Non solo Luigi Di Maio, alla fine resta alla Farnesina anche Manlio Di Stefano. Confermato anche lui nel ruolo di sottosegretario agli Esteri nonostante, solo poche settimane fa, aveva pubblicamente dichiarato di non voler votare a favore del governo Draghi. Con lui ci saranno anche la confermata Marina Sereni (Pd) e il nuovo ingresso Benedetto Della Vedova (+Europa), che prende il posto di Ivan Scalfarotto (Italia Viva). La delega agli Affari europei riservata direttamente dal premier all’ex ministro Vincenzo Amendola (Pd) e l’arrivo dell’ambasciatore Luigi Mattiolo nel ruolo di consigliere diplomatico di Palazzo Chigi fanno capire le intenzioni di Mario Draghi, peraltro già esplicitate durante i suoi interventi per la fiducia in Senato e alla Camera: la bussola è nettamente atlantista.
Nelle parole di Draghi si percepisce un cambio rispetto a quelle di Giuseppe Conte, che nel suo recente primo intervento per la fiducia in parlamento aveva quasi equiparato Usa e Cina proponendo l’Italia come ponte tra occidente e oriente. Draghi dice invece di seguire “con preoccupazione l’aumento delle tensioni in Asia intorno alla Cina”, dopo aver chiarito che il “governo sarà convintamente europeista e atlantista, in linea con gli ancoraggi storici dell’Italia: Ue, Alleanza Atlantica, Onu. Ancoraggi che abbiamo scelto fin dal dopoguerra in un percorso che ha portato benessere, sicurezza e prestigio internazionali”. La sensazione è che il governo Draghi possa allontanarsi da Pechino, quantomeno a livello retorico.
Michele Geraci, ex sottosegretario al Mise, sottolinea come anche il governo gialloverde fosse atlantista e invita comunque a capire la Cina per migliorare il sistema economico italiano.
Secondo il Manifesto restano dei “non detti” nelle dichiarazioni di Draghi sulla politica estera, mentre Simone Pieranni sottolinea come sia impossibile non avere a che fare con la Cina. “Si tratta di un tema che bene o male dovrà affrontare anche il nuovo governo italiano di Mario Draghi: rimanere ancorati a un passato che non c’è più e che non ritornerà, o provare a fare qualche passo nel futuro”, scrive Pieranni. “Eventualità che non significa affidarsi mani e piedi ai cinesi, ma tutelare i propri interessi e non quelli di uno sceriffo senza più stella sul petto, da tempo”.
Li Keqiang ha, intanto, inviato un messaggio di congratulazioni al presidente del Consiglio. Il premier cinese ha sottolineato che l’Italia è un partner di cooperazione importante. La Cina, ha detto Li Keqiang, è pronta a sostenere la presidenza italiana del G20, e a “lavorare con l’Italia per dare contributi positivi alla promozione della cooperazione internazionale anti-pandemia e alla ripresa economica globale”.
RELAZIONI POLITICHE
Le telecomunicazioni e, dunque, anche il tema del 5G, passeranno per il leghista Giancarlo Giorgetti, convinto atlantista. Fu lui, poco prima della firma del memorandum of understanding del governo Conte I sulla Belt and Road, a viaggiare a Washington per raccogliere le istanze e le perplessità degli statunitensi.
Sul tema del 5G è intervenuto con parole nette Enrico Borghi, membro Pd del Copasir. “La Cina è lo spartiacque del XXI secolo; se il ventesimo secolo è stato contraddistinto dallo scontro fa capitalismo liberaldemocratico e regime comunista collettivistico, scontro che si è concluso con il crollo del muro di Berlino con l’affermazione del modello del capitalismo su scala diffusa, oggi siamo di fronte ad un braccio di ferro con una forma di capitalismo, quello cinese, che mette insieme una compressione degli spazi di libertà, un azzeramento dei diritti civili, un’assenza di pluralismo politico con il massimo grado di pianificazione e di spinta verso la presenza dello Stato cinese sui mercati”, ha detto Borghi durante un webinar. “Lo stesso 5G cinese ha una diretta connessione con la potenza militare, e non vi è dubbio che se noi riteniamo che il nostro sistema debba essere salvaguardato dal punto di vista della democrazia, dei diritti e della libertà, dobbiamo lavorare per una maggiore efficienza del sistema. L’agenda Draghi ha, al proprio interno, una serie di punti specifici che vanno in questa direzione”.
L’Italia è tra i paesi che appoggiano la dichiarazione canadese contro l’utilizzo della detenzione arbitraria come strumento diplomatico per mettere pressione ad altri Stati. Una pratica molto sfruttata negli ultimi anni da diversi regimi, a partire dalla Cina. Come in un caso che riguarda Huawei.
Prosegue intanto l’inchiesta sulle mascherine dalla Cina che lambisce anche l’ex commissario Domenico Arcuri, mentre nel mirino finiscono altre forniture vendute come Ffp2 ma che in realtà filtrano solo il 36%.
Marco Cavalieri, presidente della task force sui vaccini dell’Ema, apre alla possibilità di un’approvazione per il vaccino anti Covid-19 prodotto in Cina, definendolo “promettente”
La Lega attacca sull’accordo CAI tra Ue e Cina e presenta un’interrogazione alla Commissione Europea perché venga fatta chiarezza su alcuni punti: “Serve che Bruxelles dica chiaramente se pensa che i negoziati sul Cai siano effettivamente basati su un decisivo miglioramento delle condizioni dei diritti umani in Cina”, si legge in una nota. “Desideriamo altresì sapere se siano presenti valutazioni aggiornate dell’impatto dell’accordo sui consumatori e sulle aziende europee alle prese con una crisi senza precedenti. Infine, chiediamo alla Commissione Ue se abbia tenuto conto dei fondamentali rapporti con gli Usa, coinvolgendo e informando l’amministrazione americana di questa decisione, e se ritenga utile coordinare scelte di questo genere con gli Usa, per temi così importanti e delicati”.
Secondo Marco Marazzi e Mario Boselli, presidente della Fondazione Italia Cina, l’accordo sugli investimenti è invece una grande opportunità per le imprese italiane.
Chi sembra intenzionato ad approfondire le relazioni con Pechino è la Santa Sede. Sull’Avvenire è stata pubblicata un’analisi di Elsa Giunipero che parla di “cammino costante” e di “qualche segnale positivo” dalle misure sul personale religioso introdotte dal governo cinese. “Smentita la tesi che i nuovi regolamenti introducano divisioni o ostacoli nei rapporti tra “patriottici” e “clandestini”: le ‘Misure’ ribadiscono che i “clandestini” devono essere riconosciuti”, scrive Giunipero. “Purtroppo oggi alcune difficoltà in questo cammino vengono anche da quei “clandestini” che non vogliono chiedere il riconoscimento persino quando non vengono imposte loro condizioni inaccettabili. Il peso delle vicende passate minaccia così di frenare una Chiesa che dovrebbe invece proiettarsi verso una grande opera di evangelizzazione”, si legge ancora nell’articolo pubblicato da Avvenire.
RELAZIONI COMMERCIALI
A novembre il primo scudetto della sua storia. Ora, a poco più di tre mesi di distanza, lo scioglimento del club. Il Jiangsu Fc è caduto nel baratro subito dopo essere arrivato sulla vetta. Il club ha annunciato la sospensione di tutte le attività sportive con effetto immediato, a poche settimane dall’inizio del campionato di calcio cinese stagione 2021 (ne ho scritto qui). La mossa, obbligata, arriva dopo che la proprietà non è riuscita a ottemperare ai doveri finanziari per l’iscrizione della squadra alla nuova Chinese Super League. Sospese anche le attività della squadra femminile (campione di Cina nel 2019) e delle categorie giovanili. La notizia interessa da vicino anche l’Italia, visto che dal 2015 il proprietario del Jiangsu Fc era Suning, il colosso del retail cinese che controlla anche la maggioranza delle quote dell’Inter. Negli scorsi giorni era arrivata anche la sospensione del titolo di Suning in Borsa, con la notizia della messa in vendita tra il 20 e il 25% del capitale azionario, con l’ingresso di aziende statali nelle quote. Zhang Jindong è considerato uno dei uomini di affari più vicini a Xi Jinping (grande appassionato di calcio) e al governo cinese. Lo testimonia anche la sua presenza a Roma durante la missione del presidente cinese per la firma del memorandum of understanding sulla Belt and Road da parte del governo Conte I, il 23 marzo 2019. Allora Suning era proprietaria dell’Inter già da quasi tre anni. Anche il club nerazzurro vive con qualche apprensione gli sviluppi in arrivo dalla Cina.
Via libera dal governo per Satispay, la popolare app italiana di pagamenti digitali, che aprirà a nuovi capitali esteri. Il Consiglio dei Ministri ha autorizzato, con alcune condizioni, l’ingresso della cinese Tencent e della statunitense Square, nata dal fondatore di Twitter, Jack Dorsey. Ognuno investirà 15 milioni di euro, e saranno affiancati da Tim Ventures, ovvero il gruppo Telecom Italia, e LGT Lightstone, con 20 milioni ciascuno.
Dopo la storica gaffe di due anni fa, Dolce & Gabbana punta sull’Asia al di là della Cina. “I mercati che danno prospettiva sono prima di tutto il mercato asiatico, non solo Cina, la Corea e il Giappone ma anche Sudest Asia Noi su questo stiamo lavorando molto”, dicono gli stilisti.
La marchigiana Santoni, famosa per le calzature artigianali da uomo e da donna, ha deciso di entrare nel mercato cinese con una strategia digitale che prevede l’apertura di un flagship store su Tmall, piattaforma del gruppo Alibaba e leader del mercato B2C in Cina, una gigantesca boutique online che raggiunge oltre 750 milioni di consumatori attivi all’anno.
Alessio Fortunato, professionista italiano che vive e lavora da anni in Cina, racconta le prospettive del mercato del vino italiano in Cina e in Asia.
Secondo la CGTN, i produttori di prosciutto di Parma sperano nella portata dell’accordo sugli investimenti tra Ue e Cina per alimentare il proprio export.
Huawei ha annunciato un nuovo smart speaker realizzato in partnership con Devialet, società francese che produce altoparlanti e amplificatori. Huawei Sound è ora disponibile anche in Italia.
Sempre Huawei ha donato all’Università di Perugia dotazione tecnologica per 50 mila euro.
Durante un incontro della Fondazione Italia Cina è stato presentato il rapporto dal titolo “Il ruolo delle PMI nelle relazioni tra Italia e Cina: analisi di scenario e indicazioni di soci e imprese”, che esamina le opportunità di cooperazione economica per le piccole e medie imprese in Italia e Cina dopo la pandemia di coronavirus.
RELAZIONI CULTURALI
Massimo Gramellini si è esercitato sul tema dell’eliminazione della povertà assoluta annunciata da Xi Jinping, facendo un parallelo con eventi italiani. “Molto si è discusso sui rapporti tra la Cina di Xi Jinping e l’Italia di Di Maio Tze Tung, e qualche chiacchiera dev’essere scivolata fino all’orecchio di Biden, agevolando la sterzata atlantica delle ultime settimane, culminata nell’insediamento del nuovo ministro degli Esteri Joe Di Maio”, scrive Gramellini. “In realtà, adesso finalmente lo sappiamo, gli emissari di Pechino non venivano in Italia per comprare le aziende, ma per studiare il piano anti-poveri dei Cinquestelle. Del resto, non sarebbe la prima volta che i cinesi copiano il Made in Italy. Anche se con la povertà hanno fatto qualcosa di più: oltre che abolirla a casa loro, con la globalizzazione sono persino riusciti a esportarla”, conclude.
Su Sinosfere continua il dibattito sul ruolo dei sinologi e della sinologia nella nuova era cinese. Qui il contributo di Gaia Perini, che si augura “alleanze interne fra i vari rami della disciplina e sodalizi intellettuali ibridi”.
Jada Bai ha raccontato per China Files l’anno pandemico della comunità cinese in Italia. “Avevamo paura per i familiari, per gli amici, per noi stessi. Mi ricordo i tweet con l’associazione delle parole virus e cinese, l’improvvisa ostilità o l’ancor più profonda diffidenza intorno a me quando ero per strada o in metropolitana”, scrive Jada.
La sinofobia non se n’è ancora andata. Basti vedere che cosa è successo a Prato, città simbolo della presenza cinese in Italia, dove sono stati distribuiti volantini offensivi e contenenti fake news sull’origine del coronavirus.
Dopo l’edizione digitale della scorsa estate, il Far East Film Festival di Udine torna alle origini. Dall’11 al 19 giugno, dunque, il Teatro Nuovo “Giovanni da Udine” riaprirà le porte al meglio del cinema popolare asiatico.
In occasione delle celebrazioni del settimo centenario dalla morte di Dante Alighieri, l’Ambasciata d’Italia a Pechino e la rete diplomatico-consolare in Cina, in raccordo con gli Istituti di Cultura ed ENIT, hanno elaborato un articolato palinsesto composto da oltre cinquanta attività promozionali di tema dantesco.
Lo scorso 27 febbraio l’Accademia di Brera ha inaugurato il nuovo anno accademico 2021/2022. La Presidente, Livia Pomodoro, ha presentato l’ambizioso progetto del nuovo “Campus delle Arti” all’interno dell’ex Scalo Farini. L’ampliamento è dettato da esigenze contingenti di trovare nuovi spazi per attività di ricerca e laboratorio nonché per l’incrementale numero di iscritti, inclusa la folta rappresentanza di studenti internazionali (33% degli iscritti), tra cui molti cittadini cinesi. All’evento ha partecipato l’ambasciatore a Pechino, Luca Ferrari.
Continua lo speciale di China Files, in collaborazione con associazione ProPositivo, sul pensiero di Gramsci e sul suo influsso sulla Cina contemporanea. Qui un’analisi sullo xiismo.
Interessante approfondimento di SupChina su Zhang Heng, il “Leonardo Da Vinci cinese”.
La regista Chloe Zhao ha vinto il Golden Globe con il suo film “Nomadland”, con il quale aveva trionfato anche alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
NON SOLO CINA
Myanmar
Il drammatico sviluppo degli eventi in Myanmar sta avendo eco anche in Italia. Tema al quale è dedicato il primo mini e-book di China Files (qui tutti i dettagli per riceverlo). Anche Sara Perria su la Stampa, Emanuele Giordana su il Manifesto, Massimo Morello su il Foglio e Francesco Radicioni su Radio Radicale stanno seguendo con continuità le proteste contro il golpe militare e la repressione dell’esercito. Qui una puntata di Radio3 Mondo dedicata all’argomento.
L’ambasciata italiana a Yangon ha più volte (per esempio qui e qui) condannato l’uso della forza e ha espresso condoglianze per le famiglie delle vittime della repressione. L’ambasciatrice Hmway Hmway Khyne è stata convocata alla Farnesina per chiedere – si legge in una nota – che “le autorità militari pongano termine immediatamente a tutte le azioni di violenta repressione delle proteste democratiche”. All’ambasciatrice è stata espressa “piena solidarietà dell’Italia nei confronti di tutti coloro che manifestano pacificamente”. L’Italia ha ribadito la “ferma condanna” del golpe, la richiesta di “immediato rilascio” di Aung San Suu Kyi. Sottolineata anche “l’illegittimità della decisione dei militari di annullare le elezioni di novembre”. Il ministro Luigi Di Maio ha dichiarato di aver chiesto “la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali di un popolo che sta soffrendo, esprimendo piena solidarietà dell’Italia nei confronti di tutti coloro che stanno manifestando pacificamente in Myanmar”. Di Maio ha fatto poi riferimento anche al gesto di pace di suor Ann Nu Thawng, che si è inginocchiata di fronte ai militari.
Sono intervenuti sull’argomento anche Antonio Tajani (Forza Italia) e soprattutto Piero Fassino (Pd), presidente della commissione Esteri della Camera e già inviato speciale Ue in Birmania tra 2007 e 2011. “Non si può assistere inerti e passivi. La comunità internazionale ha il dovere di agire”, ha detto Fassino. La commissione Esteri, su sua proposta, ha approvato all’unanimità una risoluzione in cui chiede la cessazione immediata di ogni forma di violenza e repressione, la liberazione di Aung San Suu Kyi e di tutte le persone detenute e arrestate, il ripristino della legalità democratica, il rispetto dei diritti umani.
“L’Italia deve continuare ad avere un ruolo a livello Ue perché si assumano decisioni coraggiose e tempestive” di fronte alla situazione in Myanmar dove anche oggi la popolazione è tornata in piazza a un mese dal golpe del primo febbraio, dove continua la repressione delle proteste, dove bisogna “far vedere ai militari che questa volta non aspetteremo altri 50 anni” dice invece Cecilia Brighi, segretario generale dell’associazione ”Italia-Birmania.Insieme’. E’ ora, dice all’Adnkronos, di “adottare delle sanzioni ben precise e mirate nei confronti dei militari”.
L‘Ente nazionale risi chiede di ripristinare i dazi sulle importazioni di riso birmano, invitando la Commissione europea invitando la Commissione a ”non aver paura di prendere questo provvedimento per timore di penalizzare i risicoltori birmani perché, come verificato nella stesura del dossier di richiesta di apertura dell’indagine per l’applicazione della clausola di salvaguardia nei confronti dell’import di riso lavorato di tipo Indica da Cambogia e Myanmar stesso, gli unici a beneficiare dell’aumento dei traffici verso l’Unione europea sono gli esportatori birmani”. Posizione fatta sua anche dal Movimento Cinque Stelle.
Il 16 febbraio a Milano si è svolta una manifestazione a sostegno di chi protesta in Myanmar, dove prende posizione anche il giornale cattolico, che scrive che è “l’ora della disobbedienza civile”. I leader religiosi si dicono pronti alla mediazione e chiedono un intervento dell’ASEAN.
Corea
Damiani, il gruppo di gioielleria guidato da Guido Grassi Damiani, ha deciso di concentrarsi sulla Corea: sulla scia della crescita a due cifre registrata nel 2020, ha nominato direttore generale Eunice Kim, che viene da esperienze in Chanel e L’Oreal. Investimenti anche nel retail: le novità nel management vanno di pari passo con nuove importanti aperture a Hyundai Main e Shinsegae Daegu, ma anche con un nuovo spazio per il lusso a Hyundai Pangyo. Aperta anche una nuova boutique in Lotte Main Avenue a Seul.
Le comunità di coreani sono presenti in Italia dagli anni ’50, in crescita del 23% negli ultimi 6 anni, seppure non esistano studi approfonditi sul fenomeno di integrazione. Da qui l’esigenza di un primo studio sistematico, attraverso un questionario destinato alle comunità di italo-coreani, per rilevare le conoscenze, le preferenze, le abilità, gli atti linguistici e l’endofasia dei parlanti. Realizzato con L’Università di Roma la Sapienza e promosso con l’Associazione KING (Korean Italian New Generation), China Files e K-Pop News.
Giappone
L’Ambasciata d’Italia in Giappone, in raccordo con gli Istituti Italiani di Cultura di Tokyo e Osaka, il Consolato Generale a Osaka ed ENIT ha messo in calendario, per tutto il 2021, oltre 25 tra iniziative ed eventi dedicati alla figura di Dante Alighieri.
Matrimoni, cognomi e disparità di genere: Sara Perinetto analizza similitudini e differenze tra Italia e Giappone.
Taiwan
L’Ufficio di Rappresentanza di Taipei in Italia si è congratulato con Draghi per la nomina a presidente del Consiglio, auspicando collaborazione bilaterale.
Il capo dell’Ufficio di rappresentanza di Taiwan in Italia, Andrea Sing-Ying Lee, ha partecipato a una tavola rotonda sul multilateralismo.
Dopo le traduzioni in Spagna e nei Paesi del nord Europa, l’albo “Ippolita, la bambina perfetta”, scritto dell’insegnante e scrittore reggiano Giuseppe Caliceti e illustrato da Mara Cerri, arriva a Taiwan.
Qui invece si racconta ‘La Bella Vita’, il grattacielo creato da Antonio Citterio Patricia Viel (ACPV) nella città taiwanese di Taichung e che fonde approccio Made in Italy e influenze orientali.
India
Il senatore del Pd Roberto Rampi ha chiesto che venga fatta chiarezza sulla vicenda del giovane attivista di Fridays For Future India Disha Ravi, prelevata dalla sua casa a Bangalore e arrestata dichiarata in arresto per ‘aver collaborato alla stesura di un documento informativo sulle proteste dei contadini indiani”. Segnale in piccolo del fatto che con Joe Biden alla Casa Bianca l’India di Narendra Modi potrebbe avere qualche problema sul tema dei diritti umani.
SPAZIO KATANE
Gli appassionati di Asia conoscono già Katane, la newsletter di Giulia Pompili che da molto tempo ci informa sulle notizie da Asia e Pacifico (chi non è ancora iscritto può porre rimedio qui). Dalla scorsa puntata prendiamo un estratto sull’attacco nella Repubblica Democratica del Congo n cui hanno perso la vita l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere della scorta Vittorio Iacovacci e l’autista del convoglio Mustapha Milambo. Si parla di presenza cinese in Africa.
Nel 2019 la Cina ha contribuito con 7 miliardi di dollari alle missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite, il 15,22 per cento del bilancio totale. Un aumento considerevole rispetto al 10,28 per cento del 2018: la Cina è oggi il secondo più grande contributore dopo gli Stati Uniti. Delle 14 attuali missioni di peacekeeping dell’Onu, sette sono in Africa, il continente che assorbe circa due terzi del budget totale. “La Cina ha 2.458 militari e forze di polizia che servono in otto missioni diverse in tutto il mondo. Il numero è più alto del contributo combinato degli altri quattro membri permanenti del Consiglio di sicurezza, Russia, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Dal 1989, oltre 40.000 forze di peacekeeping cinesi hanno prestato servizio in 24 missioni delle Nazioni Unite, la maggior parte in Africa”. L’anno scorso è uscito un libro interessante che si chiama “Chinese Peace in Africa: From Peacekeeper to Peacemaker”. L’ha scritto Steven C.Y. Kuo, ricercatore del Gordon Institute of Business Science dell’università di Pretoria, in Sudafrica. Kuo è uno dei massimi esperti di rapporti tra Cina e Africa.
La Cina ha ottimi rapporti con la Repubblica democratica del Congo. Il 7 gennaio del 2021 Pechino ha cancellato interamente il debito al paese, che contemporaneamente ha aderito alla Via della Seta. Pechino ha ufficialmente condannato l’attacco al convoglio del WFP e l’uccisione di Attanasio, Milambo e Iacobacci. E’ un brutto segnale anche e ovviamente per la Cina, che si attacchino i convogli dell’Onu, considerato il numero di cinesi che vivono e lavorano in Africa. Proprio per questo va fatta una riflessione su questo modello di peacekeeping della Cina, che ha un limite. Con Marina Rudyak, sinologa che si occupa di aiuti cinesi in giro per il mondo, in passato ho discusso parecchio di questo argomento: se vuoi fare la potenza influente nel mondo, prima o poi sarai costretta ad abbandonare la politica della “non interferenza”.
AGENDA
Il 4 marzo alle 14 interessante appuntamento targato ISPI sulle relazioni euroasiatiche. Intervengono tra gli altri Philip Le Corre, Janka Oertel, Monika Sie Dianh Ho e Kazuto Suzuki.
Il 16 marzo alle 18 la Fondazione Vittorino Colombo invita a seguire su Zoom una prestigiosa tavola rotonda in cui illustri relatori si avvicenderanno per dibattere sul futuro dell’Italia e dell’Europa alla luce di importanti accadimenti mondiali. Dopo l’introduzione del presidente Stefano Devecchi Bellini interverranno Claudio Pagliara, Tiziana Lippiello, Zeno D’Agostino, Adolfo Urso, Lia Quartapelle, Aldo Fumagalli, Lucio Caracciolo e Giovanni Andornino. Conclusioni affidate a Simone Peranni e Marco Marazzi.
In partenza a marzo il corso di Business Chinese presso la Scuola Permanente della Fondazione Italia Cina. Un pratico percorso di 7 laboratori tematici per perfezionare le proprie abilità comunicative e lavorare con la Cina. Si può scrivere a scuola@italychina.org per maggiori informazioni.
Aperto il concorso letterario Cinarriamo di Orientalia editrice su “storie tra identità e alterità”.
Sono ripartiti gli incontri e i workshop di Paraventi Giapponesi a Milano.
Letture. Nelle scorse settimane è uscito per Egea il libro “Finanza e potere lungo le nuove Vie della Seta“, un grande lavoro di Alessia Amighini, co-head dell’Asia Centre ISPI, che illustra il nucleo finanziario della Belt and Road Initiative. La vera linfa dell’Iniziativa, la parte più innovativa e dirompente nei suoi aspetti operativi, istituzionali e politici. Qui e qui due estratti, qui una recensione di Simone Pieranni.
Di Lorenzo Lamperti*
*Giornalista responsabile della sezione “Esteri” del quotidiano online Affaritaliani.it. Si occupa di politica internazionale, con particolare attenzione per le dinamiche geopolitiche di Cina e Asia orientale, anche in relazione all’Italia
Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.