L’Ong per la tutela dei bambini con genitori in carcere Morning Tears inaugura la sua sede italiana a Macerata con una mostra fotografica sulla Cina. China Files vi regala qualche immagine che aiuta a comporre il quadro della complessità della Cina moderna.
Non è possibile raccontare le complessità dell’universo Cina con una manciata di foto. Abbiamo però deciso di provarci, mostrando con delle immagini alcuni aspetti della società contemporanea cinese.
Quello che vedete in foto è un tipico ingresso delle case in mattoni di campagna. Immagine di una Cina rurale che sta lentamente scomparendo, per fare spazio alle esigenze urbanistiche delle città in espansione. Strade, autostrade, parcheggi, centri commerciali e sportivi, palazzoni, grattacieli e garage inglobano pian piano quella terra che per secoli è stata ricchezza di una delle civiltà agricole più antiche nella storia.
Questa emblematica foto ben illustra la situazione che centinaia di città cinesi stanno da anni vivendo. La spinta verso la modernizzazione e uno sviluppo economico che non conosce battute di arresto, ha visto quartieri interi ed aree urbane essere rase al suolo dall’oggi al domani, lasciando spazio solo a macerie e detriti.
È spesso sconvolgente il violento stacco che c’è tra quel che resta delle terre incolte e la rapida urbanizzazione. Palazzoni costruiti in tempi record vengono velocemente riempiti di studenti, lavoratori e famiglie di migranti, che raggiungono le città in cerca di lavoro e di una vita più comoda e “moderna”. Secondo le statistiche ufficiali, il numero delle persone in marcia dalle campagne alle zone urbane ha quasi raggiunto i duecento milioni, su una popolazione totale di oltre un miliardo e trecento milioni di unità.
I sociologi lo chiamano yizu, ovvero l’“esercito delle formiche”. Sono i milioni di giovani neo laureati che trovano alloggio in misere stanze d’appartamento nelle periferie delle città. Di giorno le ore da passare in ufficio, di notte un giaciglio a poco prezzo dove poter riposare. “Tane dei poveri” o pinminku è invece il nome che danno agli slums cinesi: quartieri occupati da operai migranti e disoccupati, dove poter tirar su case di lamiera e fango. Una realtà che poco si addice all’immagine che la Cina vuole dare di sé stessa: grande, potente, unita, ricca e moderna.
Ma possono le città cinesi contenere questa immigrazione di massa? È quello che da anni si chiedono scienziati sociali, demografi ed altri esperti della Repubblica popolare cinese. La rapida urbanizzazione ha infatti portato a tutta una serie di problematiche sociali, che spesso sfociano in malcontenti popolari e violenze. Aumento della criminalità, del traffico cittadino, scarsità di servizi pubblici e inquinamento dilagante sono solo alcune delle logiche conseguenze a questo tipo di urbanizzazione.
E poi ci sono loro, gli artefici di questa “Nuova Cina”: gli operai migranti. Manodopera a basso costo proveniente dalle zone più lontane e meno sviluppate del paese. Sono in gran parte giovani di venti e trent’anni, che si riversano nelle metropoli come Pechino, Shanghai, Canton e Chongqing per trovare lavoro come manovali e realizzare, di fatto, le nuove ed imponenti strutture pubbliche e private che sono il volto di una Cina in fermento sociale ed economico.
Spesso privi di tutele e di diritti sindacali, questi migranti sono anche vittime di padroni senza scrupoli che ritardano il pagamento di settimane o mesi. Minacciando, come se non bastasse, il licenziamento. Negli ultimi anni il numero di proteste e sollevazioni di lavoratori contro funzionari corrotti o proprietari di aziende è aumentato in modo esponenziale. Proteste organizzate “dal basso”, visto che in Cina a tutt’oggi manca un sindacato libero ed indipendente dall’egemonia centrale del Partito.
“Mettere in pratica la politica del figlio unico è una nobile responsabilità della gioventù contemporanea” si legge nello slogan, fotografato in un villaggio non distante da Pechino. La Cina si trova ancora ad affrontare il fenomeno della sovrappopolazione. Il processo di migrazione ed urbanizzazione degli ultimi decenni ha di fatto appesantito e complicato il problema. Introdotta nel 1978, la ben nota politica del figlio unico ha, secondo le autorità, evitato un aumento della popolazione di ben 400 milioni di unità.
Tale politica, che non si applica ad esempio alle coppie delle cosidette “minoranze etniche” e a quelle famiglie che nelle zone rurali hanno avuto una prima figlia femmina, è da anni oggetto di critiche soprattutto dai media e dalle organizzazioni occidentali.
Quello di cui si parla di meno, invece, è di come questa politica venga molto spesso “bypassata” da alcune classi sociali cinesi. La pena per la mancata osservanza della legge è infatti in primis monetaria: la coppia che ha deciso di aver più di un figlio avrà pesantissime ripercussioni economiche. Un problema ridicolo per i milioni di nuovi ricchi cinesi, che ben sanno quanto avere un figlio maschio sia più importante del conto in banca. Quanto alle campagne, dove vige ancora una forte tradizione secondo la quale non avere discendenza è peggio che morire, molti contadini nascondono le seconde o terze gravidanze, o semplicemente corrompono i funzionari locali addetti ai controlli.
* Morning Tears è un’organizzazione non governativa internazionale con sede in Belgio. Si occupa principalmente di bambini che hanno i genitori in carcere o che sono stati condannati a morte. Sono oltre 600mila quelli che hanno bisogno di assistenza, senza la quale finiscono facilmente preda della criminalità organizzata o in strada a elemosinare denaro ai passanti.
L’organizzazione ha iniziato il suo cammino nel 1998 ed è presente in Belgio, Spagna, Paesi Bassi, Stati Uniti e Danimarca. Dal 2001 coopera con il governo cinese per la realizzazione dei suoi progetti in Cina e ha visto riconosciuto il proprio impegno nel campo sociale ricevendo il premio nazionale China Charity Award, consegnato una volta ogni cinque anni alla Ong più meritevole. Nel luglio del 2011 Morning Tears ha finalmente aperto la sua sede italiana a Macerata ed opera nel nostro paese grazie all’impegno di molti giovani e al finanziamento dei privati.