Il governatore di Tokyo Ishihara si dimette e scatena una ridda di voci e speculazioni sul futuro della politica giapponese. Il governo Noda è sempre più in crisi e forse non arriverà a fine legislatura. Servono riforme per risollevare l’economia e uscire dal post-Fukushima. E una nuova e più efficiente classe politica. Per il Giappone, il momento è forse uno dei più critici dal Dopoguerra a oggi. Il Sol Levante rischia ora di essere investito da un nuovo terremoto: questa volta di natura politica.
Alle tre del pomeriggio del 25 ottobre, sono arrivate, a sorpresa, le dimissioni del governatore della città di Tokyo, Ishihara Shintaro. “Oggi mi dimetto da governatore della capitale, ho intenzione di tornare al Parlamento nazionale. E voglio farlo insieme ad altri, formando un nuovo partito.”
Questo è quanto dichiarato ieri da Ishihara durante una conferenza stampa convocata d’urgenza. Che si è trasformata, come nella migliore tradizione delle uscite pubbliche dell’ottantenne (quattro volte governatore della capitale del Giappone) in uno show personale.
L’ultima volta che Ishihara aveva causato tanto clamore era stata ad aprile di quest’anno, quando aveva dichiarato di voler acquistare, con fondi della città di Tokyo e di alcune migliaia di donatori privati, qualche isola disabitata a sud dell’arcipelago giapponese. Quelle isole, le Senkaku o Diaoyu, alla fine sono state acquistate dal governo giapponese. E Ishihara non l’ha presa bene.
Le dimissioni del governatore hanno letteralmente fulminato i giornalisti presenti alla conferenza stampa nel palazzo del governo municipale di Shinjuku, nel cuore della metropoli di Tokyo. Eppure, i segnali che qualcosa di importante stava per succedere c’erano tutti. Nei giorni scorsi, infatti, si erano registrati, sotterranei e passati spesso in secondo piano, incontri a livello politico con un solo protagonista: il vecchio Ishihara.
Appena dieci giorni fa, ad esempio, aveva incontrato l’astro nascente della politica giapponese, fondatore del Partito per la restaurazione e sindaco di Osaka: Hashimoto Toru; nonché Hiranuma Takeo, capo del Partito dell’alba (in giapponese Tachiagare Nippon, traducibile con “Rialzati Giappone!”) in un hotel del centro di Tokyo.
In quell’occasione Ishihara aveva mostrato l’intenzione di staccarsi dal suo vecchio partito, il Partito liberal-democratico del Giappone (Pldg) proponendo l’idea di una coalizione di partiti conservatori da presentare alle prossime elezioni parlamentari.
I politici giapponesi sono già pronti per le elezioni anticipate e non sembrano intenzionati ad aspettare agosto 2013, termine ufficiale del prossimo turno elettorale. I due maggiori partiti, il Partito democratico del Giappone (Pdg) e il Pldg hanno già scelto i loro leader. Il primo ha riconfermato la fiducia all’attuale primo ministro Noda Yoshihiko.
Il secondo, invece, ha rispolverato un veterano, già primo ministro nel 2006: Abe Shinzo. Personaggio politico controverso e, dicono i suoi critici, piuttosto opportunista, Abe ha vinto da outsider contro il più accreditato Ishihara Nobuteru – guarda un po’ – figlio di Shintaro. Per ora, comunque, sarebbe proprio l’ex premier il favorito delle prossime elezioni.
Il partito di maggioranza è ormai ridotto allo stremo delle forze. Questa settimana i sondaggi dicono che la fiducia dei giapponesi nell’attuale governo è scesa al 20 per cento, minimo storico da quando il Pdg è al potere. Pesano sull’operato del governo soprattutto la mancanza di un’azione decisa contro la stagnazione economica che dura ormai da più di un decennio.
Oggi si apre la sessione parlamentare straordinaria che dovrebbe approvare misure di stimolo all’economia. Un’ultima possibilità per Noda, che ieri ha affermato di "avere ancora tante cose da fare." Le elezioni forse possono aspettare.
Nel 2012 la crescita dell’economia giapponese si fermerà allo 0,2-0,3 per cento: la produttività delle aziende giapponesi è scesa del 4,3 per cento rispetto all’anno scorso – e lo scontro con la Cina sulle isole Senkaku/Diaoyu ha inciso pesantemente. La disoccupazione, al 4,2 per cento, è ai massimi storici per un Paese che tradizionalmente registra percentuali bassissime.
Un’economia, quella del Sol levante, che soffre ancora dei postumi del terremoto nel Nordest del Giappone del marzo 2011.
La ripresa fondata sull’economia di ricostruzione non c’è mai stata. Anzi, secondo un articolo apparso questa settimana sul Japan Times, ci sarebbero stati casi di appropriazione indebita di fondi destinati alla ricostruzione delle aree più colpite dal sisma da parte di funzionari pubblici. Il governo Noda, però, è rimasto in silenzio sulla questione.
A peggiorare la situazione dell’attuale governo, poi, sono intervenute ulteriori scelte impopolari – anche se probabilmente inevitabili.
L’innalzamento della tassa sui consumi tra le più basse dei Paesi Ocse – misura tra gli altri invocata dal presidente del Fondo monetario internazionale Lagarde – ha contribuito a un indebolimento del partito di governo. Arrivata dopo mesi di trattative con l’opposizione che dal 2010 ha il controllo della Camera alta del Parlamento nazionale giapponese, è stata accolta con freddezza dalle potenti associazioni imprenditoriali.
Inoltre, ha provocato una scissione interna al Pdg: Ozawa Ichiro, fondatore ed ex segretario del partito, apertamente contrario alla linea Noda, ha formato con altri 50 eletti nelle fila dei democratici una nuova formazione politica, riducendone la maggioranza anche in Camera bassa.
Noda è poi sotto attacco da mesi sul nucleare. La decisione di riattivare due grandi centrali a un anno da Fukushima, ha scatenato un’ondata di proteste che non accenna a fermarsi. Soprattutto se si considera che Noda ad agosto 2011 aveva preso il posto di Kan Naoto, accusato di non aver saputo affrontare in modo appropriato l’emergenza nucleare.
Ormai le manifestazioni no-nuke sotto la residenza-ufficio del primo ministro, nel distretto di Chiyoda a Tokyo, sono un appuntamento fisso del weekend per migliaia di tokyoti. L’ annuncio di “Genpatsu zero”(nucleare zero) entro il 2040 dello scorso settembre ha mostrato la debolezza di un governo che disperatamente si gioca le ultime carte per recuperare consensi.
Missione impossibile ormai: ci si mettono di mezzo anche gli scandali politici che coinvolgono i membri del gabinetto di governo. Il 22 ottobre scorso si dimette Tanaka Keishu, neo ministro della giustizia, uscito dal terzo rimpasto di governo in poco meno di un anno e mezzo.
La settimana precedente, il settimanale scandalistico Shukan Shincho aveva pubblicato un articolo che denunciava le “relazioni pericolose” del 74enne ministro con una boryokudan – nome usato a livello ufficiale per la yakuza, la potente mafia giapponese – della città di Yokohama, vicino Tokyo.
Il fatto risalirebbe a trent’anni fa, quando Tanaka tenne un discorso di ringraziamento durante un ricevimento organizzato dal capo di un gruppo criminale legato a una delle famiglie yakuza più potenti del Giappone. Apparentemente Tanaka seppe solo più tardi che il suo ospite era affiliato a una boryokudan. Tanaka viene definitivamente stroncato dopo la scoperta di finanziamenti illeciti, a lui diretti da parte di un imprenditore cinese.
Il capo segretario di gabinetto – quasi un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio italiano – Fujimura Osamu aveva dichiarato a stretto giro : “I politici, in linea generale, sono responsabili delle loro decisioni in termini di adeguatezza delle proprie relazioni personali o attività politiche.”
Una responsabilità che i politici giapponesi sembrano non volersi assumere. Soprattutto nei confronti di una popolazione che continua a dimostrare un atteggiamento piuttosto apatico verso la politica dei partiti.
Riforme, ripresa economica e sicurezza nazionale. Sarà questo il prossimo terreno di scontro per i politici di tutte le fazioni, vecchie e nuove.
[Scritto per Lettera43; foto credits: echeng.com]
*Marco Zappa nasce a Torino nel 1988. Fa il liceo sopra un mercato rionale, si laurea, attraversa la Pianura padana e approda a Venezia, con la scusa della specialistica. Qui scopre le polpette di Renato e che la risposta ad ogni quesito sta "de là". Va e viene dal Giappone, ritorna in Italia e si ri-laurea. Fa infine rotta verso Pechino dove viene accolto da China Files. In futuro, vorrebbe lanciarsi nel giornalismo grafico.