Nella settimana in cui si è celebrato il giorno di “Ritorno al Futuro” — la trilogia cinematografica del 1985 diretta da Robert Zemeckis dedicata ai viaggi nel tempo — il Giappone fa un deciso passo avanti verso un sistema avanzato di controllo e della gestione dei dati anagrafici e fiscali della popolazione. Il sistema My Number — così chiamato perché fondato sull’assegnazione a ciascun individuo residente in Giappone di un numero di identificazione personale a 12 cifre — entrerà in vigore a partire da gennaio del 2016.
Questa settimana, riporta l’agenzia di stampa Kyodo, è iniziata la distribuzione dei numeri di identificazione in una decine di provincie dell’Arcipelago. Insieme alla propria sequenza numerica, i destinatari troveranno nella busta un modulo per la richiesta di una carta multifunzione, dotata di chip e banda magnetica, che servirà da carta di identità e “codice fiscale”. My Number sarà infatti legata non solo alle informazioni anagrafiche (luogo data di nascita e indirizzo di residenza del possessore) ma anche ad alcuni dettagli patrimoniali.
Eventuali disguidi anagrafici o fiscali dovuti all’omonimia — un "problema" diffuso in Giappone come si legge in un articolo del blog d’informazione giuridica sul Giappone "Il diritto c’è ma non si vede" — dovrebbero essere risolti una volta per tutte con il passaggio al sistema My Number. L’intento principale di Tokyo è però quello di rendere più equo non solo il sistema di riscossione delle tasse, ma anche l’accesso ai servizi sociali e agli indennizzi pubblici in caso di disastro naturale.
In particolare, la lotta all’evasione — che secondo il rapporto dell’Agenzia nazionale del Fisco del 2013 ammontava nel 2012 all’equivalente di quasi 150 milioni di euro — sembra essere una delle priorità del governo giapponese impegnato a trovare rimedi al crescente debito pubblico che supera il 200 per cento del Pil.
Ma c’è di più. Nelle intenzioni del governo di Tokyo, la carta multifunzione dovrebbe assumere la funzione di unico documento d’identità, sostituendo passaporto e patente di guida — ma non il koseki, il registro di famiglia — e entro il 2021, essere legata alle informazioni bancarie del titolare. Inoltre potrebbe essere presto usata per i rimborsi sugli acquisti di prodotti alimentari — legati all’aumento della tassa sui consumi al 10 per cento previsto per il prossimo anno. Basterà una semplice strisciata su un lettore al momento dell’acquisto al supermercato e via: al governo sarà teoricamente possibile avere accesso anche alle abitudini di consumo del singolo residente.
Quella di My Number non è — e con tutta probabilità non sarà — una storia facile. L’iter legislativo è iniziato nel 2011 con l’amministrazione del Partito democratico e ci sono voluti oltre due anni per approvare la riforma. Oltretutto, il nuovo sistema non sembra finora convincere i cittadini giapponesi: la carta può essere smarrita facilmente o che i dati possono diventare oggetto di frodi.
Come scrive Eiichiro Okuyama dell’Università di Keio a Tokyo, il successo del nuovo sistema di identificazione anagrafica e fiscale dipenderà soprattutto dalla capacità del governo di garantire la sicurezza dei dati sensibili dei singoli cittadini. My Number entra infatti in vigore a pochi mesi di distanza dalla notizia di un’ingente fuga di informazioni dai database del sistema pensionistico. E la privacy, almeno a questo punto del dibattito, sembra essere la prima e principale fonte di preoccupazione.
Anche gli esperti sono critici nei confronti del piano di riforma del sistema anagrafico-fiscale concepito dal governo, considerato troppo ambizioso e ancora costellato di lacune. Ad esempio, non è ancora ben chiaro chi pagherà per l’installazione dei computer e dei macchinari per la lettura delle tessere My Number che dovrebbero iniziare a essere utilizzate a partire dai primi mesi del 2016.
Ciò che è certo, come scriveva qualche tempo fa il Nikkei Shimbun, principale quotidiano economico giapponese, è che la torta My Number fa gola a molte aziende, soprattutto nel settore IT. A tal punto che un operatore del settore, come ha rivelato la stampa giapponese nei giorni scorsi, avrebbe pagato mazzette a dipendenti del ministero del Lavoro e del Welfare per avere un vantaggio competitivo sugli avversari nell’aggiudicarsi un appalto.
Intanto, il governo ha cercato di rassicurare i cittadini sulla sicurezza della futura gestione dei dati e la necessità della riforma del sistema e, al contempo, ha lanciato una campagna pubblicitaria su tv, mezzi pubblici e Internet, all’insegna del kawaii (“carino”, qui nell’Arcipelago). Protagonisti l’attrice e cantante Aya Ueto e un coniglietto bianco con due “uno” al posto degli occhi.
Uno sforzo, quello della comunicazione istituzionale di Tokyo, che non cancella totalmente il timore condiviso da esperti e normali cittadini: quello di un ulteriore e incontrollato rafforzamento della sorveglianza delle autorità statali sulla popolazione. E visti i presupposti, My Number ha tutti i numeri per essere il simbolo di un “ritorno” a futuri panottici di orwelliana e foucaultiana memoria.
[Scritto per East online; foto credit: japantimes.co.jp]