Go East – L’arte della guerra

In Cina, Go East, Relazioni Internazionali by Lorenzo Lamperti

“Il meglio del meglio non è vincere cento battaglie su cento, bensì sottomettere il nemico senza combattere”. Sun Tzu.

“La Cina vincerà la terza guerra mondiale senza sparare un colpo e l’Italia può mettere sul piatto delle contrattazioni europei tale relazione”. Oltre venticinque secoli più tardi, le parole del generale cinese autore del più celebre trattato di strategia militare risuonano in quelle di Alessandro Di Battista, “capitan futuro” del Movimento Cinque Stelle, nonché autore di reportage per il Fatto Quotidiano, che ha pubblicato l’intervento nel quale sostiene che l’Italia “deve dire no al Mes”, facendo valere il fatto che “senza l’Italia l’Ue si scioglierebbe come neve al sole” e poi “un rapporto privilegiato con Pechino che, piaccia o non piaccia è anche merito del lavoro di Di Maio ministro dello Sviluppo economico prima e degli Esteri poi. E la Cina, ed è paradossale essendo stato il primo paese colpito dal COVID-19, uscirà meglio di chiunque altro da questa crisi. La Cina ha utilizzato al meglio il soft-power, è riuscita a trasformare la sua immagine da untore ad alleato nel momento del bisogno”. Stoccata poi ai rivali sovranisti. “Salvini e Meloni denigrano la Cina perché credono ancora che per sedersi a Palazzo Chigi sia necessario baciare pantofole a Washington ma il mondo sta cambiando e la geopolitica, nei prossimi mesi, subirà enormi mutamenti”. Il tema è quello della sfida geopolitica tra Cina e Stati Uniti, a cui il The Economist ha dedicato la copertina del suo ultimo numero, intitolato Is China Winning? (la stessa domanda posta da Formiche ad alcuni esperti italiani).

IL MODO MIGLIORE DI VINCERE E’ NON BATTERSI

Inutile dire che l’uscita ha provocato reazioni, fuori e dentro il governo. Davide Faraone di Italia Viva ha commentato così: “Di Battista ci ha scritto la sua ricetta, in soldoni gli ingredienti sono: Italia fuori dall’Europa, diventi la ventitreesima provincia della Repubblica Popolare Cinese. Mi auguro che Conte e Di Maio non restino in silenzio, mi aspetto una chiarissima e netta presa di distanza”. Secondo Andrea Romano del Pd, Di Battista vuole fare dell’Italia “il servo sciocco del totalitarismo cinese”. Per il collega di partito Emanuele Fiano “è impensabile mettere in discussione la nostra scelta europea e l’alleanza atlantica”. La Stampa racconta la svolta sempre più decisa dei 5Stelle verso Pechino (tra i filo cinesi ci sarebbe anche Dino Giarrusso). Ma, scrive l’AdnKronos, malumori serpeggiano anche all’interno del Movimento per le uscite di Di Battista.

Luigi Di Maio, intanto, continua a ribadire la sua linea. E, cioè, che in gioco non c’è la posizione internazionale dell’Italia. Prima garantendo in audizione al parlamento che le alleanze internazionali non cambieranno. Per ultimo in un’intervista al quotidiano spagnolo El Correo. Alla domanda se “aumenterà l’influenza della Cina e della Russia in Italia dopo gli aiuti sanitari inviati nelle ultime settimane?”, il ministro degli Esteri risponde: “L’Italia ha ricevuto aiuti da ogni parte del mondo, non esistono colori politici di fronte alla solidarietà. Qui non parliamo di assetti geopolitici o di alleanze, alle quali l’Italia resta ovviamente leale, parliamo di umanità. Quanto si tratta di fornire aiuti ogni paese offre quello che può. Il fatto che abbiamo ricevuto solidarietà da parte di moltissimi Stati, è un segno certamente positivo”.

PIANIFICA STRATEGICAMENTE LE TUE AZIONI

In una lunga intervista a Repubblica, l’ambasciatore in Italia, Li Junhua, ha dichiarato che la Cina è disponibile a svolgere “la sua parte per migliorare la globalizzazione” e a “fare da guardiano all’ordine mondiale”. Anche se, scrive Giulia Pompili su Il Foglio, ci sarebbe “un buco di sei giorni”, dal 14 al 20 gennaio, nell’azione di Pechino. Bruce Aylward, che ha guidato la missione dell’Oms in Cina ed è stato protagonista di un recente “incidente” su Taiwan nell’intervista con un’emittente di Hong Kong, ha definito “decisivo” il lockdown dell’Italia.

Secondo Pietro Paganini, la Cina vorrebbe egemonizzare il mondo espandendo la strategia romana e il coronavirus le ha dato l’assist per farlo. Joseph Nye, politologo di Harvard, sostiene che l’Italia dovrebbe accettare gli aiuti cinesi (e russi), “ma non la propaganda”.

Presentando il nuovo numero di Limes, “Il mondo virato”, Lucio Caracciolo sostiene che la strategia cinese (nella quale nel lungo periodo gioca un ruolo importante anche il programma China Standards 2035, scrive Alessia Amighini) stia ottenendo risultati importanti, in particolare in Italia.

Fabio Massimo Parenti, spesso pubblicato sul blog di Beppe Grillo, ha scritto sul Global Times che all’interno dell’Unione europea sta emergendo un nuovo consenso per la Cina e per la Belt and Road. Anche se, secondo il South China Morning Post, il maggiore successo della Via della Seta sanitaria sarebbe per ora in Asia.

IL CAMBIAMENTO E’ FONTE DI OPPORTUNITA’

Prosegue il ponte aereo sanitario organizzato dall’Ambasciata d’Italia a Pechino. A Milano sono arrivati dalla capitale cinese 1 milione di mascherine, oltre a 120 ventilatori polmonari, 9.000 tute protettive. Materiale in parte acquistato dalla Protezione Civile e in parte reso disponibile con il contributo delle donazioni di SNAM, Ferrari SpA e della Cina.

L’Inter e Suning International hanno stanziato una nuova donazione di un milione di mascherine protettive a favore del dipartimento della Protezione Civile. Genova ha acquistato 75 mila mascherine. Da Kaifeng sono arrivate duemila mascherine per gli abitanti di Orta San Giulio, Novara. Atterrati a Malpensa, da Hong Kong, 787 ventilatori polmonari per terapia intensiva e sub-intensiva, contrattualizzati da Consip con Althea Italia Spa.  La Regione Sicilia ha acquistato 56 tonnellate di materiale sanitario e accessori medicali proveniente dalla Cina.

L’Inail ha espresso parere negativo per l’utilizzo delle mascherine di fabbricazione cinese tipo KN95, nei giorni scorsi contestate dal personale medico degli ospedali dell’Alto Adige.

A Bologna come a Wuhan, esercizi Ba Duan Jin per il personale sanitario dell’Azienda Usl coinvolto nell’emergenza Covid-19.

Intanto la Cina continua a rimpatriare cittadini presenti in Italia, e alcuni expat scelgono di restare in patria perché si sentono più sicuri. Sul Global Times, in un lungo articolo sulla ripartenza di Wuhan, è apparsa una testimonianza critica sull’Italia e sulla sua “lenta risposta che ha dato origine all’impennata dei contagi”.

La discussione si è spostata anche sul dopo. Un dopo nel quale la tecnologia potrebbe rivestire un ruolo fondamentale. All’interno dell’interessante inserto “Post Virus” de Il Manifesto, la descrizione della “fase due” di Pechino di Simone Pieranni, che racconta molto di un futuro già divenuto presente e che ha radici storiche nel passato della Cina. In Italia, per ora, è stato firmato il contratto per l’app Immuni.

INIZIA SOLO LE BATTAGLIE CHE SAI DI POTER VINCERE

Gli Usa sono entrati nella partita degli aiuti, con un occhio particolare per l’Italia. Il Memorandum on Providing COVID-19 Assistance to  the Italian Republic del 10 aprile, scrive Gabriele Natalizia, conferma espressamente l’obiettivo di riaffermare la leadership americana.

L’amministrazione Trump (nella quale gioca un ruolo importante il falco anti Cina Matthew Pottinger, racconta Daniele Raineri) ha alzato il tono degli attacchi contro la Cina e su più fronti: Oms, numero dei morti (sul tema Filippo Santelli spiega come la realtà sia un po’ più complessa di come viene descritta dalla Casa Bianca, mentre Andrea Capocci sottolinea come i numeri siano errati un po’ ovunque) e origine del virus (e in Italia c’è chi rivendica). Anticipando di fatto la sua lunga campagna elettorale in vista del voto del 3 novembre negli Stati Uniti (ne ho scritto qui).

In Italia, gli fa eco Matteo Salvini che parla di economia (nonostante il pil cinese sia crollato nel primo trimestre, così come gli investimenti esteri) e Maurizio Gasparri, che accusa Di Maio di “scodinzolare” attorno a Pechino. L’uso del tema Cina dei rivali dei pentastellati sta tornando a farsi cospicuo, come dimostra anche Deborah Bergamini di Forza Italia. Molto attivo anche Domenico Scilipoti, che ha rilanciato i sospetti sull’origine del virus, ha attaccato sulla creazione di una task force anti fake news e anche sul vecchio tema dei porti.

Fratelli d’Italia chiede invece al governo di intervenire a proposito della nuova ondata di arresti a Hong Kong.

Intanto è nato un caso anche su Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute che ha più volte elogiato la risposta all’epidemia adottata dalla Cina, in particolare sul suo ruolo all’interno dell’Oms. D’altronde, lo stesso Ricciardi aveva specificato la sua posizione all’inizio della crisi.

In un’intervista all’Agi, l’epidemiologo Walter Pasini ha attaccato l’Oms, che a suo parere “non dà segni di leadership: quando l’epidemia era solo in Cina non ha suggerito la chiusura dei voli, ha dichiarato l’emergenza globale solo a fine gennaio, e la pandemia addirittura l’11 marzo, 20 giorni dopo Codogno. Posizioni sbagliate che fanno intuire un forte condizionamento della Cina su un’organizzazione che dovrebbe essere sovranazionale e indipendente”.

Gäel Giraud, economista, direttore di ricerche al CNRS, ha criticato la Cina in un’intervista all’Osservatore Romano. Giraud è un gesuita, come Bergoglio, il cui pontificato sta ponendo in atto uno storico avvicinamento tra Santa Sede e Pechino.

Un avvocato catanese ha presentato una denuncia contro il sindaco di Wuhan.

IDENTIFICA LE TUE FORZE E I TUOI PUNTI DEBOLI

Crollano del 19,1% le esportazioni alimentari Made in Italy in Cina per effetto dell’emergenza coronavirus, comunica la Coldiretti.

Finito il lockdown, però, i cinesi sono tornati nelle boutique del lusso, anche se il settore va ripensato.

Il The Diplomat si chiede se la crisi italiana possa diventare un’opportunità non solo geopolitica o diplomatica per la Cina, ma anche economica. In particolare per le sue aziende, che potrebbero mettere nel mirino realtà e marchi italiani da acquistare a prezzi di saldo.

Tra gli ingredienti principali della sfida geopolitica tra Usa e Cina c’è sempre anche Huawei. Il segretario di Stato Mike Pompeo si augura che il ruolo della Cina nella pandemia globale di coronavirus costringerà i paesi a ripensare la propria infrastruttura di telecomunicazioni, compresa l’adozione delle reti 5G della cinese Huawei.

Intanto, sono ormai più di 200 i comuni in Italia che si oppongono al 5G e che stanno provando a bloccare lo sviluppo del nuovo standard di comunicazione. Questo a causa di teorie complottiste e bufale che hanno trovato terreno florido durante la pandemia.

Il Foglio parla degli inserti e dei contenuti “cinesi” sui quotidiani italiani, nello specifico citando l’inserto “Focus China” pubblicato su Il Sole 24 Ore di domenica 12 aprile.

Avviato Antidote, un sodalizio tra artisti italiani e cinesi. Mentre, a proposito di arte e in particolare di letteratura, si parla anche in Italia del diario da Wuhan di Fang Fang.

Qualche appuntamento da segnalare: lunedì 21 aprile la sinologa Giada Messetti (autrice del libro “Nella testa del Dragone” e, insieme a Simone Pieranni, del podcast Risciò) parla di Cina in diretta su Instagram con Costantino Della Gherardesca, conduttore di Pechino Express (appena conclusosi la settimana scorsa con la puntata finale a Seul).

L’8 maggio, invece, joint webinar intitolato “Global Governance and Relations in Times of Covid-19” tra il Cee (Committee on Emerging Economies, Shanghai Society of World Economy) e il Cscc (Centro Studi sulla Cina Contemporanea), con Lorenzo Riccardi (fiscalista e managing director di RsA Asia a Shanghai) e Alberto Bradanini (ex ambasciatore a Pechino).

NON SOLO CINA

In Corea del Sud, dove i democratici del presidente Moon Jae-in hanno conquistato una maggioranza storica alle elezioni parlamentari (ne ho scritto qui), la padovana Idrobase Group ha realizzato l’innovativo impianto di sanificazione dello stadio Sungui Arena Park di Incheon.

Il Korea Health Industry Development Institute ha organizzato un video seminario per spiegare i dettagli della risposta sudcoreana al virus, al quale hanno partecipato esponenti di 13 paesi tra cui l’Italia. Secondo un gruppo di italiani residenti a Seul, il modello coreano è difficilmente esportabile in Italia.

Spostandosi nella parte settentrionale della penisola, un’inchiesta di NK News a cui ha partecipato Giulia Pompili (qui l’ultima puntata della sua Katane in cui si cita la traduzione del libro di Thae Yong-ho, defector di Pyongyang appena eletto nell’assemblea nazionale di Seul, che racconta anche i lunghi legami tra Corea del Nord e Italia) ha svelato una storia, tutta italiana, dietro le due Mercedes blindate con cui è apparso in pubblico Kim Jong-un.

Nella partita di soft power si è inserita da qualche settimana anche Taiwan. Sono state consegnate 280 mila mascherine a Vaticano e Cei, mentre altre 500 mila sono arrivate a Fiumicino e 30 ventilatori polmonari sono stati destinati agli Ospedali Civili di Brescia e al Niguarda di Milano.

Matteo Gerlini racconta però che, oltre la competizione sugli aiuti, c’è anche tanta burocrazia.

Thomas Costa, ex calciatore e oggi allenatore a Taipei, racconta che a Taiwan (il cui contenimento del virus è stato elogiato anche da Luca Poma e da Heather Parisi, che si collega al fatto che l’isola ha una presidente donna) il calcio è ricominciato, anche se a porte chiuse.

Emerge anche il Vietnam, che ha inviato tre tonnellate di aiuti sanitari all’Italia incassando i ringraziamenti di Di Maio. Contemporaneamente Hanoi, altro esempio virtuoso di risposta al virus, sta procedendo al rimpatrio dei connazionali presenti in Italia, per ora risultati tutti negativi.

Il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia ha chiesto che i parlamentari si taglino lo stipendio come hanno fatto i colleghi giapponesi. 

Pagella Politica si è chiesta come mai, nonostante la popolazione del Giappone sia anziana quanto quella italiana (e la Corea del Sud pronta a entrare nel club), nel paese del Sol Levante si muoia di meno che da noi.

Il South China Morning Post teme che l’Indonesia possa diventare “l’Italia d’Asia” per numero di vittime da Covid-19.

Di Lorenzo Lamperti*

**Giornalista responsabile della sezione “Esteri” del quotidiano online Affaritaliani.it. Si occupa di politica internazionale, con particolare attenzione per le dinamiche geopolitiche di Cina e Asia orientale, anche in relazione all’Italia