Più volte abbiamo sottolineato come il web cinese riservi molte sorprese e funzioni da strumento utile per la società civile locale. In questi giorni un altro meccanismo sociale si sta sviluppando sulle reti cinesi: siti internet in cui si invitano gli utenti a denunciare casi di corruzione.
Nel suo discorso annuale il premier Wen Jiabao lo aveva detto in modo chiaro: la corruzione dilagante tra gli ufficiali e gli organi governativi è una seria minaccia alla credibilità del ruolo guida del Partito Comunista.
Alcuni cinesi attivi sul web hanno preso alla lettera le indicazioni del primo ministro, dando vita a siti internet in cui è possibile per gli utenti denunciare episodi di corruzione: è il nuovo corso della rete cinese. Tre siti internet nati in pochi giorni, divenuti subito punto di riferimento per migliaia di persone. L’ultimo dei luoghi virtuali nati per raccontare ordinarie storie di tangenti, tashouhuile.com, traducibile come hapresounamazzetta.com ha fatto due milioni di contatti in pochi giorni e spopola anche sul twitter locale.
L’esempio colto al volo dagli intrepidi netizen cinesi arriva dall’India, dove ipaidabribe.com ha avuto un successo tale da portare all’arresto di ben venti ufficiali indiani, dopo le denunce apparse on line. Un altro sito del web cinese, ibrabery.com, ha registrato già oltre 1800 membri con 266 casi di corruzione raccontati in presa diretta dai protagonisti: le mazzette vengono distribuite un po’ a tutti, insegnanti, medici, funzionari statali per avere migliori trattamenti per i propri figli nelle scuole o negli ospedali. Una pratica comune in Cina che ora viene denunciata on line. Dalle autorità cinesi, ad ora, non è giunta nessuna voce ufficiale al riguardo, sebbene ci sia grande attenzione nei confronti dello stato nervoso della società locale.
Tra proteste, rivolte e gesti individuali (come i tre recenti casi di bombaroli solitari) l’allerta è massima. Ancora una volta è l’internet più censurato del pianeta a fare partire iniziative dal basso: alcuni mesi fa era toccato ad un professore universitario creare una piattaforma blog attraverso la quale cercare e riportare alle proprie famiglie, i bambini rapiti e poi mandati a mendicare sulle strade cinesi. Ora tocca alla corruzione, un fenomeno che spesso costituisce la scintilla delle proteste più feroci, specie nelle province del paese. E’ infatti nelle zone più remote della potenza asiatica che avvengono le angherie peggiori, le demolizioni e le evacuazioni forzate, le piccole bassezze quotidiane e basta una ciotola di riso per corrompere il funzionario di turno. Non che nelle città sia tanto diverso: in un paese in cui ancora non è consentito ai dottori confessare ai futuri genitori il sesso del nascituro, la mazzetta sotto banco per sapere se sarà maschio o femmina è una pratica costante.
Uno degli esempi tratti dai siti di denuncia e riportato dal South China Morning Post, battagliero quotidiano di Hong Kong, è proprio riferito alle cure mediche: «mia figlia – ha scritto un utente – ha pagato 1200 yuan (circa 130 euro) ad un medico affinché si potesse prendere davvero cura di mia figlia e del bambino. Ha commesso il reato di corruzione? Penso che molte persone stiano facendo la stessa cosa in Cina, non è vero?» Ad ora sono poche le denunce, per altro anonime, contro funzionari pubblici: il rischio – dibattuto nella rete cinese- è che i siti internet in questione possano diventare anche un luogo di delazione e piccole vendette personali.
Sul web locale già ci si chiede quanto tempo dureranno queste attività, visto che si tratta di iniziative indipendenti, non sponsorizzate dallo stato. Il microblog di iocorrompo.org è già stato cancellato: secondo l’amministratore della pagina il dominio in questione era sotto attacco informatico da almeno due giorni.
[Pubblicato su Il Fatto Quotidiano]