Filtri al web anche in Italia? Le ultime esperienze cinesi

In by Simone

Mentre in Italia si pensa a filtri al web e limiti alle navigazioni in rete, dimenticandosi le accuse che piovono sulla Cina ad ogni trovata censoria del governo di Pechino, ripercorriamo gli ultimi avvenimenti in temi di censura e filtri del Regno di Mezzo, per sottolineare la vitalità dell’opinione pubblica cinese troppo spesso descritta dai media come massa silenziosa e obbediente agli ordini del partito.

Creazioni
Il David di Donatello che indossa una camicia alla Mao. O ancora, Adamo nella raffigurazione della cappella Sistina con una lunga cravatta nera fino a coprirne le parti più intime. Nudi d’autore, coperti, vestiti, da netizens cinesi: è la reazione dei milioni di internauti del Celeste Impero alla nuova scure censoria del governo di Pechino contro i contenuti ritenuti pornografici. Un modo come un altro per fare satira anti governativa e testimoniare l’esistenza di un’opinione pubblica cinese. Prima era toccato alla scrittura verticale, poi ai codici, infine alle immagine ritoccate: tra governo e netizens la sfida è ricca di colpi di scena, genialità e qualche vittima illustre.

Gli «informatori pornografici»
Le campagne contro la volgarità e la pornografia sono azioni decisamente comuni in Cina, ma la ricompensa per «gli informatori» che segnalano alle autorità contenuti pornografici trovati durante le navigazioni on line, è una novità in assoluto. Si tratta di una sorta di delazione in rete, pagata profumatamente. Le autorità stanno offrendo infatti circa 10 mila yuan, mille euro circa, una cifra astronomica in Cina, a chi segnala le pagine web contenenti pornografia. Venerdì scorso, il numero verde aperto dal Center Reporting di informazioni illegali su Internet ha subito raccolto oltre 500 chiamate e 13 mila messaggi in sole 24 ore. «C’è da chiedersi – dice un ragazzo fuori da un internet point di Pechino – cosa succederà in futuro, visto che la maggior parte dei cinesi on line cerca proprio contenuti pornografici».

I precedenti
Già due mesi fa, le autorità cinesi avevano lanciato una campagna di ricerca di materiale pornografico, con l’intento di sopprimere i giochi online non autorizzati, specie quelli con contenuti violenti e pornografici.  All’inizio del 2009, inoltre, i censori avevano minacciato di sanzionare i principali motori di ricerca on-line come Google e Baidu per eventuali risultati di ricerche con contenuti pornografici. Nel febbraio di quest’anno oltre 1650 siti erano già stati chiusi, così come erano stati rasati 200 blog ed eliminate circa 50 mila foto. La causa: «violazione della moralità pubblica». Un mese esatto fa, il China’s National Working Group of Eliminating Pornography and Illegal Publications ha annunciato i primi risultati della propria campagna lanciata contro i contenuti dannosi e pornografici su internet e via telefonia mobile. L’organismo avrebbe catalogato circa 1400 opere illegali on line, sottolineando il successo delle internet novel, fenomeno da tempo popolare in Cina. Molti di questi racconti sono a sfondo erotico o dichiaratamente pornografico: un caso piuttosto famoso e recente è quello di Beijing Story, pubblicato in Italia dalle edizioni Nottetempo. Sono stati chiusi 20 siti che diffondevano materiale pornografico e cancellati circa 30 mila links a pagine considerate fuori legge. Una circolare è stata inviata a tutte le regioni e comuni «affinché vengano preservati i giovani dalla contaminazione di rischioso materiale volgare e pornografico», con ammende molto severe previste per gli operatori che dovessero ospitare opere del genere. 50 mila internet novels e circa 4000 siti sono monitorati costantemente: il numero dei siti bloccati, è destinato ad aumentare.

La Madame Butterfly e la soap opera più scurrile della storia: censurate
Non solo on line: la sera del 27 novembre, prima ancora dell’intervallo, la polizia di Shanghai ha fatto irruzione al Ke Center for Contemporary Art interrompendo la rappresentazione della Madame Butterfly. Il motivo apparente, «spettacolo non autorizzato perché privo di licenza». In realtà sarebbero stati troppo caldi i temi trattati dal direttore artistico del Zuloo Theatre Production e dal regista Daniel Roy Connelly, che hanno usato l’opera di Puccini per parlare di omosessualità e Rivoluzione Culturale.
«Ci hanno chiesto di cancellare gli spettacoli della mattina e del pomeriggio di domani. Ma sono stati gentili nel farci proseguire lo spettacolo di stasera», ha dichiarato il regista ai giornali al termine della rappresentazione.

Analogo destino è toccato alla fiction di successo, con ascolti record, intitolata wōjū, ovvero residenza della chiocciola, ad indicare una piccola abitazione, un’umile dimora. È il titolo di una serie tv cinese molto popolare e recentemente censurata. Per i temi trattati, quali il diritto alla casa, amanti nascoste, espliciti riferimenti sessuali e corruzione, ha avuto un grande successo di pubblico, ma ha anche aperto pesanti dibattiti e ha attirato su di sé l’attenzione delle autorità. Infine il 22 novembre lo stop da Pechino: fine delle trasmissioni per la soap opera più scurrile della storia, come si è letto in molti siti web cinesi.

Dighe Verdi e boicottaggio
Alla volontà censoria delle autorità politiche pechinesi, si oppone l’opinione pubblica che si è sviluppata intorno agli strumenti di social network on line. La scorsa estate il governo impose l’obbligatorietà per ogni computer venduto sul suolo cinese, di avere incorporato un software, la Green Dam Youth Escort, che avrebbe dovuto filtrare i contenuti pornografici per i bambini cinesi alle prese con internet. In realtà il software costituiva un’ulteriore tentativo di limitare la navigazione. In molti lanciarono apertamente un boicottaggio. Ai Wei Wei, celebre artista cinese, autore del Nido D’Uccello, recentemente picchiato dalle autorità per il suo interessamento al numero esatto di bambini morti nel terremoto del Sichuan, invitò i cinesi ad un «tranquillo atto di rivolta». Il governo tenne in considerazione la mobilitazione on line e cambiò strategia. Niente software niente filtri (complice anche l’ostruzionsimo dei produttori di pc a tale direttiva). Ora la nuova trovata: il pagamento per chi segnala contenuti pornografici. Un duello tra autorità e popolo di internet ancora tutto da scoprire.