In Manipur, nello stato a nord-est dell’India al confine con la Birmania, lo scontro tra tribù ha ridotto in cenere centinaia di villaggi e città lasciando quasi duemila persone senza dimora – Himalayan Seeds, la rubrica sulla cultura indiana a cura di Maria Casadei
I primi di maggio i meitei, che corrispondono circa al 60% della popolazione nello stato di Manipur, hanno chiesto alla corte suprema di essere inclusi nella lista delle Scheduled Tribes (tribù registrate), termine utilizzato per definire gruppi sociali o etnici storicamente svantaggiati. Lo scorso 27 marzo, la corte locale aveva accettato la proposta ordinando al governo di Manipur di inviare una richiesta ufficiale alla sede centrale a Delhi. Questa decisione a favore della comunità meitei, che da anni cerca di essere inclusa nella lista, ha scatenato la rabbia delle altre tribù locali, i kuki e i naga, che formano il restante 40% della popolazione. La forte opposizione espressa da questi due gruppi, già riconosciuti come Scheduled Tribes, ha trascinato Manipur in uno stato di emergenza che da un mese ormai devasta l’intera regione.
Mentre i meitei sono di religione hindu e vivono nelle zone vicino alla capitale di Manipur Imphal, i kuki sono una tribù cristiana che abita sulle colline. Questo gruppo si oppone all’inclusione dei meitei nella lista delle Scheduled Tribes principalmente per due motivi. Il primo è legato ai privilegi concessi alle ‘tribù protette’, alle quali vengono riservati posti di lavoro nelle istituzioni governative e educative. I meitei, essendo popolazione dominante, andrebbero a “rubare” il lavoro ai gruppi minoritari dei kuki e naga. Il secondo motivo, invece, riguarda le terre governate da queste due tribù che ricoprono circa il 90% dell’intera superficie della regione. I kuki temono che i meitei, una volta inclusi nella lista, inizino a comprare e a insediarsi nelle zone collinari dove le comunità tribali vivono da secoli. Questi territori sono protetti dall’ Articolo 371C della Costituzione, secondo cui tutte le leggi devono essere approvate dal comitato delle aree collinari dell’Assemblea legislativa di Manipur. Il comitato, il quale è stato escluso dal valutare la richiesta dei meitei, si è espresso contrario alla proposta affermando che molti membri di questo gruppo, poiché hindu, sono già protetti dalla Costituzione sotto diverse designazioni.
“Mentre i tribali hanno continuato a comprare terra nella valle di Imphal, i meitei si sono dovuti tenere alla larga dalle colline. “La comunità è demograficamente sotto stress”. ha dichiarato il segretario generale di Manipur, che lotta per i diritti dei meitei dal 2012. “ I nostri numeri sono diminuiti, dal 59% della popolazione totale nel 1951 al 44% nel 2011. Siamo quasi diventati degli estranei nella nostra terra ancestrale e non possiamo comprare del terreno in collina”, ha aggiunto.
Secondo Thongkholal Haokip, professore di scienze politiche all’Università di Delhi, la corte suprema di Manipur ha gravemente trascurato i “criteri antropologici” che permettono di stabilire se una comunità dovrebbe essere aggiunta alle Scheduled Tribes. “Dal punto di vista economico e sociale, i meitei sono una comunità avanzata che ricopre ruoli importanti nel governo”, ha spiegato Haokip.
Il governo di Manipur sta cercando di contenere la violenza tra le diverse tribù con l’esercito nelle strade e l’imposizione di un coprifuoco su tutta la regione. La corte suprema dell’India si è dimostrata molto preoccupata riguardo ciò che sta accadendo a Manipur, chiedendo al governo locale un rapporto aggiornato sulle vittime del conflitto e sul piano di ricostruzione. Nel frattempo, altri stati dell’India come l’Andhra Pradesh e il Maharashtra hanno inviato rinforzi per i rifugiati, che oggi sono arrivati circa a 2000 mila.
di Maria Casadei*
*Laureata Magistrale in Lingue e Culture Orientali con specializzazione hindi e urdu. Attualmente è dottoranda in sociolinguistica a Cracovia, in Polonia. Appassionata di Asia, lingue, cinema e letteratura, scrive per myindia e VeNews, per il quale si occupa delle recensioni di film indiani/dell’Asia meridionale in concorso alla Biennale di Venezia.