Giappone. Polvere eri e… un gioello diventerai

In by Simone

Dall’Asahi Shimbun, il racconto di una "tendenza" che sta prendendo sempre più piede in Giappone: anziché conservare le ceneri dei propri cari nelle urne o spargerle al vento, in molti stanno optando per qualcosa di più concreto. Le ceneri possono essere trasformate in pietre commemorative, mentre le ossa cremate possono essere sintetizzate fino a trasformarle in diamanti, da montare poi su eventuali gioielli.
Stanchi delle solite urne da collocare nelle tombe di famiglia? Nessun problema, avete un’alternativa. Che si sta dimostrando di un certo successo in Giappone.

Come racconta un lungo e particolareggiato articolo del quotidiano Asahi Shimbun, molti giapponesi – specie tra coloro che abitano in grandi centri urbani – stanno optando per una diversa collocazione dei resti della cremazione dei propri cari. Una scelta che può essere pratica in una  società sempre più incanutita e che può rivelarsi più economica dei tradizionali funerali.

Come spesso accade, la tecnologia riveste un ruolo importante anche in questo caso. Attraverso complessi procedimenti, le ceneri umane possono infatti essere trasformate in pietre commemorative o in gioielli. Oggetti in fin dei conti non troppo lontani concettualmente dalle nostre reliquie. Anche se la materialità del corpo viene qui ridotta all’essenziale, spogliata di qualsiasi riferimento alla carnalità per esaltarne la purezza. Niente ampolle di sangue che si scioglie, insomma.

In Giappone sono diverse le aziende dedite a questo business emergente. La Toda Sosai Service di Tokyo ha impiegato ben 14 anni per sviluppare un forno adatto alla creazione di pietre commemorative. Come racconta orgogliosamente un dipendente dell’azienda, “Le pietre prodotte sono pure al 100%. Al mondo esiste un solo forno di questo genere”. Più poeticamente, secondo Hidenobu Murakawa, co-sviluppatore del forno, “grazie a queste pietre molte persone hanno la stessa sensazione che proverebbero pregando davanti alle lapidi dei propri congiunti”.

Bastano 60 grammi di ossa cremate – riscaldate a 1.500 gradi celsius, raffreddate e poi cristallizzate – e tre ore di tempo per creare una pietra delle dimensioni di un palmo di mano. La fase successiva consiste nell’iscrizione sulla pietra del kaimyō, ovvero il nome buddista del defunto, che serve da passaporto per l’altro mondo.

Ma ancor più delle pietre, i diamanti e i gioielli riscuotono consensi. Yaeko Hijikata ha perso suo marito Kenji per un cancro nel 2006. Ha deciso di farsi consegnare tre diamanti: uno per sé e gli altri per le figlie: “Ho pensato che se le sue ceneri fossero state sepolte in una tomba, sarei andata a visitarle solo qualche volta all’anno. Così, invece, possono essere sempre con me”. Quando la signora  Hijikata è in viaggio porta con sé il diamante – altrimenti custodito a casa – e, tanto è rimasta soddisfatta del servizio, da aver già fatto esplicita richiesta alle sue figlie perché le sia riservato analogo trattamento al momento debito.

Il giro di affari non deve essere trascurabile per l’Algordanza: si tratta di una società svizzera che ha filiali un po’ in tutto il mondo (anche in Italia) e che è specializzata nella creazione di diamanti sintetizzati da ossa e ceneri. Solo in Giappone gli ordini ricevuti sono oltre mille e provengono dalle località più disparate del paese.  Le ceneri sono spedite presso il quartier generale in Svizzera, dove viene estratto il carbone per la produzione del “diamante della memoria”, com’è pomposamente chiamato dall’azienda stessa.

Ci vogliono sei mesi per il completamento del processo, mentre il costo varia a seconda dei carati: dai circa 3.800 euro per 0,2 carati ai circa 25.000 euro per un carato. Così come per le pietre, la cui colorazione varia in rapporto alla differente composizione delle ossa, anche i diamanti sfumeranno dal blu al trasparente (un po’ di lirismo non guasta al marketing ed ecco cosa si può leggere sul sito italiano di Algordanza: «Ogni persona è unica, com’è unico lo stile di vita e diverso l’ambiente circostante. […] Non ci sono due diamanti uguali così come ogni persona è stata unica quando era in vita»).

C’è poi Reiseki, un’azienda della prefettura di Osaka, che realizza pendenti, bracciali e rosari.  Ma anche bicchieri di cristallo e clessidre (mischiando le ceneri con la polvere di quarzo o con il vetro). Nelle clessidre invece della sabbia sono contenute le ceneri: un modo eloquente per simboleggiare il lento e inesorabile scorrere del tempo nonché l’ineluttabile – e forse paradossale – destino della nostra materia. In fin dei conti, chi mai potrebbe immaginarsi trasformato in un braccialetto?

* Benedetta Fallucchi, dopo una parentesi di attività nel mondo editoriale, si è dedicata al giornalismo. Collabora con alcune testate italiane e lavora stabilmente presso la sede di corrispondenza romana dello «Yomiuri Shimbun», il maggiore quotidiano giapponese (e del mondo: ben 14 milioni di copie giornaliere).