Sarà l’estate, sarà la fase tre, saranno le elezioni regionali di settembre, sarà la nuova stretta sui migranti. Oppure sarà quello che nell’ultima puntata di Katane Giulia Pompili definisce “effetto struzzo” (definizione di cui Go East si appropria con un riferimento direttamente nel titolo). Fatto sta che sulla Cina pare che l’Italia abbia premuto il tasto “pausa”. Aspettiamo e speriamo, domani è un altro giorno. Frasi da relazioni complicate, come quella tra Luigi Di Maio e la stessa Cina, dopo il pressing statunitense e gli incontri molto d’establishment transatlantico ed europeista dello stesso ministro degli Esteri. Esempio plastico di tutto ciò la duplice versione del colloquio telefonico con l’omologo cinese Wang Yi. Da una parte si parla di “richiami a trattare Pechino in modo corretto e positivo” nel quadro delle tensioni tra potenze globali, dall’altra si citano: il rilancio del partenariato economico e l’export di prodotti agroalimentari; la lotta al Covid-19 e la cooperazione globale per un vaccino; la transizione digitale; la situazione a Hong Kong e la tutela dell’autonomia.
5G SNODO CRUCIALE
Al centro delle discussioni resta comunque sempre il 5G, come abbiamo già avuto modo di dire. Gli avvertimenti, versione edulcorata di pressioni, da Washington continuano ad arrivare a getto continuo in materia. Dopo gli incontri di Luigi Di Maio di cui abbiamo parlato due settimane fa, nuove moniti da Oltreoceano, ripresi sempre da La Stampa e dal suo corrispondente Paolo Mastrolilli, qui e qui. L’ambasciatore americano Lewis Eisenberg lo ha ribadito anche all’AdnKronos, dopo averlo detto allo stesso Di Maio, il quale torna a chiedere all’Unione europea standard comuni in materia.
Ma di pressioni ne arriverebbero, secondo Formiche, anche dalla stessa Cina.
Huawei ha lanciato nuovi messaggi all’Italia. Il presidente italiano Luigi De Vecchis ha avvertito che senza il colosso di Shenzhen “il digitale italiano rallenta”.
Il ban di Huawei potrebbe costringere l’Italia a investire 300 milioni di euro in più all’anno per lo sviluppo delle infrastrutture di rete. Antonio Capone, responsabile dell’Osservatorio 5G & Beyond del Politecnico di Milano (che ha un polo territoriale cinese), sostiene che la guerra fredda tech tra Usa e Cina possa avere pesanti conseguenze soprattutto in Italia e in Europa. La stessa cosa, in senso ancora più ampio, detta da Giampiero Massolo, presidente di Fincantieri, la quale ha interessi sia negli Usa sia in Cina.
Nel frattempo Huawei batte Samsung e Apple nelle vendite globali di smartphone, ma in Europa rallenta.
“Zte ha sempre dichiarato, e lo riafferma, che è disponibile a far accedere al codice sorgente sia il Governo che i clienti”, ha invece dichiarato in un’intervista a HuffPost Hu Kun, amministratore delegato dell’altro big delle telecomunicazioni del Dragone.
L‘amministratore delegato di Tim, Luigi Gubitosi, spinge sull’acceleratore in materia. “Sul 5G si giocherà una buona parte della partita della competitività del nostro tessuto industriale ed economico, per questo, non possiamo fermarci. E’ una grande opportunità e sono sicuro che sapremo coglierla”, ha detto il manager, promettendo che Milano sarà “la città più coperta d’Europa” e criticando chi alimenta le bufale a cui sono andati dietro anche diversi amministratori locali.
Il fenomeno degli anti 5G a prescindere è stato raccontato da Il Foglio. Tendenza dalla quale ha preso le distanze il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. La soluzione pare comunque arrivata dal governo, che nel decreto semplificazioni stabilisce: “I sindaci non potranno introdurre limitazioni alla localizzazione sul proprio territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualunque tipologia e non potranno fissare limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici diversi rispetto a quelli stabiliti dallo stato”.
RELAZIONI POLITICHE E DIPLOMATICHE
L’Aula della Camera ha approvato all’unanimità le mozioni di maggioranza e opposizioni riguardanti “iniziative, in ambito internazionale ed europeo, in ordine al rispetto degli accordi internazionali relativi all’autonomia di Hong Kong e alla tutela dei diritti umani in tale territorio”. E i parlamentari italiani dell’Ipac (l’alleanza interparlamentare sulla Cina) si sono espressi contro il rinvio delle elezioni nell’ex colonia britannica stabilito da Carrie Lam.
Ma nel complesso, al di là di preoccupazioni e rivendicazioni delle prese di posizioni Ue, non si è deciso di prendere misure per esempio a favore dei richiedenti asilo come di recente richiesto da Lia Quartapelle. Come sempre accade in materia di Hong Kong, tra i più netti nelle dichiarazioni in arrivo dal governo c’è Andrea Romano del Pd. Certo sul tema, come dimostrano i discorsi di Filippo Sensi e Pino Cabras, le posizioni tra gli alleati di governo sembrano (eufemismo) distanti.
Lucrezia Poggetti, che ha iniziato una collaborazione con Repubblica sui rapporti Ue-Cina, sottolinea come “salvo rare eccezioni, i governi europei hanno sempre trattato la Cina con i guanti di velluto” sul tema di Hong Kong. Un’Europa che, scrive il Foglio, cerca una terza via.
Ivan Cardillo, ricercatore di diritto comparato alla Zhongnan University of Economics and Law (Zuel) di Wuhan e visiting professor dell’Università di Trento, ha analizzato la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong e ritiene che “non c’è conflitto dal punto di vista giuridico” riguardo all’intervento legislativo di Pechino.
La Lega, seguendo come sempre Donald Trump, parte all’attacco di Tik Tok, app tra l’altro molto utilizzata anche da Matteo Salvini.
Raffaele Volpi, deputato della Lega e presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), ha attaccato la linea in politica estera del governo Conte bis su Cina e Iran.
È stato formalizzato ufficialmente il gemellaggio tra Macerata e Taicang, città unite fin dal 2016 da un protocollo di intenti per lo sviluppo di attività di scambio nei settori dello sport, della cultura, del turismo e dell’economia: prosegue così il rapporto con la Cina avviato quattrocento anni fa dal gesuita maceratese padre Matteo Ricci.
E’ stato recentemente pubblicato il primo Libro Blu sull’Italia dal titolo “Rapporto annuale sullo sviluppo dell’Italia (2019-2020): 50 anni di relazioni diplomatiche tra Cina e Italia”, firmato da Sun Yanhong.
Gian Micalessin sostiene su Il Giornale che l’Italia sia “suddita di Pechino” sia nel mondo politico sia nel mondo economico, citando le numerose compartecipazioni societarie tra aziende italiane e realtà cinesi.
In un articolo pubblicato su Wall Street Cina, Marco Marazzi analizza i rapporti tra occidente e Cina. “Da quattro mesi l’amministrazione Trump, con il supporto del governo inglese, sostenuta da un barrage mediatico che comprende gran parte dei giornali italiani esagera e sbaglia con i diktat a Pechino”, scrive Marazzi. “Così peggiora lo scenario geopolitico”.
RELAZIONI ECONOMICHE
La Cina svolgerà probabilmente un ruolo determinante nelle strategie di ripresa post-pandemia delle imprese italiane orientate alle esportazioni. Lo ha affermato la Fondazione Italia Cina in una nota diffusa in occasione della presentazione del suo 11/mo Rapporto annuale. Previsione ripresa da Xinhua/Ansa.
Nel frattempo, l’export italiano torna a respirare grazie soprattutto all’Asia, in particolare Cina e Giappone.
A proposito di automazione dei processi di lavoro, tendenza in atto da tempo in Cina: Segafredo ha lanciato il suo primo negozio robotizzato a Shenzhen.
La collaborazione tra ICE Agenzia e il Gruppo Alibaba prosegue con il lancio di una nuova campagna multicanale che intende promuovere in Cina nei supermercati Freshippo la cultura agro-alimentare e il lifestyle italiani.
Secondo Michele Geraci, ex sottosegretario allo Sviluppo economico nel governo gialloverde, Italia ed Europa dovrebbero raccogliere opportunità di business e sviluppo insieme alla Cina in Africa e in Medio Oriente.
Atterrato a Tianjin il secondo volo di rientro organizzato dall’Ambasciata italiana di connazionali che vivono e lavorano in Cina. A bordo 271 imprenditori, lavoratori e familiari.
Qualcosa si muove anche sul fronte del turismo. L’Ambasciatore d’Italia a Pechino, Luca Ferrari, e il Console Generale a Shanghai, Michele Cecchi, hanno incontrato l’ad della società cinese di servizi di viaggio Ctrip, Jane Sun, con la quale hanno discusso lo stato dell’arte del settore turistico cinese e la riattivazione dei flussi turistici dei cittadini cinesi verso l’Italia.
In attesa di tornare a viaggiare, il Covid parrebbe aver avuto effetti positivi su un altro settore: secondo il South China Morning Post, sono infatti aumentate nettamente le esportazioni globali (anche verso l’Italia) della Cina in materia di sex toys.
MASCHERINE
Anche in tempi di fase tre e spiagge gremite, si continua a parlare di mascherine. Secondo un report investigativo del New York Times, la Cina esporta mascherine prodotte ai lavori forzati da operai della minoranza uigura dello Xinjiang. Mascherine che arriverebbero anche in Italia. A proposito della condizione degli uiguri, l’ambasciatore e presidente del Consiglio Direttivo del Centro Studi sulla Cina Contemporanea Alberto Bradanini ha parlato della loro condizione in un’intervista a Radio Radicale.
I militari di Ancona e i funzionari dell’ufficio delle Dogane hanno intercettato 36mila mascherine filtranti (Ffp2) e 10mila tute monouso, provenienti dalla Cina.
CALCIO, CINEMA, CULTURA E MEDIA
Dopo un lunghissimo ritardo ha preso il via la stagione 2020 della Chinese Super League, il campionato di calcio cinese. Squadre divise in due gruppi da otto e recupero infinito di quasi tre mesi per disputare tutte le gare della prima fase in due sole città. Ai nastri di partenza anche diversi italiani: tra i calciatori Graziano Pellé (Shandong Luneng) e Stephan El Shaarawy (Shanghai Shenhua), in panchina Fabio Cannavaro (campione in carica col Guangzhou Evergrande) e Roberto Donadoni (Shenzhen).
La regista di Hong Kong Ann Hui sarà premiata con il Leone d’oro alla carriera a Venezia. Il South China Morning Post ha preparato una scheda coi suoi 10 migliori film.
Il Sole 24 Ore racconta la figura di Giuseppe Tucci, grande archeologo ed esploratore del Novecento, e il suo profondo legame con Cina e India.
In un intervento su Sinosfere, Valentina Pedone racconta “il silenzio intorno all’espressione culturale sinoitaliana durante la stagione Covid-19”.
Capitolo media: interessante notare come due quotidiani di orientamento di centrodestra e anti cinese, come Il Giornale e La Verità, pubblichino contenuti provenienti da media di stato cinesi, Radio Cina Internazionale (in questo caso un’analisi storica dei rapporti sinoitaliani) nel primo caso e CCTV nel secondo (in questo caso un video di una visita di Xi Jinping).
VATICANO-CINA
Le luci dei riflettori sono invece accese su una relazione che ha in realtà ha molti punti ancora oscuri (quantomeno nel contenuto dell’accordo sulla nomina dei vescovi del 2018): quella tra Santa Sede e Cina.
Il New York Times ha rivelato che il Vaticano sarebbe stato vittima di hacker cinesi. Il gruppo RedDelta, che avrebbe legami di alto livello in madrepatria, si sarebbe intrufolato nei sistemi della Santa Sede utilizzando una (forse falsa) lettera di condoglianze per la morte di un vescovo firmata dal cardinale Pietro Parolin con destinatari i cattolici di Hong Kong.
Massimo Franco scrive sul Corriere della Sera che la Santa Sede aveva avuto “un presentimento” dopo l’accordo del 2018, spostando l’archivio di documenti di Hong Kong prima nelle Filippine e poi al Vaticano stesso. Franco aggiunge che il pontificato ritiene comunque che la notizia degli hacker possa essere un “siluro” targato Usa, nel tentativo di far saltare il rinnovo dell’accordo sui vescovi che dovrebbe avvenire nelle prossime settimane e comunque provare ad allontanare Bergoglio da Pechino.
Francesco Sisci, citato dal Global Times, sostiene che il tentativo americano andrà però a vuoto, perché la vicenda degli hacker non influirà sui rapporti bilaterali. Più o meno la stessa tesi di Agostino Giovagnoli.
Foreign Policy critica Bergoglio per i suoi silenzi sui diritti umani, in particolare sul tema dello Xinjiang.
Secondo Francesco Galietti, Bergoglio sta cambiando rotta dopo aver incoraggiato la politica filocinese del governo giallorosso. “Ultimamente sta raddrizzando la rotta”, si legge nell’articolo di Panorama, con il Vaticano che sarebbe propenso a scegliere Washington a dispetto di Pechino.
La Catholic News Agency propone invece un’analisi dei rapporti tra Santa Sede e Taiwan (al momento il Vaticano è l’unico stato europeo a riconoscere Taipei).
Rapporti tornati d’attualità anche per la morte di Lee Teng-hui, primo presidente democraticamente eletto sull’isola nel 1996. L’ambasciata della Repubblica di Cina presso la Santa Sede ha approntato un memoriale per il defunto presidente Lee Teng-hui e ha invitato le rappresentanze diplomatiche in Vaticano a esprimere le proprie condoglianze presso la propria cancelleria.
Si apre il tema del funerale di stato: chi manderà la Santa Sede a presenziare? Magari il nunzio dal Giappone o dalle Filippine? O addirittura qualcuno dal Vaticano? O magari, complice l’emergenza Covid-19, se la caverà con il proprio rappresentante a Taipei? Si tratta di un capitolo importante nelle relazioni bilaterali con Formosa, su cui il Vaticano da anni mantiene un basso profilo, con effetti diretti sull’avvicinamento in corso con Pechino.
NON SOLO CINA
Via libera, in Giappone, alle importazioni di carne ovina e caprina dall’Italia, inclusi gli spiedini di carne, a conclusione di un articolato processo negoziale.
È stato presentato in videoconferenza tra Roma, Fukuoka e Osaka il progetto di promozione dell’ospitalità agrituristica italiana per turisti giapponesi “CIAndiamo!”, ideato da Japan Italy Economic Federation (JIEF), parte del sistema confindustriale giapponese, e CIA Agricoltori Italiani.
La quinta edizione dell’Italian Innovation Day, organizzata dall’Ambasciata d’Italia a Tokyo in collaborazione con altre istituzioni pubbliche italiane e giapponesi (ICE, Invitalia, Japan External Trade Organization JETRO), si terrà online il 5 e 6 novembre 2020.
Sorpresa clamorosa: il mito dei videogiochi Super Mario non sarebbe italiano ma giapponese.
Mondo Japan ha intervistato gli autori di “E’ tutto in manga Manga”, Roberto Corradi e Maurizio Di Bona.
Il Korea JoongAng Daily ha dedicato uno speciale all’aiuto medico durante la guerra di Corea, che include interviste esclusive all’Ambasciatore Federico Failla, all’unico reduce italiano rimasto in vita sergente Gianni Riboldi e alla famiglia del sergente maggiore Antonio Santoro, inviato in Corea nel 1951 e scomparso nel 1993.
Sprea ha lanciato in Italia un bimestrale dedicato al K-Pop, uno degli strumenti del soft power di Seul. E la musica delle boy (e soprattutto girl) band coreane sono sempre più ascoltate anche in occidente.
La Camera di commercio italiana in Vietnam ha firmato un memorandum of understanding con la Vietnam Korea Businessmen and Investment Association.
Taiwan ha revocato il divieto di importazione della carne suina italiana, dichiarando il nostro paese African Swine Fever Free, con eccezione della Sardegna. Si chiude così una vicenda che per qualche mese ha complicato più del solito il quadro di relazione tra Roma e Taipei. Davide Giglio, responsabile dell’Ufficio Italiano di promozione economica, commerciale e culturale si è dichiarato felice per la decisione del governo taiwanese parlando con Cna.
A Kaohsiung è andato in scena il raduno della Gioventù Vicenziana Mariana, pochi giorni prima della morte del primo presidente democraticamente eletto sull’isola, Lee Teng-hui, che aveva un profondo legame con la religione cattolica.
A Taipei, invece, l’Ufficio italiano di promozione economica, commerciale e culturale ha organizzato una cena e una mostra in memoria di Pellegrino Artusi e in celebrazione dell’arte italiana del “mangiar bene”.
Taiwan è spesso fuori dai radar degli investimenti economici anche per ragioni politiche. Enel X, la business line globale del Gruppo Enel dedicata ai servizi energetici avanzati, ha però aderito al programma di demand response lanciato dalla società elettrica di Taiwan (Taiwan Power Company, TPC), finalizzato a supportare la rete elettrica locale.
Pio D’Emilia ha intervistato per Sky la ministra per la digitalizzazione di Taipei, Audrey Tang.
Restiamo a Formosa, perché sui media italiani non si è trovata mezza riga sulla scomparsa di Lee, ma in compenso è stato dato ampio spazio alla (simpatica) vicenda dei due nonni influencer, che da una lavanderia taiwanese si propongono, scrive il Corriere della Sera, come rivali di Chiara Ferragni su Instagram.
Polemiche, sfruttate dalla Lega, in Basilicata per la scoperta di un nuovo focolaio di Covid-19 dopo che una trentina di migranti bengalesi, trasferiti nelle strutture lucane, sono risultati positivi al tampone.
Ma il problema per il Bangladesh è di portata globale perché, dopo lo scandalo dei test Covid (che ha avuto effetti anche in Italia), Dacca teme mancata fiducia in un’era dove spostarsi da un paese all’altro è già di per sé piuttosto complicato.
Serie di incontri istituzionali per l’ambasciatrice indiana in Italia Reenat Sandhu, che ha visto prima Manlio Di Stefano e poi Paola Pisano, prima di lasciare il suo posto diplomatico a fine mandato.
SPAZIO KATANE
Gli appassionati di Asia conoscono già Katane, la newsletter di Giulia Pompili che da molto tempo ci informa sulle notizie da Asia e Pacifico (chi non è ancora iscritto può porre rimedio qui). Qui di seguito un estratto della sua ultima puntata, che ci porta in una bellissima storia che parte da un videogioco, in particolare “Ghost of Tsushima” della Sucker Punch Productions di Washington.
Ambientato nell’omonimo arcipelago giapponese, tra la penisola coreana e la prefettura di Nagasaki, la storia narrata è quella del tentativo di invasione mongola avvenuto nel giugno del 1274. Il protagonista del gioco è il samurai Jin Sakai, doppiato dall’attore americano, ma cresciuto in Giappone, Daisuke Tsuji, che deve difendere le isole. La storia però la conosciamo: i mongoli effettivamente conquistano Tsushima e Nagasaki, ma poi, qualche mese dopo, vengono fermati non dalla furia dei soldati giapponesi ma da un tifone, il kamikaze. I due caratteri 神風che compongono la parola kami-kaze significano vento divino, quello che secondo la tradizione nipponica fermò i mongoli dall’invasione. Agli stessi due caratteri poi fu dato il significato esteso di forza di spirito dell’armata giapponese (quelli che si ammazzavano con gli aerei durante la Seconda guerra mondiale non erano propriamente kamikaze, è un’invenzione linguistica occidentale, lo avevamo spiegato qui).
“Ghost of Tsushima” sarebbe dovuto uscire a giugno, ma è stato rimandato perché nel frattempo la Sony doveva lanciare un altro videogioco-evento: “The Last Of Us 2” è, come “Ghost of Tsushima”, una specie di colossal, sviluppato dalla Naughty Dog californiana, ma parliamo di un gioco completamente diverso: l’ambientazione è post apocalittica, il genere è l’horror, la narrazione più articolata. Le grosse critiche che si fanno, anche sui giornali più autorevoli, all’ultimo uscito della Sony, riguardano proprio questa semplicità della sceneggiatura. Ma è un videogioco storico, dove alle parti di racconto si alternano le parti di azione. Gene Park, che segue il gaming per il Washington Post, ha scritto che “Ghost of Tsushima” è un po’ banalotto nella costruzione dei personaggi, non c’è da aspettarsi moltissimo, insomma, ma è una bella avventura per appassionati di samurai. L’influenza dei film di Akira Kurosawa, scrive Park, nel gioco è evidente: “Vanta gli effetti di vento più belli di sempre per un gioco da console”. “In ogni frame in cui soffia il vento si muovono erba, foglie, fiori, alberi”. Secondo Park, se da una parte il lavoro sui personaggi e sulle animazioni non sono all’altezza di un videogioco ad altissimo budget, “è chiaro che gran parte degli investimenti sono stati dedicati all’ambientazione”.
C’è da dire che l’aspetto più interessante dell’uscita di “Ghost of Tsushima” sono le polemiche. C’è chi ha notato molte scene un po’ troppo simili a quelle di “Assassin’s Creed”, un must degli anni Duemila ma la cosa di cui si è discusso di più negli ultimi mesi, a quanto pare, è l’appropriazione culturale.
Come mai un’azienda di Washington si occupa di sviluppare un videogioco su un pezzo di storia giapponese? Come si permette? Un po’ di cose le ha messe insieme in un lungo articolo Louis Chilton sull’Independent, in una conversazione con uno dei cofondatori della Sucker Punch Productions, Brian Fleming. Che si difende bene, soprattutto quando Chilton gli dice: ma come, siete andati da Washington fino a Tsushima a registrare il suono degli uccellini e degli alberi, e poi la mappa dell’isola, come altri dettagli, non corrisponde alla realtà: “Sì, pure le spade che abbiamo usato vengono da un periodo successivo. Vorrei che fosse chiaro che è un videogioco, non è un documentario: è fiction”, gli risponde Fleming.
Ma non è mica finita qui. Nella sigla del videogioco si sente il shakuhachi, strumento a fiato della tradizione giapponese. Online trovate decide di insulti perché all’Electronic Entertainment Expo del 2018 a suonare il brano d’apertura fu chiamato un certo Cornelius Boots. A niente è servito spiegare in giro che in realtà Boots, sì, è un uomo bianco, ma è uno dei pochissimi maestri dell’arte del flauto rimasti in Giappone. Peraltro molto rispettato dai giapponesi. Un’altra polemica si era scatenata per via delle traduzioni in giapponese, forse sbagliate (poi probabilmente corrette).
Alla fine i giornali americani cercano di raddrizzare il tiro, dicendo: in fondo è una celebrazione del Giappone. E infatti ad arrabbiarsi, quando è iniziata questa narrazione, sono stati i cinesi, che dicono: i mongoli sono praticamente cinesi, come si fa a celebrare il loro massacro?
No, non se ne esce. Perfino Paste magazine, in questo articolo di un paio di anni fa, spiega nei dettagli tutte le preoccupazioni del fare un videogioco culturalmente lontano ma ugualmente monetizzabile. Oggi, rispetto a due anni fa, la suscettibilità è aumentata. La cosa divertente è che in Giappone il videogioco è andato sold out in pochi giorni, ed è per numero di vendite il terzo titolo straniero a raggiungere il record.
AGENDA E SUGGERIMENTI
Nei prossimi giorni sarà disponibile in libreria e in ebook “Semi di tè” di Lala Hu, un libro che narra le esperienze di sinoitaliani nell’affrontare l’emergenza coronavirus.
Il 22 luglio si è concluso il secondo workshop organizzato dal Centro di giornalismo permanente, “Scrivere di esteri: raccontare l’Asia”. Il corso è riservato a 20 partecipanti ed è tenuto dai giornalisti Simone Pieranni, Matteo Miavaldi, Giulia Pompili, Ilaria Maria Sala e dalla ricercatrice Giulia Sciorati. Nelle scorse settimane sono apparsi vari articoli su il Manifesto scritti da partecipanti al corso, che spesso fanno parte del team di China Files, come Serena Console e Fabrizia Candido.
L’8 agosto open class on line della Shanghai Jiao Tong University: “Asia-Pacific A to Z“. A guidare Lorenzo Riccardi, managing partner di RsA Asia (rsa-tax.com).
Fino al 23 agosto è possibile visitare, al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, la mostra “Nudi” di Ren Hang, fotografo scomparso nel 2017 quando aveva meno di 30 anni. Qui una recensione.
Fino al 28 agosto, nella sezione Highlight di www.wepresentart.com, MA-EC gallery presenta al pubblico Fluid Contemplation, mostra virtuale di Jinjin Dong, artista di Shanghai, classe 1977. L’esposizione, a cura di Jiang Weizhen, include tre serie di lavori realizzati su tela.
Go East ritorna a settembre per continuare a raccontare le relazioni tra Italia, Cina e Asia orientale.
Di Lorenzo Lamperti*
**Giornalista responsabile della sezione “Esteri” del quotidiano online Affaritaliani.it. Si occupa di politica internazionale, con particolare attenzione per le dinamiche geopolitiche di Cina e Asia orientale, anche in relazione all’Italia
Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.