Gli accordi tra Cina e Russia

In by Simone

Tanti saluti al biglietto verde. Benvenuti alla faccia di Mao e agli scorci dei monumenti e delle città russe. Mentre in sottofondo fanfare e rulli di tamburo annunciano alla comunità internazionale una nuova stagione di amicizia tra Pechino e Mosca e in primo piano i flash dei fotografi illuminano con insistenza i volti sorridenti e soddisfatti del primo ministro cinese Wen Jiabao e del suo collega russo Vladimr Putin.

È un quadro, quello uscito dai due giorni di visita del premier cinese a San Pietroburgo e nella capitale dell’ex Unione sovietica, che rende bene l’idea di quanto forti siano ormai diventate le relazioni strategiche tra Cina e Russia, sempre più intenzionate a rafforzare i propri scambi e avviare sinergie in settori giudicati di vitale importanza per trarre reciproco vantaggio dal loro nuovo connubio.

I due Paesi hanno sottoscritto 13 nuovi accordi economici, energetici, finanziari e commerciali, per un valore complessivo di 8,6 miliardi di dollari. Anzi di 52,2 miliardi di yuan, ossia 269.5 miliardi di rubli. Una delle principali decisioni adottate da Wen e Putin è stata infatti quella di abbandonare l’uso del dollaro nelle loro transazioni commerciali. Un annuncio fatto direttamente dal gongolante premier russo, ansioso non solo di compiacere il proprio partner, ma anche di inviare un chiaro messaggio al rivale statunitense: la moneta di Washington, ormai, ha perso il suo primato e per i «nostri scambi» noi utilizzeremo le «nostre valute».

Nel pacchetto di accordi firmati da Pechino e Mosca, un ruolo di primo piano è stato riservato al settore energetico. Gas, nucleare, carbone, petrolio ed elettricità sono per i due giganti asiatici la chiave di volta di una rinnovata alleanza che dovrebbe portare il loro interscambio commerciale, già cresciuto di 45 miliardi di dollari nei primi dieci mesi del 2010, a raggiungere il valore di 70 miliardi entro la fine del prossimo anno.

A settembre Russia e Cina hanno firmato un documento che definisce le condizioni generali di fornitura di gas per un volume complessivo di 30 miliardi di metri cubi spalmati in un arco temporale di trent’anni. In realtà durante il vertice i rappresentanti dei due governi non sono riusciti ad avvicinare le posizioni della russa Gazprom e della cinese Cnpc sul prezzo della materia prima. La differenza tra quello richiesto da Mosca (lo stesso preteso dai clienti europei, stimato su una media di 308 dollari per mille metri cubi) e quello che la Cina sarebbe disposta a pagare è di circa 100 dollari.

La mancanza di un accordo sta bloccando i lavori per la costruzione di un gasdotto tra i due paesi, ma secondo quanto dichiarato all’agenzia russa Ria Novosti dal vice primo ministro Igor Sechin, dalla prossima estate il problema dovrebbe essere definitivamente risolto. Procederanno invece a gonfie vele le importazioni cinesi di carbone da Mosca, che già quest’anno dovrebbero superare i 12 milioni di tonnellate, e anche per il petrolio la russa Rosneft e la Cnpc dovrebbero stringere la propria collaborazione nel settore upstream (esplorazione e produzione di idrocarburi), con l’acquisizione di asset all’estero e in Russia, sia onshore che offshore.

Il vice premier cinese Wang Qishan ha inoltre sottolineato la propria soddisfazione per l’accordo di massima che è stato raggiunto in merito alla realizzazione di una raffineria petrolchimica russo-cinese che dovrebbe sorgere nei pressi di Tianjin.

Per quanto riguarda il nucleare, è stato dato il via libera all’accordo firmato a marzo per la costruzione delle unità 3 e 4 della centrale cinese di Tianwan, che sorge a Lianyungang, nella provincia di Jiangsu. Il progetto prevede la realizzazione di due reattori russi Vver -1000 da 1.060 megawatt, ad acqua pressurizzata. Il know-how sarà fornito dai tecnici e dagli esperti di Mosca, mentre la Jnpc, Jiangsu nuclear power corporation, provvederà alla progettazione e alla fornitura di componenti e attrezzature non nucleari.

Il carburante per l’avvio dei reattori e le prime tre ricariche, saranno a spese della russa Tvel, ma la Cnncs, China national nuclear corporation rifornirà la centrale con il combustibile pwr prodotto a Yibin, nel Sichuan, grazie allo sfruttamento della tecnologia Tvel che i cinesi hanno ottenuto con la firma del contratto con i russi.

Infine, durante il vertice è arrivata la notizia del completamento di una nuova infrastruttura per il trasferimento dell’energia elettrica tra l’impianto russo di Amurskaya e quello di Khabarovskaya, primo passo per l’esportazione su larga scala in Cina.

La russa Eastern energy company prevede di costruire nei prossimi anni linee di trasporto con una capacità complessiva di 10.800 megawatt, che consentirebbero di rifornire il partner cinese di 4-5 miliardi di kilowatt l’anno, abbattendo consistentemente il costo dell’energia elettrica per il Paese della Grande Muraglia.

*Paolo Tosatti -Laureato in Scienze politiche all’università “La Sapienza” di Roma, dove ha anche conseguito un master in Diritto internazionale, ha studiato giornalismo alla Fondazione internazionale Lelio Basso. Lavora come giornalista nel quotidiano Terra e per il settimanale Left-Avvenimenti.