Il 15 giugno la polizia giapponese ha catturato Takahashi Katsuya, ultimo dei latitanti della setta Aum Shinrikyo responsabili dell’attentato al gas sarin nella metropolitana di Tokyo nel 1995. Ripercorriamo le testimonianze e i commenti dal Giappone a 17 anni dalla strage.
“La preghiamo di collaborare con la polizia. E’ lei Takahashi Katsuya?” “Sì, sono io”.
Con queste parole, secondo i media giapponesi, si è conclusa il 15 giugno scorso in un manga kissa (un caffé dove è possibile sfogliare manga e periodici) nel distretto di Ota a Tokyo la latitanza dell’ultimo ricercato della setta religiosa Aum Shinrikyo, responsabile dell’attentato al gas sarin nella metropolitana di Tokyo il 20 marzo del 1995. Il bilancio dell’attacco terroristico fu di 13 morti e 6300 feriti.
“Il giorno dell’attacco al gas sarin alla rete della metropolitana di Tokyo (…) restammo choccati oltre ogni parola. Era il primo atto di terrorismo indiscriminato in Giappone. Era anche la prima volta in cui molti di noi sentirono il termine ‘sarin’. Ma questo gas nervino con un nome poco familiare era stato realmente rilasciato nelle carrozze della metropolitana, uccidendo e ferendo molte persone”, ricordava il regista Mori Tatsuya in un’intervista allo Asahi Shimbun rilasciata nel decennale dell’accaduto nel 2005.
“Il 20 marzo, per chiunque si sia trovato lì, è stato un giorno speciale, che ha pesato su ognuno in modo diverso”, scrive Murakami Haruki in Underground (Einaudi 2003), libro di testimonianze dell’attentato pubblicato in Giappone nel ’97.
Sicuramente pesò in maniera decisiva sull’esistenza e sulla psiche di chi quel giorno si stava recando a lavoro. Il Paese all’improvviso non era più sicuro e libero dal crimine, ma vulnerabile e indifeso.
Intorno alle 8 del mattino, l’ora di punta per i lavoratori giapponesi, il cosiddetto rashu (abbreviazione nipponizzata dell’inglese rush-hour), alcune sacche contenenti sarin in forma liquida furono rotte a bordo di cinque convogli su tre diverse linee della metropolitana di Tokyo da otto affiliati della Aum Shinrikyo.
Avviata nel 1987 come organizzazione religiosa da Asahara Shoko, Aum prospettava ai suoi adepti, solo attraverso il culto del fondatore che si attribuiva poteri sovrannaturali e la conoscenza della “suprema verità”, la salvezza da una “terza guerra mondiale” che avrebbe messo fine all’umanità.
Asahara, che negli anni ’80 aveva compiuto viaggi in India e Tibet alla ricerca della “via originaria”, unì nella propria dottrina elementi di buddismo tantrico, taoismo, induismo e cristianità, al punto che nel 1991 giunse a definirsi il “Cristo”.
Nel 1995 Aum contava circa diecimila adepti, mille dei quali erano shukke, monaci a tutti gli effetti, devoti anima e corpo alla dottrina. Gli adepti erano sottoposti ad un costante allenamento spirituale che prevedeva fra l’altro intense sedute di meditazione, lunghe fino a cinque giorni, in spazi sotterranei. Alla fine, rileva in un articolo del 2004 lo studioso Gavan McCormack, l’adepto doveva raggiungere la liberazione dalle passioni terrene nella “subordinazione alla volontà del guru”.
Quello del 20 marzo del ’95 fu il più grave atto terroristico nella città di Tokyo e il primo in assoluto nella storia in cui armi chimiche furono utilizzate contro la popolazione civile. Un episodio che richiese non solo una cieca obbedienza al capo, ma anche una certa preparazione tecnica e scientifica dei singoli esecutori. Molti di loro infatti avevano un curriculum scolastico e universitario invidiabile.
Secondo Murakami, ciò che li spinse ad unirsi ad Aum e ad eseguire l’attentato fu il loro desiderio di “non essere inghiottiti senza risultati nella disumana, utilitaristica macina del capitalismo e del sistema sociale”. Volevano cioè distruggere il mondo in cui si trovavano a vivere, per redimerlo.
A parte la cattura di Asahara, arrestato due mesi dopo, degli altri membri di spicco della setta si persero le tracce. A partire dal 1996 i capi della Aum e gli esecutori materiali dell’attentato vennero arrestati e processati. Nel 2004 Asahara, il guru, venne condannato a morte. Dal 2006 è in attesa di esecuzione.
Il giorno dell’attentato Takahashi, ex guardia del corpo di Asahara, fu responsabile dello spargimento del gas sarin su uno dei due treni colpiti sulla linea Hibiya, causando la morte di una persona e il ferimento di 532. Dopo diciassette anni di latitanza, il 4 giugno scorso era riapparso come dal nulla.
La polizia aveva già raccolto numerose informazioni su di lui in seguito all’arresto nel dicembre 2011 di un altro membro di spicco della Aum ed esecutore dell’attentato del ’95, Hirata Makoto. La cattura di Takahashi, secondo alcuni media nipponici, pone fine alla vicenda del sarin jiken (incidente del sarin).
Agli investigatori è bastato un semplice prelievo di denaro a uno sportello automatico per individuarlo. Si nascondeva a soli quattro chilometri dal luogo del suo arresto.
[Foto credit: asiancorrespondent.com]
*Marco Zappa nasce a Torino il 3 gennaio 1988. Ottenuta la laurea triennale nell’ ateneo torinese, attraversa la pianura padana approdando a Venezia, dove si laurea in Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale. Dopo un’esperienza di quasi un anno in Giappone, si trova a Pechino per vedere cosa c’è al di là del Mare (Giallo).