Giappone – Nuovi documenti sulle persecuzioni anticristiane

In by Simone

Negli archivi della Biblioteca Vaticana sono stati scoperti una serie di documenti che testimoniano le persecuzioni subite dai cristiani giapponesi durante il XVI secolo. Un’iniziativa patrocinata dal Vaticano in collaborazione con le istituzioni giapponesi procederà nell’analisi delle carte acquisite agli inizi del Novecento dal missionario Don Mario Marega.
Non è – per fortuna – un romanzo di Dan Brown, ma c’è quel tanto di mistero coperto di polvere del tempo che non guasta mai. E soprattutto c’è il Vaticano.

È notizia di qualche settimana fa la nascita di una collaborazione tra alcune istituzioni giapponesi e la Biblioteca Vaticana per studiare le persecuzioni subite dai cattolici del Sol Levante nei secoli XVII-XIX. Il progetto riguarda la conservazione, l’inventariazione, lo studio, la catalogazione e la digitalizzazione di circa diecimila documenti rinvenuti negli archivi vaticani, che rappresentano la collezione più ampia sul tema.
Sono quattro gli enti giapponesi coinvolti, capofila è l’Istituto nazionale per gli studi umanistici, la durata del progetto è di sei anni.

Tutto comincia quando, nel 2011, Delio Vania Proverbio, eletto da poco scriptor orientalis della Biblioteca Vaticana (ovvero esperto di documenti orientali), comprende il valore di una serie di faldoni conservati negli archivi della Biblioteca e mai consultati in maniera approfondita.

Data l’ampiezza dei magazzini della Biblioteca, è fisiologico che alcune carte debbano aspettare anni, se non decenni, prima di trovare uno sguardo caritatevole che se ne prenda cura.

I faldoni dimenticati sono andati a costituire il Fondo Marega, dal nome del missionario salesiano che raccolse le carte e le riportò a Roma. Don Mario Marega trascorse quasi interamente la sua vita in Giappone e, tra gli anni Trenta e Quaranta, si trovò nella fortunosa circostanza di acquistare un’enorme mole di materiale, che originariamente proveniva dagli archivi pubblici della prefettura di Oita, nell’isola di Kyushu, la più meridionale di quelle che compongono il paese. Nonché una delle aree del paese dove il cristianesimo nei secoli passati aveva attecchito con più vigore.

L’evangelizzazione cristiana in Giappone prese avvio nel 1549 grazie a San Francesco Saverio, visse un momento di grande espansione – tanto che nel 1585 una delegazione giapponese arrivò a Roma e partecipò ai festeggiamenti per l’elezione di Sisto V – per subire una brusca frenata nel XVII secolo quando la religione diventò un culto illegale.

Grazie al rocambolesco salvataggio di don Marega presto sarà possibile illuminare la vita di quei cattolici sottoposti a discriminazioni e repressioni durante il periodo Edo. I documenti testimoniano lo sforzo e l’acribia con cui l’amministrazione dello shogun verificava l’esistenza e l’ampiezza delle comunità cristiane al fine di impedirne la diffusione.

Un controllo a tappeto, minuzioso, capillare, che va dal 1612 – l’anno dell’editto anticristiano dello shogun Tokugawa – fino al 1868 (anno che segna convenzionalmente la fine dell’epoca Edo, con la caduta dello shogunato e la restaurazione del potere imperiale).

Gli accertamenti si svolgono grazie all’azione delle pagode buddiste, a cui le popolazioni dei villaggi cristiani vengono obbligate a iscriversi. Le pagode hanno il compito di verificare che non ci siano cristiani attraverso interrogatori singoli e attraverso rituali investigativi ad hoc. Come quello del fumi-e (o yefumi) che consisteva nel calpestamento delle immagini sacre per i cattolici, una sorta di abiura incarnata. Chi si rifiutava, andava incontro alla tortura.

Le carte raccontano dei processi, dei fumi-e o dell’avvenuto decesso dei cristiani che venivano tenuti sotto osservazione; verranno studiate da esperti giapponesi e probabilmente finiranno in un archivio digitale a disposizione di tutti (mentre la consultazione degli originali resta ristretta ai soli studiosi, anche considerando che si tratta di rotoli di delicatissima carta di riso).

[Pubblicato su Pagina99; foto credit: japantimes.co.jp]

*Benedetta Fallucchi, dopo una parentesi di attività nel mondo editoriale, si è dedicata al giornalismo. Collabora con alcune testate italiane e lavora stabilmente presso la sede di corrispondenza romana dello Yomiuri Shimbun, il maggiore quotidiano giapponese (e del mondo: ben 14 milioni di copie giornaliere).