Hanno meno di 25 anni e sono poco informate sul sesso. Non hanno un compagno e hanno lasciato le campagne per cercare fortuna in città. È questo il profilo delle donne cinesi che interrompono la gravidanza. Ce lo rivela uno studio pubblicato in occasione della giornata mondiale della contraccezione e riportato dal China Daily. In Cina ogni anno si eseguono tra gli otto e i dieci milioni di aborti e quasi il 47 per cento coinvolgono donne non sposate di età inferiore ai 25 anni. Questa è l’allarmante statistica presentata il 26 settembre, durante un convegno a Pechino in occasione della giornata mondiale della contraccezione.
L’indagine, svolta nel 2008, ha svelato che a Pechino su cinquantamila aborti, il 70 per cento è stato su donne migranti, – le lavoratrici che si spostano dalle campagne per andare a lavorare in città – che in genere hanno poca conoscenza dei metodi contraccettivi e una più generale ignoranza in materia di educazione sessuale.
Secondo uno studio a livello nazionale dell’Associazione medica cinese, di chi ha praticato aborti, “quasi il 56 per cento ha abortito due volte e il 13,5 per cento tre volte”. Secondo lo studio, “questi numeri evidenziano per la donna problemi fisici e mentali, ma più in generale un costo di oltre 470 milioni di dollari per le spese mediche e ospedaliere”.
Le donne migranti hanno una scarsa consapevolezza delle problematiche legate alla sessualità, condita da una difficoltà oggettiva a ad accedere alle informazioni necessarie per una corretta condotta sessuale: un sondaggio del 2011 ha rilevato che circa il 44 per cento delle intervistate ha dichiarato di avere difficoltà ad accedere una corretta informazione contraccettiva, a fronte di una media generale del 15,5 per cento. L’88 per cento delle intervistate, inoltre, avrebbe espresso confusione sui metodi contraccettivi.
Tra i metodi contraccettivi, il 44 per cento delle donne ha detto di aver assunto la pillola del giorno dopo, il 33 per cento di usare preservativi usati. Un medico di Pechino, Fang, ha dichiarato al China Daily: “abbiamo molti casi di ragazze adolescenti totalmente ignare dei moderni metodi contraccettivi”.
“Come per la maggior parte degli asiatici – ha detto Qin Guoying, il segretario generale della Fondazione per lo sviluppo delle donne cinesi, al China Daily – il più grande ostacolo per i cinesi per ottenere questo genere di conoscenze si scontra con l‘imbarazzo di parlare di sesso in pubblico e con l’assoluta mancanza di una forma di educazione sessuale nelle scuole”.
Il Post Abortion Care è un progetto mondiale per affrontare i problemi legati all’aborto che fornisce le conoscenze per evitare futuri aborti. La Cina fa parte del progetto Pac dal 2001: “più di 40 paesi in tutto il mondo sono nel Pac”, ha scritto il China Daily.
Per aumentare le possibilità da parte delle donne cinesi di essere trattate nel modo migliore e accedere alle cure necessarie, specie quelle post aborto, è stato lanciato un servizio speciale di formazione per le infermiere e il personale ospedaliero in modo che siano pronti ad affrontare le difficili situazioni legate gli aborti. [SPi] [Scritto per Lettera43. Foto credits: nytimes.com]