Il Giappone ipertecnologico è il grande assente nella corsa all’innovazione degli smartphone. Schiacciati dai colossi coreani ed americani, i grandi produttori nipponici rimangono leader solo nella fetta di mercato dei cellulari con caratteristiche giapponesi, i telefoni "Galapagos".
Le industrie giapponesi non sono mai entrate nella competizione degli smartphone. Sembra un paradosso, eppure è così: nonostante l’altissimo tasso di avanzamento tecnico e scientifico raggiunto negli ultimi trent’anni, nessuna grande azienda giapponese è attualmente in competizione nel settore. Sony, prima tra loro, è solo sesta nella classifica della fetta di mercato mondiale dei telefoni di ultima generazione.
Giapponesi surclassati non solo nelle vendite, ma anche nel numero di esemplari prodotti: una media annuale di appena 10 milioni per gli smartphone made in Japan. Niente in confronto ai 100-200 milioni di esemplari prodotti ogni anno da Apple e Samsung.
Perché i giapponesi non sono riusciti a tenere il passo con americani e coreani? Molti si saranno posti questa domanda, soprattutto tra quelli che hanno atteso per ore l’uscita dell’ Iphone5 il 21 settembre scorso davanti agli Apple Store di Tokyo e Osaka.
L’azienda americana ha scelto di mettere sul mercato asiatico il suo nuovo ritrovato tecnologico una settimana prima dell’uscita mondiale. Presentato dal vice-presidente Phillip Schiller, come "il migliore prodotto di consumo che abbiamo mai creato" l’Iphone5 è stato presentato per l’Asia, quasi in contemporanea, in Giappone, a Hong Kong e Singapore.
"[Grazie all’Iphone]La nostra azienda sta aumentando i suoi abbonamenti", ha ammesso Son Masayoshi, presidente di Softbank Mobile, ai giornalisti dell’Asahi Shimbun. La Softbank è una delle più grandi compagnie di telefonia mobile dell’arcipelago giapponese, con un capitale sociale di 177 milioni di yen (quasi 2 milioni di euro) e più di 30 milioni di clienti.
Soddisfatta anche la KDDI au, concorrente della Softbank nella corsa a fornire ai propri clienti il nuovo nato in casa Apple. "Il nostro Iphone è il preferito [dei giapponesi]", dice Tanaka Takashi, presidente del terzo operatore di telefonia mobile giapponese.
In effetti, lo hanno ammesso entrambi durante gli eventi di presentazione del nuovo smartphone, l’Iphone è ormai diventato "la più grande arma per accrescere la clientela". Soprattutto se si considera che in Giappone, dove non esiste il sistema delle ricaribili, a ogni telefono venduto corrisponde un contratto telefonico.
E a dimostrare il successo di Softbank e KDDI au nella scelta di vendere i propri contratti telefonici insieme agli smartphone targati Cupertino, sono i numeri. Nel solo 2011, riporta un’indagine pubblicata sul blog giapponese macotakara.jp, sono stati venduti più di 7 milioni di Iphone.
Secondo un’altra indagine dello scorso agosto su 2380 centri telefonici, riportata dallo Asahi Shimbun, l’Iphone 4S targato Softbank e KDDI au è rispettivamente ai primi due posti nella classifica delle vendite. Al terzo posto il coreano Samsung Galaxy, proposto da Docomo, ultimo grande operatore nazionale.
Non è il successo dell’Iphone a sorprendere. Ma la mancanza di un competitor giapponese. A spiegare la ragione è Mori Eiji di BCN, un’agenzia che attraverso l’analisi dei pagamenti via carta effettuati nei punti vendita di elettronica giapponesi, stila una classifica dei prodotti più richiesti.
"Le compagnie telefoniche", spiega Mori all’Asahi, "ormai tendono a promuovere sempre di più apparecchi di produzione estera, che rispondono meglio alle esigenze dei clienti".
I produttori giapponesi invece fino a oggi hanno assecondato le richiesta non della clientela ma delle compagnie telefoniche, in particolare Docomo e Softbank, e nel fare questo hanno finito per creare tecnologie innovative, uniche nel loro genere. Come il sistema 1 SEG (in giapponese wansegu) che permette da anni ai giapponesi di guardarsi la tv sul cellulare via digitale terrestre. Oppure il sistema di trasferimento dati a raggi infrarossi. Peccato che tutto ciò non sia mai uscito dai confini dell’arcipelago del Sol levante.
Il Giappone è diventato nel Ventunesimo secolo, a livello di telefonia mobile, l’equivalente di ciò che erano nell’Ottocento le Galapagos per Charles Darwin. Un ambiente popolato da specie uniche nel loro genere, evolutesi in totale isolamento dal resto del mondo. Per questo i giapponesi hanno preso l’abitudine di chiamare i loro "vecchi" telefoni "cellulari Galapagos" (garapagosu keitai, o gara-kei)
Grandi aziende come Kyocera, Fujitsu, Panasonic, Sharp e Sony hanno finito per barricarsi in un ambiente privilegiato in cui vendere i propri prodotti, senza ipotizzare che la loro leadership sul mercato potesse mai essere messa a rischio.
Ora che Apple, con la complicità di quelle stesse compagnie telefoniche che avevano supportato il modello "Galapagos", ha conquistato il Giappone, le grandi corporation giapponesi si accorgono di essere in ritardo su tutti gli altri. E i loro gala-kei rimarranno creature mitologiche, senza nessun Darwin a testimoniarne la reale esistenza.
[Foto credit: hungeree.com]
*Marco Zappa nasce a Torino nel 1988. Fa il liceo sopra un mercato rionale, si laurea, attraversa la Pianura padana e approda a Venezia, con la scusa della specialistica. Qui scopre le polpette di Renato e che la risposta ad ogni quesito sta "de là". Va e viene dal Giappone, ritorna in Italia e si ri-laurea. Fa infine rotta verso Pechino dove viene accolto da China Files. In futuro, vorrebbe lanciarsi nel giornalismo grafico.