Il 05 Giugno 2021 il mondo intero ha celebrato la giornata mondiale dell’ambiente, un’occasione importante per riportare ancora una volta l’attenzione sulla questione ambientale e le conseguenze nefaste del cambiamento climatico. Tra i molti obiettivi prefissati dall’amministrazione Biden vi è quello di ridefinire l’immagine internazionale degli USA riappropriandosi dello status di leader mondiale a capo della transizione ecologica. Una vera necessità e una sfida per il paese, che cerca in ogni modo di riacquisire la credibilità perduta a causa della condotta dell’ex presidente Trump. Una delle ultime mosse politiche più discusse di Biden è stato il primo incontro del Quad, il Quadrilateral Security Dialogue tra Giappone, Australia, India e USA, tenutosi il 12 marzo 2021. L’alleanza, fondata dal Premier Giapponese Shinzo Abe nel 2007, è volta a favorire la cooperazione nell’Indo-Pacifico e contrastare l’influenza militare e economica della Cina. Nei suoi primi mesi di mandato, il Presidente americano ha dovuto scavalcare numerosi ostacoli, tra cui la gestione delle violente manifestazioni organizzate dai sostenitori dell’ex-presidente Trump e il patto per la pace in Afghanistan. Tuttavia, la risposta alla crisi ambientale è rimasta tra le priorità della sua agenda. La transizione politica si è infatti palesata dal ritorno degli USA nell’Accordo di Parigi del 2015 sul clima dal quale Trump, scettico, aveva deciso di uscire.
Ai primi di aprile John Kerry, inviato speciale per il clima della squadra Biden, ha effettuato una serie di visite ufficiali negli Emirati Arabi, in India e Bangladesh, per discutere con ciascuno stato dei programmi contro il cambiamento climatico. Questa tournée di incontri ha avuto lo scopo di mettere le basi in vista del successivo summit tra 40 capi di stato mondiali che ha avuto luogo il 22 e il 23 aprile. In quest’occasione sono state affrontate diverse tematiche riguardo l’emergenza ambientale e sono stati decisi i prossimi passi da intraprendere per ridurre l’inquinamento di CO2. Il tutto in vista di un altro incontro significativo: la 26esima Conferenza sul Cambiamento Climatico delle UN (COP26), che si terrà tra l’1 e il 12 Novembre 2021 a Glasgow, nel Regno Unito.
India oltre l’ambiente
L’India è il terzo paese al mondo per emissioni di CO2 dopo l’America e la Cina. Secondo l’Agenzia Internazionale di Energia (IEA), il paese guidato dal Primo Ministro Indiano Narendra Modi è responsabile del 6,8% delle emissioni globali di gas atmosferico. Oltre a portare a termine uno degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, che consiste nell’arrivare a 0 emissioni entro il 2050, uno dei punti sull’agenda di Modi consiste nel ridurre l’intensità delle emissioni di gas serra del suo PIL dal 33 al 35% rispetto ai livelli del 2005. Il Primo Ministro indiano promette inoltre di generare il 40% dell’energia del paese attraverso fonti rinnovabili e creare un dissipatore di carbonio.
La visita del 6 Aprile di Kerry a Nuova Delhi è sicuramente un segno incoraggiante per il paese, che insieme a molti altri stati dell’Asia meridionale soffre sempre di più delle conseguenze del cambiamento climatico, tra frequenti inondazioni e temperature che superano con regolarità il livello di emergenza. L’America ha dichiarato di essere pronta ad intervenire sul territorio indiano, aiutando il paese di Modi a portare a termine gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Il recente incontro tra Kerry e Modi segue di appena qualche settimana il primo vertice del Quad, durante il quale Biden aveva già dimostrato il desiderio di consolidare ulteriormente l’alleanza con l’India. Gli USA hanno dato prova del forte interesse a tessere nuovi legami con i paesi ASEAN anche in occasione del G7, al quale Australia, India, Corea del Sud, Sud Africa e il sultanato del Brunei sono stati invitati come ospiti speciali. L’incontro dei ministri degli Esteri delle più grandi economie mondiali, tra cui Regno Unito, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Stati Uniti, tenutosi i primi di maggio, ha gettato le basi per il summit tra i capi di stato che si svolgerà in Cornovaglia il prossimo 11-13 giugno. Oltre alle grandi crisi internazionali in Myanmar, Libia, Siria, Iran e Corea del Nord, i leader affronteranno anche il problema legato al cambiamento climatico con l’obiettivo di creare una rete di supporto internazionale che aiuti tutti i paesi a compiere una transizione ecologica.
Nell’ottica di favorire Modi in questo processo, gli USA hanno intenzione di rafforzare la partnership con l’India investendo, soprattutto in campo tecnologico. Questo piano di interventi comprende incentivi per migliorare la qualità dell’aria in ambiente urbano, aiuti per la riduzione di emissioni di CO2 e per favorire l’utilizzo di energia rinnovabile. Fino al 2014, una politica simile è stata adottata da Obama in Cina che, grazie all’intervento americano, sarà in grado di ridurre a 0 le emissioni di carbone entro il 2030. Lo stesso approccio è stato attuato ora da Biden con l’India, ma con un’enorme differenza: dietro la causa ambientale supportata dal nuovo Presidente degli Stati Uniti si celano anche ragioni strategico-politiche che spiegano con maggior chiarezza il massiccio intervento degli USA in India. Biden sta infatti costruendo una rete di supporto al paese asiatico che agisce su più livelli, soprattutto economico e sociale. In particolare, nei prossimi anni l’America si impegnerà a favorire la crescita economica del sub continente con l’intenzione di portare un po’ di ordine nelle acque dell’Indo-Pacifico che, sotto il controllo dell’India, rimarranno libere e aperte. Le azioni del Presidente degli Stati Uniti, inoltre, mirano ad arginare l’influenza della Cina sul mercato globale, sperando che il paese si ritiri dal panorama internazionale lasciando all’India la leadership dell’Indo-Pacifico. L’amministrazione Biden, come Kerry stesso ha ricordato durante la tournée di incontri sul clima, crede fermamente che l’India sia un partner fondamentale per il futuro energetico, della ricerca e dello sviluppo a livello globale. Per questo motivo, il paese di Modi gioca un ruolo altrettanto critico nel risolvere la crisi climatica.
USA tra India e Pakistan
Dopo la visita del 6 Aprile di Kerry in India, il G7 è già il terzo incontro tra il Primo Ministro Indiano Modi e l’amministrazione di Joe Biden. L’India ha molto da guadagnare da questa nuova alleanza democratica perché l’America non solo continuerà ad investire nel paese ma lo supporterà nel diventare il fulcro della connettività dell’Indo-Pacifico. Ancora più importante se ne servirà per isolare la Cina, che dagli anni ‘80 funge da motore principale per lo sviluppo e la prosperità economica mondiale, continuando ad attirare la maggior parte degli investimenti globali. Inoltre, per l’India gli USA rappresenteranno anche un ottimo aiuto nella lotta al terrorismo e nel controbilanciare le minacce del Pakistan. Attraverso una partnership ad ampio raggio, sia pubblica che privata, l’America potrà risolvere molti nodi critici indiani, tra i quali la crescente disoccupazione, inefficienza ed insufficienza dei servizi sanitari, la povertà e il basso tasso di alfabetizzazione, aiutando così il paese a primeggiare nel campo dell’innovazione tecnologica non solo a livello mondiale non solo regionale.
Tuttavia, se da un lato, grazie al sostegno e agli investimenti degli USA la salute dei cittadini indiani migliorerà e saranno creati nuovi posti di lavoro, dall’altro è probabile che l’Indo-Pacifico, sotto il controllo dell’India e del Quad, dovrà seguire la linea geopolitica indicata dal neopresidente americano. Il piano di intervento USA, che mira ad accompagnare l’India verso un futuro ecologico e più sostenibile, appare sbilanciato a favore della parte indiana fin dal principio. Per questo motivo, ci si chiede che cosa Biden vorrà in cambio di questi grandi aiuti e concessioni che alla luce sono solo azioni necessarie per arrestare il cambiamento climatico globale.
Durante la presidenza Trump, l’India ha giovato della discrezione di Trump, senza subire alcuna ingerenza nella propria politica interna. Si prevede che in questo Biden sarà diverso, essendo più sensibile e attento al rispetto dei diritti umani. Una tendenza di cui sta dando prova in Afghanistan, dove sta cercando di trovare una soluzione che non preveda, o limiti, lo spargimento di sangue civile da parte dei talebani. Qualora Biden si interessasse attivamente a ciò che accade sul territorio indiano, questa alleanza potrebbe andare incontro a qualche divergenza perché Modi dovrebbe rivedere la sua politica estera e cercare di risolvere i conflitti ancora presenti nel paese, come per esempio lo scontro aperto in Kashmir con il Pakistan.
Di Maria Casadei*
**Laureata magistrale in Lingue e Culture Orientali con specializzazione in hindi e urdu. Attualmente lavora come Content Manager per Myindia.it (https://myindia.it/), un portale che riporta news e articoli di cultura riguardo il sub-continente indiano. Scrive per il Faro di Roma e VeNews, per il quale si occupa delle recensioni di film indiani in concorso alla Biennale di Venezia.