercavo di decifrare il linguaggio comico mi guardavo un po’ attorno, studiavo gli sguardi del pubblico sforzandomi di ridere al momento giusto per confermare a chi mi scrutava con diffidenza che stavo capendo le battute nonostante le mie origini “ariane”. Una sorta di spettacolo nello spettacolo, ma da allora sono diventata una feroce divoratrice di stand-up comedy, indiane e non.
Nel 2012 uscì I am Offended, un documentario che racconta la storia e l’evoluzione del genere comico e delle stand-up comedy in India. Il lavoro del regista Jaideep Varma (interamente disponibile su Youtube) riporta le interviste di alcuni famosi comici di tutto il Paese, parlando del loro lavoro, delle difficoltà, della recezione di questo genere da parte della popolazione indiana nel tempo. Come quasi tutti gli artisti sembrano concordare, in India la varietà dell’audience permette la coesistenza e convivenza di moltissimi generi. Le città migliori dove esibirsi per un comico sono Delhi, Mumbai e Kochi. Le battute più amate rimangono sempre quelle riguardo la famiglia e la comunità, body shaming e disabilità. Il sesso viene menzionato spesso, ma scherzare sulla politica, sulla religione e sui simboli identitari diventa ogni giorno sempre più complicato, soprattutto se lo spettacolo è in lingua hindi. Per questo motivo, la maggior parte delle stand-up comedy in India si tengono in lingua inglese o vinglish, ovvero una sorta di lingua mista con base hindi farcita da parole inglesi. Alcuni comici indiani preferiscono esprimersi in inglese poiché hanno l’impressione di essere più liberi e “al sicuro” da possibili fraintendimenti e mal interpretazioni.
L’idea comune è che termini ed espressioni in hindi siano più facilmente recepiti in maniera negativa e troppo personale dal pubblico causando spiacevoli e, a volte, gravi complicazioni. Un’audience giovane e liberale sembra apprezzare ed esigere un’ironia più audace e tagliente, soprattutto riguardo i temi di attualità e politica e a volte i comici vanno incontro a qualche impiccio per soddisfare tale richiesta. Un caso famoso è rappresentato dalla storia di Munawar Faruqui, un comico musulmano arrestato il 1 gennaio 2021 ed incarcerato per 35 giorni a causa di una battuta noir durante uno dei suoi spettacoli. Faruqui costruì uno sketch ambientato nel contesto del violento massacro del 2002 che ebbe luogo in Gujarat, luogo di nascita del giovane dove in quell’anno più di mille persone (della quale maggior parte musulmani) furono uccisi da ribelli che volevano rivendicare la morte di sessanta pellegrini hindu.
Il racconto umoristico della vicenda non fu apprezzato proprio da tutti, quello che è stato poi identificato come il figlio del sindaco di Indore (membro di lunga data del BJP), in Madhya Pradesh, interruppe lo spettacolo accusando il comico di stare “insultando ed intaccando” la religiosità hindu. Dopo l’arresto di Faruqui, lo stesso giovane disse ai giornalisti che in passato il comico aveva anche offeso delle divinità (riferendosi ad un precedente sketch incentrato su Rama e la sua amata, Sita). Il caso di Munawar è tutt’altro che isolato perché anche Kunal Kamra, artista indiano famoso per le sue imitazioni del PM Narendra Modi fu portato in tribunale davanti la Corte Suprema. Nel 2017 a Mumbai si sono registrate diversi episodi di violenza contro un comico che aveva incentrato il suo show su Shivaji, un re guerriero del XVII secolo, ora simbolo dell’identità hindu. Lo stesso è accaduto due anni fa, nel 2020, in cui il proprietario del locale dove si doveva svolgere l’esibizione di più comici venne minacciato da un gruppo di destra poiché lo spettacolo era considerato “offensivo e oltraggioso per la comunità hindu”.
Per l’attore, comico e co-fondatore di All India Backchod (compagnia di comici nata a Mumbai nel 2021), Gursimran Khamba, la stand-up comedy rappresenta uno spazio di resistenza, dove tutto viene ammesso e accettato. Perché questo è ancora possibile? “Perché il governo non ci dà troppa importanza”, dice Khamba durante un’intervista, “diciamo la verità, se fossimo dei comici dalit che vanno in giro a fare battute deridendo i brahmini saremmo già stati arrestati o uccisi. Possiamo fare questo perché apparteniamo ad una classe medio-alta e proveniamo da una cultura capitale”. L’umorismo è un meccanismo di difesa, come diceva Freud in Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905), e in qualche modo rende la vita più sopportabile.
Il genere comico, sotto forma di stand-up comedy, evolve rapidamente e anche in India, come in molti paesi del mondo, le piattaforme streaming come Amazon e Netflix modellano questa nuova espressione artistica offrendo sia agli artisti che al pubblico un nuovo formato più accessibile e “politicamente libero”. Sembrano guadagnarci tutti. Da un lato, i comici hanno a disposizione più tempo per provare e sperimentare generi e battute diversi e sono liberi di esprimersi senza aver paura di essere censurati o minacciati, godendo al tempo stesso di più visibilità sia a livello nazionale che internazionale. Dall’altro, il pubblico indiano si “sensibilizza” ed è incitato a conoscere più da vicino l’intrattenimento “comico” in tutte le sue forme, potendo persino seguire personalmente gli artisti nel loro percorso e vita privata (vedi Youtube).
In India, specialmente Youtube, Amazon Prime e Netflix hanno avuto un grande merito nell’incoraggiare e favorire lo sviluppo di questo genere. Nel 2017 Amazon Prime Video decise di realizzare una serie di film di 60/80 minuti ciascuno basati sugli spettacoli di 14 comici indiani. Tra i più famosi e amati dal pubblico, Keep it Real del comico Kanan Gill, Obsessive Comedic Disorder di Sapan Verma e My dad thinks he’s funny di Sorabh Pant. Sembra che anche le donne trovino il loro spazio in questo mondo, pur come sempre con qualche difficoltà. “Il problema per una donna comica è capire se il pubblico sta ridendo per te o di te. Questo genere richiede un livello di onestà che può essere percepito come volgare se viene da parte di una donna”, racconta in un’intervista Aditi Mittal.
Nonostante si superi questo scoglio, si abbatta qualche tabù e la risposta del pubblico sia generalmente positiva, come suggerisce Aditi tra il pubblico c’è sempre qualcuno che ti guarda pensando: “Chi mai ti vorrà sposare se fai questo mestiere e dici queste cose durante le esibizioni?”. Nel 2017, Netflix fece uscire il suo spettacolo, Things They Wouldn’t Let Me Say. Vir Das, anche lui intervistato nel documentario, è in assoluto il più famoso e celebre comico in India, i suoi spettacoli sono in lingua inglese. Negli ultimi anni con Netflix ha prodotto Losing It (2018) e Outside In: The Lockdown Special (2020), una stand-up comedy tenuta su Zoom e registrata direttamente da casa durante il primo lockdown. Una ventata di aria fresca se si ripensa a quei giorni di privazione e profonda solitudine.
Di Maria Casadei*
*Laureata Magistrale in Lingue e Culture Orientali con specializzazione hindi e urdu. Attualmente è dottoranda in sociolinguistica a Cracovia, in Polonia. Appassionata di Asia, lingue, cinema e letteratura, scrive per myindia e VeNews, per il quale si occupa delle recensioni di film indiani/dell’Asia meridionale in concorso alla Biennale di Venezia.