Giappone, povertà in aumento: l’abenomics non gira più

In by Gabriele Battaglia

Abenomics ha fallito. Ma a Tokyo nessuno ha il coraggio di ammetterlo. Dati alla mano, la politica economica che doveva rilanciare il Giappone come ai livelli di 30 anni fa, pare aver prodotto solo più povertà. Bambini, madri single e anziani i più colpiti. Nel 2016 il tenraku, la caduta verso la povertà, è un rischio concreto per un numero sempre maggiore di persone, dalle giovani coppie con figli, alle madri single ai pensionati. E pensare che solo un anno fa il Fondo monetario scriveva che la politica economica aggressiva di Abe poteva ridurre le disuguaglianze.

«Non c’è quasi nessuno che metta al mondo un figlio sapendo che sarà quasi impossibile metterli in un asilo».

Negli ultimi mesi queste parole hanno fatto molto discutere. Sono state messe online a febbraio su un blog anonimo intitolato «Hoikuen ochita Nihon shine» (abbozzando una traduzione: «Crepa Giappone, mi hai negato l’accesso agli asili»). La pagina è lo sfogo di una madre — rimasta anonima — contro le politiche del paese che nonostante gli annunci, si dimentica di milioni di donne costrette a scegliere tra il proprio lavoro e i propri figli.

«Fate quello che vi pare, lasciate da parte la moralità, prendete tangenti, non mi interessa. Basta che aumentiate gli asili», scrive l’autrice in un attacco alla classe politica del paese.

Il blog fa preciso riferimento ad alcuni tra i problemi più stringenti al momento in Giappone: la mancanza di servizi per l’infanzia.

Negli ultimi anni, il governo Abe ha più volte promesso di far di tutto per invertire il trend demografico negativo con interventi a favore delle madri lavoratrici e agevolazioni all’apertura di nuovi asili. A novembre 2015, il primo ministro aveva annunciato misure per aumentare il tasso di fertilità del paese. Poche settimane prima con un rimpasto di governo, aveva creato un ministero ad hoc per la promozione del coinvolgimento dinamico della cittadinanza, proprio per avviare una fase due, dalla prospettiva più «umana», della abenomics.

L’aumento della tassa sui consumi dall’8 al 10 per cento previsto per il 2017 avrebbe dovuto fornire fondi per l’assistenza all’infanzia. Poco però si è visto finora nella pratica. Il governo sta infatti valutando di posticipare a data da destinarsi l’aumento, nel tentativo di evitare un calo di consensi a pochi mesi dalle elezioni per la Camera alta di luglio.

Anche per questo motivo lo scetticismo sulle probabilità di riuscita di questa nuova fase di abenomics aumenta infatti di giorno in giorno. Con lo yen che si apprezza e l’affidabilità delle aziende giapponesi traballante in seguito a un nuovo scandalo che ha coinvolto negli scorsi giorni Mitsubishi, la politica economica di Abe sembra in grossa difficoltà.

Quello delle politiche sui servizi per l’infanzia è un nodo fondamentale per scongiurare un crollo della manodopera entro i prossimi decenni in un paese ancora refrattario ad aprire le proprie frontiere. Lo è ancora di più in ottica della lotta alla crescente disuguaglianza economica e sociale, conseguenza, dicono gli esperti, di anni di stagnazione economica.

 

Secondo l’ultimo censimento del 2013, una famiglia con bambini su sei è sotto la soglia di povertà; più della metà delle famiglie comprese in questa categoria è costituita da genitore — solitamente madre — single e figlio. Dati preoccupanti che mettono il Giappone al 34esimo posto su 41 paesi dell’area Ocse nel ranking Unicef per la povertà infantile (poco sopra Italia, Spagna, Israele e Grecia).

Il probabile aumento del numero di contratti a tempo determinato in seguito alla riforma del mercato del lavoro del 2015 voluta da Abe potrebbe incidere notevolmente sull’aumento della disuguaglianza.

Che non risparmia nemmeno le fasce più anziane della popolazione. Secondo il settimanale economico Toyo Keizai, infatti, le coppie sposate ultrasessantenni che vivono solo di pensione avrebbero bisogno in media di oltre 61 mila yen (circa 500 euro) in più al mese e farebbero fatica a far fronte a spese «straordinarie», come quelle mediche o per la casa.

Il mito anni ‘80 del paradiso della classe media si è infranto. I tentativi del governo Abe di restaurarlo sono forse solo pie illusioni.

[Scritto per Eastonline]