La cooperazione internazionale nel settore dello spazio è stata colpita solo marginalmente dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, ma le sanzioni hanno comunque intaccato l’industria spaziale indiana su più fronti, mettendo a rischio le prossime missioni previste dal programma ISRO. Himalayan Seeds, una rubrica sull’universo indiano.
Nel budget 2022-2023, i finanziamenti destinati al Dipartimento indiano dello Spazio (DoS) hanno registrato un aumento del 8.4% rispetto all’anno precedente. A gennaio 2021, l’Indian Space Research Organisation (ISRO) ha annunciato il suo nuovo presidente, Shri Somanath, specializzato nei veicoli di lancio ed ex-direttore del Vikram Sarabhai Space Center (VSSC).
Un’importante tappa per l’industria aerospaziale indiana è stata la creazione dell’Indian National Space Promotion and Authorization Center (IN-SPACe), una riforma che facilita la collaborazione tra l’ISRO e le compagnie private con l’obiettivo di sfruttare al meglio le risorse del Paese e incrementare il numero delle attività nello spazio. Il governo indiano sta infatti cercando di apportare nuovi ingenti capitali all’industria in modo da favorire la crescita del settore, che finora ha sempre attirato piccoli investimenti. In India, le start-up giocano un ruolo fondamentale nel supportare le attività di esplorazione nello spazio con diversi tipi di servizi, dai trasporti allo stoccaggio energico. Solamente nel 2021, l’ISRO ha incorporato 47 nuove start-up nell’organizzazione. Nel creare tale ecosistema, l’India potrebbe trarre ispirazione dall’iniziativa Business in Space Growth Network adottata dall’Agenzia spaziale europea (ESA), che ha con successo creato una stretta rete di collaborazione tra incubatori, governi, fondi, agenzie ed accademici.
In seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, l’Occidente ha imposto una serie di sanzioni alla Russia con l’intento di isolarla economicamente ed incoraggiarla così ad interrompere l’occupazione dei territori . Tuttavia, il settore dello spazio sembra essere stato colpito solo marginalmente. Per certo, la cooperazione nell’ambito della Stazione spaziale internazionale (ISS), di cui fanno parte diversi paesi tra cui Russia e Stati Uniti, è continuata anche nel corso del conflitto, nonostante qualche leader politico abbia espresso il desiderio di voler interrompere tale rapporto. Il Primo Ministro inglese Boris Johnson, ad esempio, aveva così risposto ad una domanda sul futuro della collaborazione tra Russia e Inghilterra: “Sono sempre stato ampiamente favorevole ad una continua collaborazione artistica e scientifica, ma nelle circostanze attuali è difficile vedere come anche queste possano continuare normalmente”. Mentre l’Ente Nazionale per le attività Spaziali e Aeronautiche (NASA) ha chiarito che la cooperazione tra Stati Uniti e Russia continuerà, i rapporti tra Biden e Dmitry Rogozin, capo dell’agenzia dello spazio russa Roscosmos, non sembrano così pacifici. Rogozin ha infatti dichiarato in un tweet che le sanzioni imposte alla Russia potrebbero causare l’uscita della stazione spaziale dall’orbita e, di conseguenza, la sua caduta sull’India, Cina o Unione Europea. Le ultime aspre misure contro la Russia hanno comunque obbligato Roscomos a ritirare i suoi ingegneri dal centro spaziale in Guiana, sito dell’ESA.
Mentre l’Occidente cerca con tutte le sue forze di prendere le distanze dal paese di Putin, l’India sembra aver optato per la politica inversa. A dicembre 2021, India e Russia hanno firmato un accordo bilaterale che prevede la cooperazione in diversi campi, tra cui i voli umani nello spazio, l’esplorazione di orbite e lo sviluppo di missili e satelliti. Dall’inizio della guerra, l’India ha tentato in ogni modo di non sacrificare tale proficuo rapporto astenendosi dalla risoluzione delle Nazioni Unite, che aveva organizzato una sessione speciale per discutere il conflitto in Ucraina.
Le sanzioni imposte alla Russia dai paesi occidentali hanno colpito l’avanzamento del settore spaziale indiano principalmente su due fronti. Il primo riguarda l’importazione di attrezzatura specialistica dalla Russia all’India, che potrebbe essere duramente colpita dalle sanzioni del Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act degli Stati Uniti, in vigore dal 2017.
Le misure occidentali hanno intaccato anche la giovane cooperazione dell’India con l’Ucraina che, come deciso nel 2019, avrebbe dovuto testare il motore semicriogenico (SCE-200), utilizzato per aumentare la capacità del razzo GSLV MkIII da 4 a 7.5 tonnellate. Alcuni report suggeriscono che durante la guerra siano state danneggiati i servizi e le strutture che dovevano essere adoperate per effettuare il test. Con molta probabilità l’impatto delle sanzioni sulle infrastrutture porterà dei ritardi alle missioni ISRO. Questo potrebbe dunque avere serie conseguenze per il programma Gaganyaan, la prima missione indiana nello spazio pianificata per l’inizio dell’anno prossimo, che doveva servirsi proprio del SCE-200 (GSLV MkIII). Inoltre, gli astronauti indiani selezionati per la missione Gaganyaan seguono un addestramento in Russia, al Gagarin Research and Test Cosmonaut, poiché l’India solo recentemente ha reso operativo un training “ad hoc” vicino Bangalore, a cui è possibile accedere solo dopo aver concluso l’addestramento russo. Mentre negli Stati Uniti i test dell’attrezzatura sono svolti per la maggior parte da compagnie private, l’industria spaziale indiana è ancora troppo giovane ed inesperta per soddisfare da sola le richieste del suo programma nazionale.
Tuttavia, l’India sembra pronta a recuperare velocemente con una politica economica mirata ad attirare investitori internazionali. Il Dipartimento dello spazio ha annunciato che dal 2020 l’India accoglie nuovi investimenti stranieri nel settore, permettendo alle aziende estere di aprire le proprie strutture sul territorio indiano.
Nel frattempo, l’India ha firmato un MOU con Lussemburgo, uno dei primi paesi a puntare sull’innovazione tecnologica, investendo soprattutto sulla stampa 3D e sull’attività mineraria nello spazio. Le ripercussioni della guerra in Ucraina sull’industria aerospaziale potrebbero portare l’India a diventare più indipendente dai paesi leader del settore ed orientarsi verso una politica più domestica, caratterizzata da un’apertura ai capitali esteri e, per esempio, alla costruzione e organizzazione di percorsi formativi in loco per i suoi astronauti.
Di Maria Casadei*
*Laureata Magistrale in Lingue e Culture Orientali con specializzazione hindi e urdu. Attualmente è dottoranda in sociolinguistica a Cracovia, in Polonia. Appassionata di Asia, lingue, cinema e letteratura, scrive per myindia e VeNews, per il quale si occupa delle recensioni di film indiani/dell’Asia meridionale in concorso alla Biennale di Venezia. Su China Files cura la rubrica Himalayan Seeds.