Giappone – Abe, un premier alle prese con la Storia

In by Gabriele Battaglia

Uscito trionfatore dalle urne domenica scorsa, Abe Shinzo tra pochi giorni sarà nominato primo ministro del Giappone. Definito da molti un falco nazionalista, dovrà tirare fuori il Giappone dalla crisi economica e dagli stalli diplomatici con i vicini asiatici. China Files propone un suo ritratto. Domenica 16 dicembre, Abe Shinzo è diventato il novantesimo primo ministro del Giappone. Dopo una campagna elettorale lampo, Abe, leader del Partito liberal-democratico (Pld) è riuscito a trionfare sul premier uscente e candidato del Partito democratico, Noda Yoshihiko, e ad assicurarsi una maggioranza di due terzi della Camera bassa del Parlamento giapponese.

Abe non è nuovo all’incarico che gli sarà affidato il 26 dicembre durante una sessione parlamentare straordinaria. Era già stato capo di governo per un anno da settembre 2006 a settembre 2007, per poi dimettersi per problemi di salute. "Ho sperimentato il fallimento politico. Ora darò tutto me stesso per il mio paese", ha risposto in un editoriale a chi lo ha recentemente criticato per la seconda candidatura alla guida del Giappone.

Nel 2006, Abe, classe 1954, fu chiamato a raccogliere l’eredità di Koizumi Jun’ichiro, popolare primo ministro giapponese dal 2002 al 2006. E’ diventato così il più giovane capo del governo giapponese dal dopoguerra, il primo politico nato dopo le bombe di Hiroshima e Nagasaki a occupare il ruolo di premier.

Per trovare un capo di governo più giovane di lui, bisogna tornare indietro a Fumimaro Konoe, capo di governo all’apice del militarismo nipponico dal 1941 al 1945.

Tra Abe e la storia contemporanea del Giappone esiste un legame fortissimo, e non solo per il record sopra ricordato. Il nonno materno, Kishi Nobusuke, fu proprio uno dei ministri del governo di guerra del Giappone, uno di quei criminali di guerra di classe A, poi riabilitato in seguito alla fine dell’occupazione americana nel 1952 e coinvolto nella ricostruzione del dopoguerra.

Abe non ha mai nascosto l’orgoglio di esser un politico di "terza generazione". Sia il nonno, sia il padre ebbero ruoli di rilievo nella politica nazionale. Il nonno paterno fu parlamentare prima della guerra, mentre il padre fu tra i leader del Partito liberal-democratico e ministro degli esteri negli anni ’80.

Abe Terzo, insomma. Un vanto che gli è valso in campagna elettorale la critica del premier uscente Noda. "Non è mica Lupin," ha commentato l’ex presidente del Partito democratico, facendo un chiaro riferimento al popolare personaggio degli anime.

L’ascesa di Abe al comando dello schieramento conservatore giapponese è in buona misura legata all’ereditarietà, principio ricorrente nella politica asiatica. Il pedigree di tutto rispetto è valso ad Abe una carriera fulminante.

Dopo l’educazione in una prestigiosa scuola e università privata di Tokyo, la Seikei, e un periodo all’Università della California del Sud per studiare inglese e scienze politiche, lavora per qualche anno in uno delle più grandi acciaierie del Paese. Entra poi nell’ influente burocrazia ministeriale al Ministero degli Esteri, dominata dai funzionari di segno liberal-democratico negli anni di dicastero del padre. Alla morte del padre nel ’91, Abe "eredita" il suo seggio nella Camera bassa del Parlamento.

La scalata ai vertici del partito continua per tutti gli anni ’90, finché nel 2003 viene eletto segretario generale del Pld. Sono gli anni forse di maggiore impegno per Abe. Un impegno "nell’ombra" a sostegno di campagne di orientamento fortemente conservatore. Una su tutte: quella sulla revisione dei testi scolastici. Insieme ad altri 100 deputati del Pld, Abe porta avanti una "campagna contro l’establishment liberale che controlla il sistema educativo in Giappone". 

La forte convinzione che il Giappone abbia piegato troppo il capo schiacciato dal "regime postbellico" degli Stati Uniti da anni alimenta l’azione di Abe, portandolo a promuovere istanze nazionaliste vere e proprie campagne di censura sui principali media nazionali.

Nel 2005 un’inchiesta dello Asahi Shimbun scredita Abe, accusato di aver fatto pressione sulla Nhk, l’emittente di Stato giapponese, per aver alterato un documentario sui tribunali civili istituiti sulla questione delle confort women, le schiave del sesso dell’esercito di occupazione giapponese in Asia orientale durante la Seconda guerra mondiale. Una questione ancora irrisolta che resta in cima all’agenda delle relazioni tra Tokyo e Seoul.

Il ritorno di Abe al governo, come era prevedibile, ha irritato Seoul e soprattutto Pechino. A ottobre di quest’anno, in piena crisi territoriale sulle Senkaku/Diaoyu, il premier in pectore aveva visitato il controverso santuario Yasukuni, poco fuori Tokyo, dove sono "santificati" i caduti di guerra del Giappone, criminali di guerra compresi. Gesto che gli valse accuse di opportunismo dai media ufficiali cinesi.

In quell’occasione e in campagna elettorale, Abe non ha nascosto di voler adottare un atteggiamento più duro nei confronti del vicino gigante asiatico. "La Cina alza la testa e non nasconde le proprie ambizioni territoriali." Anche per questo Abe ha in agenda un piano di investimenti nel settore della difesa e una riforma costituzionale per cambiare l’assetto delle forze di difesa nazionale.

Ora Abe dovrà mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. Soprattutto in campo economico, il leader del Pld ha promesso di tirare fuori il Giappone dalla stagnazione economica. All’indomani della vittoria, le borse gli hanno sorriso. Ora, Abe è chiamato alla prova dei fatti.

[foto credits: theage.au]
*Marco Zappa nasce a Torino nel 1988. Fa il liceo sopra un mercato rionale, si laurea, attraversa la Pianura padana e approda a Venezia, con la scusa della specialistica. Qui scopre le polpette di Renato e che la risposta ad ogni quesito sta "de là". Va e viene dal Giappone, ritorna in Italia e si ri-laurea. Fa infine rotta verso Pechino dove viene accolto da China Files. In futuro, vorrebbe lanciarsi nel giornalismo grafico.