A Fukushima sono iniziati i lavori di spostamento delle barre di combustibile nucleare contenute nel reattore 4 della centrale nucleare danneggiata nel marzo 2011. L’operazione dovrebbe durare fino alla fine del prossimo anno. E nella maggioranza al governo, storicamente vicina alle lobby dell’energia, c’è chi pensa di abbandonare il nucleare.
Il primo, fondamentale, passo verso lo smantellamento della centrale nucleare di Fukushima, è stato mosso. Ieri in serata, si è conclusa la prima giornata di lavori per lo spostamento delle oltre mille barre di uranio contenute nella piscina di raffreddamento del quarto reattore della centrale danneggiata da un potente terremoto e tsunami l’11 marzo 2011.
La Tokyo Denryoku (Tepco), l’azienda elettrica di Tokyo che gestisce l’impianto e i lavori di smantellamento, ha fatto sapere che non ci sono stati problemi di sorta.
Negli ultimi giorni, l’operazione ha attirato l’attenzione di tutto il mondo per l’altissimo rischio che comporta lo spostamento di barre di combustibile ancora fortemente radioattive. La cautela, in questi casi, sarà fondamentale. Secondo le prime informazioni diffuse da Tepco, infatti, i lavori dureranno fino alla fine del 2014.
Ma veniamo alle dinamiche dell’operazione. Da quanto si apprende sul sito dell’utility, le barre di combustibile vengono agganciate all’argano di una gru per essere poi stoccate in speciali barili che verranno poi trasportati fuori dalla centrale.
Nei giorni scorsi, gli addetti hanno rimosso con esito positivo un primo blocco di barre di combustibile. Queste già al momento del terremoto si trovavano nella piscina di contenimento, dato che il reattore era spento per manutenzione: data la loro temperatura contenuta, possono essere rimosse in sicurezza.
L’intera operazione, assicura Tepco, si svolgerà all’interno della piscina di raffreddamento, in modo da ridurre i rischi di rilascio di materiali radioattivi. Rischi che tuttavia non mancano: come ha sottolineato il 30 ottobre scorso Shun’ichi Tanaka, capo della Nuclear Regulation Authority, la commissione istituita nell’immediato post-Fukushima per verificare gli standard di sicurezza delle centrali nucleari giapponesi, le barre “devono essere maneggiate con estrema cura e sotto continua sorveglianza. Non bisogna andare di fretta o forzarle, o rischiano di rompersi”.
L’inizio delle operazioni di smantellamento di Fukushima Daiichi è un segnale forte a due anni dalla catastrofe naturale che ha visto oltre 18mila tra vittime e dispersi, con oltre 28 mila persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni.
Il governo giapponese cerca così di rispettare gli impegni presi con il mondo intero, in occasione dell’assegnazione delle Olimpiadi del 2020 a Tokyo. A suo sfavore, tuttavia, gioca il clima di sfiducia che da due anni a questa parte è venuto a crearsi intorno a Tepco, aumentato con la notizia di tonnellate d’acqua ad alto contenuto radioattivo fuoriuscite dalle cisterne di stoccaggio e finite in mare.
Fughe su cui il premier Abe avrebbe mentito, garantendo al Comitato olimpico internazionale che la situazione era “sotto controllo”, e che potrebbero aver messo in serio pericolo l’ambiente e la salute dei cittadini.
E mentre questi chiedono spiegazioni e rassicurazioni sulle “bugie” del primo ministro, Tepco potrebbe ricevere l’ennesimo “regalo”. Allo studio del governo di Tokyo vi è una proposta di scorporo di Tepco in due aziende diverse: una dovrà impiegare tutte le proprie energie e l’expertise nello smantellamento della centrale Daiichi, l’altra dovrà portare avanti la normale amministrazione del gruppo, il più grande del Giappone e il quarto nel mondo. Che intanto vede crescere i propri profitti grazie agli aumenti in bolletta e all’aiuto dello Stato: più 1,44 miliardi di dollari nell’ultimo semestre.
È il cosiddetto “Villaggio nucleare”, la lobby che in Giappone raccoglie politica, grandi aziende di settore e mass media, che si stringe intorno a Tepco.
Anche se si intravedono le prime crepe. Quest’estate, dopo un viaggio in Europa, Jun’ichiro Koizumi, ex primo ministro ancora assai popolare nonostante il suo ritiro dalla scena pubblica e vero "mentore" dell’attuale capo del governo, Shinzo Abe, ha dichiarato che se tornasse a fare il parlamentare, cercherebbe non tanto di convincere i suoi colleghi parlamentari che il Giappone ha bisogno del nucleare, piuttosto del contrario: “Il nucleare zero – ha spiegato in un’intervista al Mainichi Shimbun – è l’unica opzione”.
[Pubblicato in versione ridotta sul Fatto Quotidiano online; foto credit: aljazeera.com]