Un dormitorio universitario della periferia di Hangzhou è rimasto sospeso ai tempi pre-pandemici. Libri, vestisti e oggetti di uso quotidiano sono rimasti intonsi. Due anni dopo, gli studenti che lo abitano ritrovano ricordi dei compagni che a causa del Covid in Cina non sono più tornati.
I dormitori universitari in Cina si sono svuotati a gennaio 2020. La maggior parte degli studenti si era già messa in viaggio molto prima che il Covid-19 diventasse parte della quotidianità di tutti. Questo perché le vacanze del capodanno cinese sono generalmente lunghe abbastanza da permettere agli studenti stranieri di viaggiare prima dell’inizio del secondo semestre. Il dormitorio internazionale della China Academy of Art (CAA) di Hangzhou, in quel gennaio 2020, sembra ancora aspettare il rientro degli studenti dalle vacanze. Prima della pandemia, il campus di una delle più prestigiose accademie d’arte in Cina ospitava circa 200 studenti internazionali. Oggi, poco più di una ventina di persone vivono in un dormitorio abbandonato che sembra essersi fermato nel tempo.
China Files ha raccolto le testimonianze di alcuni studenti che abitano ancora oggi nel dormitorio. Dalle fotografie che ci hanno inviato, emergono le storie di chi ha vissuto la Cina pochi instanti prima che questa si chiudesse al mondo.
Olga frequenta il corso di disegno ed animazione alla CAA. È arrivata ad Hangzhou lo scorso settembre con un volo speciale organizzato tra Russia e Cina. “L’ufficio internazionale dell’università non si è mai curato delle condizioni in cui riversa il dormitorio” racconta mostrando le foto del corridoio in cui si affaccia la sua stanza. Da qualche settimana Olga aiuta gli ex studenti all’estero a recuperare gli effetti personali rimasti nel dormitorio. Dopo quasi più di due anni, l’ufficio della CAA ha finalmente dato disposizioni per il recupero degli effetti personali lasciati prima della scoppio della pandemia. Gli ex studenti hanno tempo fino al 30 ottobre prima che tutto venga rimosso dalle stanze e buttato via.
Olga si è armata di guanti e mascherina, e impacchetta quello che mostra in videochiamata ad alcuni vecchi studenti. “È un modo per contribuire a rendere questo spazio più vivibile”, ci racconta. Molti studenti hanno lasciato in camera carne, verdure e altri alimenti a marcire. Alcuni pensavano di tornare in Cina nel giro di poche settimane dopo le vacanze del capodanno, altri sono proprio fuggiti, terrorizzati dalla situazione che si stava creando in Cina con il virus. Le camere in completo stato di abbandono hanno presto attirato topi e scarafaggi. La maggior parte dei vestiti sono ormai divorati dalla muffa e Olga ci dice che l’aria a volte è irrespirabile in alcune aree del dormitorio. “Hanno tenuto le porte dell’università chiuse a lungo per non fare entrare il virus, quando qua i pochi studenti rimasti rischiano di prendere qualche altra malattia dai topi” aggiunge ironica.
I pochi studenti che sono rimasti alla CAA nel 2020 sono stati confinati tra le mura del dormitorio per 4 mesi. Valerie è una studentessa di Architettura e da gennaio fino a maggio 2020 non ha messo piede fuori dalla sua stanza di dormitorio. “Ho avuto pesanti ripercussioni psicologiche. Il tempo sembrava non passare mai. ” ci racconta. Una volta uscita dal lockdown, la ragazza ha cercato un appartamento fuori dalle mura universitarie, ma la sua permanenza fuori dal campus è durata poco: “Il mio padrone di casa semplicemente non voleva avere più a che fare con gli stranieri, ha trovato qualche motivo per cacciarmi fuori di casa.”
Anche Rong Rong in queste ultime settimane si è dedicata alla raccolta degli effetti personali di molti ex studenti racconta degli spazi comuni in cui i colleghi lavoravano. Tutto è rimasto immobile nel tempo. Tutto è rimasto fermo a quel fatidico gennaio 2020, dalla felpa appoggiata sulla sedia al libro aperto in attesa che il proprietario lo riperdesse dal punto in cui lo aveva lasciato. Con un po’ di nostalgia, anche Rong Rong racconta la vitalità di quelle aule nel 2019, e di come la sua cerchia di amici oggi si sia drasticamente ristretta.
“Non è poi così male vivere nel dormitorio. La maggior parte dei topi sono stati presi dalle trappole che abbiamo messo negli ultimi mesi” racconta Max, studente straniero di design all’accademia da settembre 2020. Max racconta che l’aspetto più noioso della vita in Cina oggi è la rigida entry-exit policy. Viaggiare tra città diverse è molto difficile a causa dalla burocrazia della politica degli zero casi. “ Il più delle volte viaggio fuori Hangzhou senza comunicarlo all’ufficio dell’università “ racconta, pur essendo a conoscenza che viaggiando di nascosto rischia di perdere la borsa di studio e di essere quindi espulso.
Anche per uscire dalle mura del dormitorio è necessario comunicare all’ufficio della CAA dove si è diretti e l’orario in cui si rientra, ma la situazione a Hangzhou non è così rigida e controllata come in altre città del paese. Prima raggiungere Shanghai da Hangzhou era semplice tanto quanto prendere la metropolitana. “Non mi piace più Shanghai. Ha sempre qualche quartiere in lockdown. Ultimamente, non vengono viste di buon occhio le persone che passano da Shanghai in treno” continua Max. Vorrebbe trovare lavoro in Cina non appena finiti gli studi: “Non voglio buttare al vento gli anni che ho speso per studiare la lingua e ambientarmi qua, ma so che sarà molto difficile ottenere un visto lavorativo.”
Lo scorso 18 agosto il Consolato Cinese in Italia ha comunicato l’apertura delle frontiere agli studenti italiani. Ancora oggi i numeri di chi viaggia in Cina per studio sono molto bassi. La diminuzione del numero di giorni di isolamento all’arrivo non sembra compensare l’alto prezzo dei voli e l’incertezza in cui versa il paese davanti a frequenti chiusure e limitazioni implicate dalla politica degli zero casi.
Gli anni in cui le università cinesi erano dei grandi poli di scambio internazionale, ormai è chiaro, sono un ricordo che echeggia tra i corridoi abbandonati dei dormitori.
Di Camilla Fatticcioni*
*Laureata in lingua Cinese all’università Ca’ Foscari di Venezia, Camilla vive in Cina dal 2016. Nel 2017 inizia un master in Storia dell’Arte alla China Academy of Art di Hanghzou interessandosi di archeologia ed iconografia buddhista cinese medievale. Sinologa ed autrice del blog perquelchenesoio.com, scrive di Asia e Cina specialmente trattando temi legati all’arte e alla cultura. Collabora con diverse riviste tra cui REDSTAR magazine della città di Hangzhou e scrive per il blog di Bridging China Group. Appassionata di fotografia, trasmette la sua innata voglia di raccontare storie ed esperienze attraverso diversi punti di vista.