Go East – Il ministro di Shanghai

In Go East, Relazioni Internazionali by Lorenzo Lamperti

Non sarà Rita Hayworth, protagonista di uno dei capolavori di Orson Welles (La signora di Shanghai – The Lady from Shanghai, appunto), ma anche Luigi Di Maio ha un rapporto con la megalopoli cinese che continua a essere avvincente. Scrive Giulia Pompili nell’ultima puntata della sua newsletter Katane: “Tra chi si occupa di cose asiatiche c’è molta attesa di sapere se sarà confermata la presenza del ministro degli Esteri italiano a Shanghai al China International Import Expo che si terrà a partire dal 5 novembre prossimo: sarebbe la terza volta consecutiva che Di Maio partecipa a questo evento specifico cinese –  io, personalmente, dubito che quest’anno lo lasceranno andare, anche perché Di Maio sta lavorando troppo per togliersi di dosso l’immagine del panda-hugger, del pro Cina a tutti i costi. E’ possibile, però, che al suo posto ci vada il suo fido Manlio Di Stefano, sottosegretario con le deleghe all’Asia che invece, finora, non ha mai fatto un passo indietro sulla Cina”. 

Ha già spiegato tutto Giulia, noi qui possiamo confermare che a quanto risulta Di Maio non dovrebbe andare a Shanghai nei prossimi giorni, anche per la quasi contemporaneità con le elezioni statunitensi. Non è da escludere, invece, che il ministro degli Esteri torni in Cina (dove lo scorso anno brindò con un calice di prosecco insieme a Xi Jinping) un pochino più avanti, magari anche prima della fine dell’anno.

Come raccontato più volte su Go East (settimana scorsa compresa), il ministro Di Maio e in generale il governo Conte sono stati costretti a un parziale cambio di rotta lungo la Via della Seta nell’ultimo anno e spiccioli, dopo essere finiti nell’agenda americana per l’adesione alla Belt and Road. Sintomatica, in tal senso, l’assenza del ministro degli Esteri al convegno organizzato da Fondazione Italia Cina per celebrare i 50 anni delle relazioni bilaterali. In realtà, assenza comprensibile vista la delicatezza del momento. Il suo nome compariva tra gli interventi istituzionali previsti, poi evidentemente Di Maio ha scelto di dare priorità ad altri impegni (ne ho scritto qui). Allo stesso evento hanno partecipato Mario Boselli (presidente Fondazione Italia Cina), Luca Ferrari (ambasciatore italiano a Pechino), Li Junhua (ambasciatore cinese a Roma) e Pier Luigi Streparava (presidente della Camera di Commercio Italo Cinese). Sempre qui potete trovare un resoconto dei loro interventi. “Insieme possiamo promuovere la cooperazione in settori come la green economy, la salute, la medicina, la tutela ambientale e le infrastrutture” ha detto per esempio Li.

 

SANTA SEDE-CINA

Chi invece non ha cambiato rotta nonostante il pressing di Washington è la Santa Sede. Come ampiamente previsto, è stata infatti annunciata la proroga dell’accordo sulla nomina dei vescovi con Pechino. “La Santa Sede, ritenendo che l’avvio dell’applicazione del suddetto Accordo – di fondamentale valore ecclesiale e pastorale – è stato positivo, grazie alla buona comunicazione e collaborazione tra le Parti nella materia pattuita, è intenzionata a proseguire il dialogo aperto e costruttivo per favorire la vita della Chiesa cattolica e il bene del Popolo cinese”, ha scritto nella nota con cui ha dato l’annuncio la sala stampa vaticana.

Tra le altre cose, sull’Osservatore Romano si legge che il dialogo è “voluto fortemente” da Bergoglio ma che, contrariamente a quanto sostenuto da alcuni media, lo stesso sarebbe stato avviato da Ratzinger. “Tale atteggiamento dialogante, nutrito di rispetto e amicizia, è fortemente voluto e promosso dal Santo Padre”, scrive il quotidiano. “Papa Francesco è ben cosciente delle ferite recate alla comunione della Chiesa nel passato, e dopo anni di lunghi negoziati, iniziati e portati avanti dai suoi Predecessori e in una indubbia continuità di pensiero con loro, ha ristabilito la piena comunione con i Vescovi cinesi ordinati senza mandato pontificio e ha autorizzato la firma dell’Accordo sulla nomina dei Vescovi, la cui bozza peraltro era stata già approvata da Papa Benedetto XVI”.

Non si nasconde comunque che alcuni nodi restano aperti. “E’ doveroso riconoscere che permangono non poche situazioni di grande sofferenza” si legge sempre sull’Osservatore Romano. “La Santa Sede ne è profondamente consapevole, ne tiene ben conto e non manca di attirare l’attenzione del Governo cinese per favorire un più fruttuoso esercizio della libertà religiosa. Il cammino è ancora lungo e non privo di difficoltà”. Con l’Accordo “non sono state affrontate tutte le questioni aperte o le situazioni che suscitano ancora preoccupazione per la Chiesa, ma esclusivamente l’argomento delle nomine episcopali, decisivo e imprescindibile per garantire la vita ordinaria della Chiesa, in Cina come in tutte le parti del mondo”.

L’accordo non ha fatto piacere a Taiwan, che ha nella Santa Sede l’unico alleato diplomatico in Europa, e di gran lunga il più influente dei 15 rimasti a livello globale. Negli ultimi anni Taipei non si era mai scoperta sull’argomento, limitandosi a sottolineare che il dialogo tra Vaticano e Pechino proseguiva solo per motivi pastorali e non diplomatici. Ora però il governo taiwanese sembra aver modificato approccio, probabilmente anche dopo il modo molto vocale con cui Mike Pompeo si era opposto alla proroga dell’accordo durante la sua recente visita a Roma.

Secondo il Global Times, la proroga dell’accordo riflette il rapporto “sano” e proficuo tra Santa Sede e governo cinese, prevedendo una maggiore integrazione dei cattolici cinesi nella società del Dragone. Dietro l’accordo “una tessitura diplomatica che parte da molto lontano e speranze che si realizzeranno nel tempo”, scrive Agi. “Ma nel presente non mancano le incognite”.

Il ministero degli Esteri di Taipei sollecita il Vaticano a concentrarsi sulla libertà religiosa, che definisce “in peggioramento” in Cina, e chiede che la Chiesa Cattolica non sia soggetta a “pressioni o coercizioni” da parte di governi, partiti politici o gruppi.     “In base al Codice di Diritto Canonico, tutti i vescovi della Chiesa Cattolica al mondo sono nominati dal Papa; alle autorità civili non deve essere garantito alcun diritto o privilegio di elezione, nomina, rappresentazione o designazione di vescovi”, si legge in una nota. “Proteggere l’autorità del Papa nel nominare i vescovi serve, in ultima istanza, a salvaguardare la libertà di religione. La Chiesa Cattolica, data la sua indipendenza e universalità, non deve essere soggetta a pressione o coercizione da alcun governo, partito politico o gruppo”. Per poi richiamare, in conclusione al dialogo bilaterale. “Taiwan controllerà con attenzione gli sviluppi dell’accordo tra Cina e Vaticano e continuerà a cooperare con la Santa Sede per salvaguardare i valori chiave della libertà religiosa e per migliorare stabilmente la partnership diplomatica di lunga data, fondata sui valori”. 

 

RELAZIONI POLITICHE (E NON)

L’Italia è nel pieno della seconda ondata di Covid e chiaramente anche questa settimana il dibattito politico si è concentrato su questo. Il nodo principale della relazione bilaterale, al momento sembra sempre quello sul 5G di cui abbiamo parlato tantissimo negli scorsi mesi (qui, per esempio).

Secondo Reuters, l’Italia ha bloccato l’accordo in base al quale Fastweb avrebbe dovuto ricevere da Huawei apparecchiature per la sua rete core 5G. Sia Fastweb, sia Huawei hanno scelto di non commentare la notizia, ma la mente non può che andare a quanto accaduto su Tim negli scorsi mesi. Si rafforza la sensazione che il ban del governo italiano c’è, ma non si dice, come la nebbia di Totò e Peppino che c’era ma non si vedeva.

Il presidente di Huawei Italia, Luigi De Vecchis, ha dichiarato che il colosso di Shenzhen mantiene intatto il desiderio di investire in Europa.

Nel frattempo, Huawei ha organizzato un appuntamento online dedicato a Milano per il suo Smart City Tour.

Prosegue poi il dibattito sui porti. Adolfo Urso, vicepresidente del Copasir nonché senatore di Fratelli d’Italia, ha rilasciato un’intervista a La Verità nella quale definisce i cinesi “nuovi colonizzatori”, parla di “battaglia finale sul porto di Taranto”, ammonendo che “mezzo governo sta con loro”.

Sul medesimo argomento, e sul medesimo quotidiano, si è espresso anche Giulio Sapelli, il quale sostiene che la Cina voglia occupare i porti italiani con il consenso di Berlino.

Presentata la Scuola di Formazione di Farefuturo da Urso, Alberoni, De Masi, Tremonti e Terzi. Tra i “docenti” figura anche Joshua Wong.

Massimo Mucchetti ha scritto a il Foglio sottolineando quello che, a suo dire, Pompeo e Repubblica “non capiscono” sulla presenza cinese in Italia. Ridurre la Cina al mero Partito comunista, come fa Pompeo, non aiuta a capire quel Mandarinato 4.0 che, fra l’altro, evita gli effetti di un’implosione del gigante asiatico a un Occidente immemore dei disastri geopolitici delle primavere arabe o del Far West eltsiniano”, scrive Muchetti, il quale sottolinea come Italia e Cina su diverse cose parlino “la stessa lingua”, mentre “Trump pretende la leadership dell’Occidente senza meritarsela”.

A proposito di rapporti commerciali, Linkiesta usa il sarcasmo per criticare (a distanza di oltre un anno e mezzo) il memorandum sulla Belt and Road.

In un’intervista a Il Sole 24 Ore, Giampiero Massolo, presidente di Ispi e di Fincantieri, ambasciatore, già segretario generale della Farnesina e direttore del Dis, ha parlato della crescente influenza di Pechino nelle organizzazioni internazionali.

L’Ambasciata d’Italia a Pechino ha ospitato, nell’ambito del programma “vITALYty”, un seminario del “Beijing Health Partners Group” volto ad approfondire i temi più di attualità in ambito sanitario, dalle misure di contenimento della crisi pandemica da COVID-19 alla produzione del vaccino e la sua futura distribuzione.

Il Tirreno paragona Livorno alla Cina per le misure ferree prese contro il diffondersi della pandemia da coronavirus.

Nel mezzo della seconda ondata, torna d’attualità l’esame di quanto hanno fatto e fanno i paesi asiatici per contenere l’epidemia (spesso con successo). A partire dalla Cina, sul cui caso si può leggere il bel pezzo di Giada Messetti (tra l’altro intervistata da Riccardo Iacona al festival “L’eredità delle donne”) su Domani.

A proposito di pandemia e di gestione cinese, si può seguire Filippo Santelli, corrispondente di Repubblica risultato positivo al suo ritorno in Cina. Santelli sta utilizzando la sua newsletter Hotpot come un diario di isolamento. Interessante anche questo suo thread su Twitter per capire come funziona l’isolamento in Cina.

La polizia italiana ha smantellato due gruppi, guidati da cittadini cinesi, che si adoperavano per truccare i test di ottenimento della patente di guida per i loro connazionali. Sostanzialmente, fornivano le risposte ai candidati che non conoscevano la lingua italiana e le norme del Codice della Strada, per compensi fino a settemila euro.

 

RELAZIONI ECONOMICHE

Nei giorni scorsi, Jean Pierre Mustier di Unicredit ha dato via libera a un investimento di 600 milioni, in partnership con China Investment Corporation e Investindustrial di Carlo Bonomi per il lancio di Ciicf, fondo che investirà nelle società italiane del mid-market al fine di consolidare e accelerare lo sviluppo della loro presenza commerciale in Cina. Secondo Dagospia, la tempistica della scelta “non è fortunata”.

Giglio, che progetta, realizza e gestisce piattaforme di e-commerce ha annunciato di aver firmato un accordo annuale con il Gruppo Mutti per la promozione e la distribuzione dei prodotti Mutti (conserve, sughi, passate) sui principali marketplace in Cina, tra cui Tmall.com e JD.com.

Su Il Venerdì di Repubblica, è stata raccontata la storia di Massimo Di Risio, ex pilota da corsa che importa da Pechino pezzi per auto low cost che fabbrica a Macchia d’Isernia.

Arrivano in Italia i primi vini cinesi. Importati dal Gruppo Meregalli, sono quattro etichette di Château Changyu Moser XV, una joint venture tra l’enologo Lenz Moser, della famiglia produttrice austriaca, e Changyu Pioneer, principale gruppo produttore cinese per quantità, con possedimenti in tutto il paese. Il Fatto Quotidiano si chiede se ce ne fosse bisogno.

Huawei ha ufficializzato l’uscita sul mercato italiano del suo mediogamma P Smart 2021.

Sul sito che utilizza per la sua attività di consulenza, Simone Padoan ha pubblicato due report sull’interscambio commerciale Italia-Cina. Il primo sulle statistiche del manifatturiero 2019, il secondo sulle dinamiche temporali e merceologiche.

I conti di Suning, il principale smart retailer cinese O2O di proprietà del Suning Holdings Group (gruppo proprietario dell’Inter), sono in miglioramento dopo il colpo assestato dal Covid nei primi due trimestri. Ma il patron Zhang Jindong, presidente dell’Inter, precipita nella classifica dei miliardari cinesi.

Restando al calcio, l’ex calciatore del Bologna Blerim Dzemaili lascia la Cina dopo dieci mesi e nessuna presenza con lo Shenzhen Fc.

Il ristorante italiano “Da Vittorio” conquista la seconda stella Michelin a Shanghai. A poco più di un anno dall’apertura, il ristorante affacciato sullo skyline del Bund, riceve il secondo importante riconoscimento durante la presentazione 2021 della guida Michelin.

Nel frattempo, è uscito da qualche settimana il libro “Business in Cina – Strumenti, strategie e opportunità lungo la Nuova Via della Seta“. Un “manuale strategico” nel quale Andrea Ghizzoni e Francesco Boggio Ferraris forniscono un vademecum per puntare al mercato del Dragone.

 

RELAZIONI CULTURALI

Si è aperta presso lo Shanghai Film Center la rassegna “Grandi maestri del cinema italiano”, organizzata dalla Shanghai Film Distribution and Exhibition Association in collaborazione con l’Istituto italiano di cultura di Shanghai. La rassegna presenta alcuni momenti salienti di una grande stagione del cinema italiano, esplorando il rapporto complesso che alcuni tra i maggiori registi della storia del cinema ebbero con le premesse neorealiste. Alla cerimonia di inaugurazione hanno preso parte il console generale d’Italia a Shanghai, Michele Cecchi, Gao Yunfei, vice assessore alla Propaganda della Municipalità di Shanghao, Jin Hui, segretario generale della Shanghai Film Distribution and Exhibition Association, e Jing Ying, vice presidente dell’Associazione d’amicizia con i popoli stranieri di Shanghai.

 Il Grande Raccordo Anulare di Roma va in scena in Cina. Nell’ambito delle celebrazioni della XX Settimana della Lingua Italiana ”L’italiano tra parola e immagine: graffiti, illustrazioni, fumetti”, presso l’Accademia di Belle Arti di Chongqing è stata proiettata, fino al 25 ottobre, la serie dei 10 documentari che raccontano GRAArt, una iniziativa di street art promossa da Anas (Gruppo Fs Italiane) per riqualificare e valorizzare l’infrastruttura.

Abbiamo già parlato nelle scorse settimane del progetto European Guanxi, di cui fanno parte anche sinologi italiani. Qui un’intervista di Radio Italia Cina a Martina Zuliani, Ilaria Tassari, Alessia Paolillo, Laura Pipitone e Mauro Dellisanti, membri fondatori dell’organizzazione senza scopo di lucro che si propone di costruire relazioni tra Europa e Cina.

Nuova puntata delle sempre interessanti “4 chiacchiere” di Wen-Long Sun, che questa volta ha parlato con Marco Wong.

Jada Bai, che collabora anche con China Files, ha invece partecipato a un incontro organizzato da Città Mondo e Comune di Milano su genitorialità, istituzioni, servizi e comunità straniere a Milano.

 

NON SOLO CINA

Taiwan

Più sopra abbiamo già parlato del tema del rinnovo dell’accordo Santa Sede-Pechino e come questo sia stato accolto da Taipei. Intanto. l’Ambasciata della Repubblica di Cina (Taiwan) presso la Santa Sede ha consegnato termometri digitali, guanti chirurgici e disinfettanti al centro di riabilitazione don Guanella presso la Casa Santa Maria della Provvidenza di Roma.

Eva Air ha spostato ulteriormente l’inaugurazione del volo diretto tra Taipei e Milano Malpensa, stavolta a settembre 2021. Un collegamento su cui si lavora da anni, e il cui avvio previsto per lo scorso febbraio è saltato a causa della pandemia. E ora slitta ulteriormente a causa della seconda ondata che sta colpendo Italia ed Europa.

Giappone e Corea

Con l’Italia colpita dalla seconda ondata del Covid, tornano d’attualità i modelli asiatici. In particolare, si ricomincia a parlare di come paesi come Giappone e Corea siano riusciti a contenere i contagi. Sul suo Instagram, Giulia Pompili ha raccontato nel dettaglio come funziona il modello coreano.

Nell’ambito di “Lucca Changes”, edizione 2020 di “Lucca Comics & Games”, l’Ambasciata del Giappone ha rinnovato la sua collaborazione con il festival, proponendo il seminario online “Il Giappone e l’arte dell’animazione”.

Japan Tobacco International ha scelto il sud Italia come porta d’ingresso in Europa per il lancio di Ploom, il proprio riscaldatore di tabacco. Qui un’intervista all’amministratore delegato di JT Italia.

Qui invece un’analisi dei rapporti “alcolici” tra Giappone e Italia, a partire dalla birra.

Su il Messaggero, Pio D’Emilia ha raccontato le jiko bukken giapponesi, letteralmente “case incidentate”. “Termine vago, che comprende ogni sorta di problematica che può contribuire a una riduzione dell’affitto. Ma quasi sempre si tratta della presenza di obake: fantasmi”.

Nell’ambito dellaXX Settimana della Lingua Italiana nel Mondo “L’italiano tra parola e immagine: graffiti, illlustrazioni e fumetti”, l’Ambasciata d’Italia in Corea e l’Istituto Italiano di Cultura di Seoul celebrano la lingua italiana con una serie di eventi. Qui il calendario.

Intanto prosegue fino al 31 ottobre la Korea Week con tantissimi eventi. Tutte le informazioni sul sito dell’Istituto di Cultura Coreano.

 

SPAZIO KATANE

Gli appassionati di Asia conoscono già Katane, la newsletter di Giulia Pompili che da molto tempo ci informa sulle notizie da Asia e Pacifico (chi non è ancora iscritto può porre rimedio qui). Dall’ultima puntata di Katane prendiamo la descrizione della Milk Tea Alliance.

Il tè con il latte è una delle cose più belle e buone dell’Asia, anche prima del significato che ha assunto in questi ultimi mesi. La chiamano la Milk Tea Alliance, ed è una specie di movimento di solidarietà che inizialmente univa (soprattutto online, tramite i social network) le proteste di Hong Kong alla Thailandia e a Taiwan, ma che man mano che quello che potremmo definire un “contagio democratico” cresce, soprattutto nel sud est asiatico, inizia a diffondersi.

In molti paesi asiatici il milk tea è bevanda assai popolare con una tradizione storica. A Taiwan, per esempio, il tè col latte si beve con la tapioca, se volete assaggiarlo ci sono molti posti che lo fanno sia a Roma sia a Milano (secondo le mie autorevolissime fonti il migliore a Roma è lo YouYouTea di via Principe Eugenio). La Thailandia ha il suo Thai milk tea, che ha un colore quasi arancione, Hong Kong ha trasformato la cultura del tè britannica, durante l’epoca coloniale, riadattandola ai gusti asiatici. Se siete in Malaysia, Indonesia o Singapore troverete il teh tarik, che è la fine del mondo. Io personalmente, appena atterro in Corea o in Giappone, mi fiondo in un convenience store a fare merenda con tè al latte e onigiri.  

Ma torniamo all’alleanza. Il tè ovviamente non c’entra nulla. Tutto è iniziato, secondo l’Hong Kong Free Press, con il riconoscimento di un’identità, e con il tentativo di sedare il bullismo cinese (ad aprile uno scontro tra troll cinesi e troll thailandesi aveva visto la partecipazione anche di hongkongers e taiwanesi). Quando però in Thailandia sono iniziate le proteste contro il sistema monarchico l’alleanza ha assunto un significato più profondo di ricerca di democrazia e trasparenza. Da qualche giorno anche in Laos c’è un movimento che si unisce a questa sfida anticinese ma che chiede anche un miglior sistema di governo in uno dei paesi più poveri del sud est asiatico. 

Oltre al tè, l’alleanza si è scambiata anche il gesto del braccio teso con le tre dita centrali alzate: hanno iniziato a usarlo in Thailandia, rubandolo dalla serie di film “Hunger Games”, dandogli un significato di ribellione contro le oppressioni. Ora si vede usarlo un po’ dappertutto in Asia. 

Per saperne di più sulle proteste in Thailandia, e sul resto della settimana asiatica, vi rimando alla puntata zero della newsletter di China Files.

 

AGENDA E SEGNALAZIONI

Il 16 ottobre il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino ha dato avvio alla programmazione autunnale volgendo uno sguardo al futuro, e lo fa attraverso una mostra originale dal titolo “China Goes Urban. La nuova epoca della città”, curata dal Politecnico di Torino e da Prospekt Photographers, in collaborazione con la Tsinghua University di Pechino e Intesa Sanpaolo.

Triboo Academy, in collaborazione con Promos e East Media, organizza un webinar per fornire alle aziende una panoramica del mondo digitale in Cina, dei trend di mercato e dell’evoluzione dei consumi a seguito della pandemia. Appuntamento il 30 ottobre alle 10.

Fino al 31 ottobre prosegue la Korea Week con tantissimi eventi. Tutte le informazioni sul sito dell’Istituto di Cultura Coreano.

Sabato 31 ottobre, dalle 10 alle 13, Simone Pieranni cura l’incontro “Il Virus “Cinese” nell’ambito del Premio Morrione 2020.

Paraventi Giapponesi – Galleria Nobili ha per il 6, 13 e 20 novembre in programma il corso “Evanescente come rugiada”, a cura di Rossella Marangoni, studiosa nipponista e autrice di numerosi saggi. Appuntamenti a cadenza settimanale per scoprire aspetti che gravitano attorno al senso del bello appartenenti alla storia e alla cultura giapponese.

Il 6 novembre, durante la Chengdu Design Week, il fiscalista Lorenzo Riccardi (RsA Asia) parlerà di Belt and Road.

“Contestazione o adattamento? L’ascesa della Cina e il futuro dell’ordine internazionale liberale”. E’ il titolo di un incontro in programma il 9 novembre alle 16.30 con Simone Dossi (Università degli Studi di Milano), organizzato dall’Istituto Confucio di Napoli e Università L’Orientale.

A novembre il Centro di giornalismo permanente presenta la terza edizione del workshop “Scrivere di esteri: raccontare l’Asia”, in programma il 9, 10, 11, 16, 17, 18 e 25 novembre dalle 18 alle 20. Il corso è riservato a 20 partecipanti ed è tenuto da Simone Pieranni, Giulia Pompili, Matteo Miavaldi, Giulia Sciorati e Ilaria Maria Sala.

Il 16 novembre l’ambasciatore italiano a Tokyo, Giorgio Starace, partecipa al webinar (a cui interverrò anche io) “Giappone tra geopolitica e opportunità commerciali“, organizzato da Promos Italia nell’ambito del programma Export 45.

 

Di Lorenzo Lamperti*

**Giornalista responsabile della sezione “Esteri” del quotidiano online Affaritaliani.it. Si occupa di politica internazionale, con particolare attenzione per le dinamiche geopolitiche di Cina e Asia orientale, anche in relazione all’Italia