Alcuni documenti erano già venuti alla luce nel novembre 2009. Tra gennaio e febbraio 2010 altre indiscrezioni, infine numeri e rivelazioni.
Uno dei capi della polizia cinese, in una intervista rilasciata all’agenzia governativa Xinhua, avrebbe infatti rivelato come per una contea di circa 400 mila abitanti, fossero attivi almeno 12 mila informatori. Ogni poliziotto, aveva specificato Liu Xingchen, 56 anni, della contea di Kailu, regione rurale della Mongolia interna, deve creare un gruppo di almeno 20 informatori.
Alcuni giornali e siti on line hanno fatto i calcoli: in Cina ci sarebbero almeno 39 milioni di informatori, o spie, circa il 3% della popolazione totale. A darne notizia nei mesi scorsi è stato il China Digital Times, che ha recuperato documenti interni apparsi in rete, in cui viene descritta con minuzia di particolari la rete di spionaggio nazionale, facente capo al Dipartimento di Sicurezza Interna, vero e proprio esercito di informatori su attivisti, dissidenti, movimenti religiosi, semplici cittadini e infiltrato in modo massiccio, come da recenti rivelazioni, anche nei campus universitari (su queste novità China Files produrrà aggiornamenti in seguito).
L’obiettivo primario naturalmente è la “preservazione dell’armonia”, ma chi sarebbero poi nello specifico i target degli informatori del Dipartimento? Innanzitutto “le persone che hanno un’influenza sociale”, non importa che siano famose o meno, in secondo luogo le persone che hanno un punto di vista diverso dal partito per quanto riguarda economia, politica e cultura e che “insistono a presentare le proprie opinioni”, infine, persone impegnate nella protezione di diritti, umani, ma anche relativi alle demolizioni delle abitazioni, ad esempio, nonché giornalisti o scrittori “che insistono nel favorire la libertà di espressione” o religiosi o seguaci di leader religiosi come il Dalai Lama.
Il documento girato in rete e tradotto dal China Digital Times, scritto dall’Ufficio di Shaoxing, della provincia di Zhejiang, rivela molti dettagli circa gli scopi e la vita quotidiana degli informatori cinesi, mettendo in luce una ragnatela fitta di informazioni e, naturalmente, succulente ricompense: a Shenzen gli informatori possono raggranellare fino a 200 mila yuan, circa 20 mila euro, in cambio di 2000 dritte su attività criminali che la polizia può così prevenire.