Il G7 in corso a Tokyo sarà ricordato per la visita del segretario di stato Kerry a Hiroshima e per lo scontro in atto tra Giappone e Stati uniti da una parte e la Cina dall’altra. Tokyo infatti ha spinto affinché tra i temi ci fosse anche quello della sicurezza marittima, provocando durissime reazioni da parte di Pechino.Come riportato dalla stampa nazionale, lunedì 11 aprile «Pechino ha risposto furiosamente a una dichiarazione da parte del Gruppo dei sette ministri degli esteri» opponendosi ad «azioni provocatorie» nel Mar cinese meridionale, accusando il blocco «di essere stato preso in ostaggio da alcuni paesi».
I ministri degli esteri del G7 riuniti in Giappone si erano dichiarati contrari «ad ogni azione unilaterale intimidatoria, coercitiva o provocatoria che possa alterare lo status quo ed accrescere le tensioni nell’area».
Nella loro dichiarazione i paesi membri del G7 non menzionavano direttamente la Cina, limitandosi a esortare tutti gli stati «ad astenersi da azioni quali rivendicazioni territoriali» e sottolineando come le dispute vadano risolte «in buona fede» ed in linea con il diritto internazionale». Ma il riferimento a Pechino è stato fin troppo esplicito per i funzionari cinesi, che hanno reagito con veemenza.
Il portavoce del ministero degli esteri Lu Kang non ha usato giri di parole, accusando Giappone e Stati uniti di fare i propri interessi a scapito di quelli cinesi. Secondo Lu «il G7 non deve essere influenzato dagli interessi egoisti di alcuni paesi», aggiungendo che «le controversie nel Mar cinese meridionale» sarebbero «montate» proprio da Tokyo e Washington.
«Se il G7 vuole continuare a svolgere un ruolo di primo piano nel mondo, dovrebbe assumere un atteggiamento di ricerca della verità basandosi sui fatti per gestire i problemi per cui la comunità internazionale è più preoccupata in questo momento», ha detto Lu.
«Se il G7 viene preso in ostaggio dagli interessi egoistici di alcuni paesi, allora questo non sarà vantaggioso per l’influenza, il ruolo e lo sviluppo futuro del G7»: questa la posizione di Pechino sulla questione del Mar cinese meridionale. Gli Usa continuano a mandare la propria flotta a ribadire l’esistenza di acque internazionali, irritando non poco Pechino.
Proprio in riferimento, secondo alcuni, alle controversie tra Cina e altri paesi asiatici, «il Gruppo del G7 – come riportato dal South China Morning Post – ha invitato i paesi ad osservare le leggi marittime internazionali e attenersi alle decisioni vincolanti consegnate da corti e tribunali. Le Filippine hanno presentato un caso alla Corte permanente di arbitrato dell’Aja sulla sua controversia con Pechino nel Mar cinese meridionale. La Cina ha detto di non riconosce il caso».
I ministri degli esteri del G7 avevano già rilasciato una dichiarazione sulla sicurezza marittima a Lubecca, in Germania, lo scorso anno, ma secondo gli esperti il nuovo comunicato invierà un segnale più forte nel fare pressione sulla Cina nelle dispute.
«I paesi del G7 intendono utilizzare la dichiarazione per contenere le azioni della Cina nel Mar cinese meridionale e anche per fare pressione sulla Cina ad accettare l’arbitrato», ha detto Li Mingjiang, professore associato presso la S. Rajaratnam School of International Studies della Nanyang Technological University.
[Scritto per Eastonline]