Social network, internet, pace: la Città del Mondo. Ai piedi dell’Ararat, nel lato armeno, culla della civiltà cristiana, montagna sacra cantata e celebrata anche dai System of a Down, ambasciatori mondiali della diaspora armena: sarà quella la location suggestiva della Città del mondo, costruita nel futuro da architetti e semplici cittadini via social network, Facebook su tutti. Una città senza frontiere, con quartieri di ogni parte del mondo, attraverso architetture a simboleggiare i paesi uniti dall’idea utopica di una città del futuro senza barriera alcuna. La città del mondo è un luogo dove persone provenienti da luoghi diversi si uniscono per crearne architettura e condizioni di vita: è una città dove la gente vivrà uno sviluppo armonioso, rispettoso e che si si baserà su economie sostenibili.
Nella mappa disegnata on line e che via via prende corpo nel padiglione armeno dell’Expo 2010 di Shanghai, c’è anche l’Italia (di cui si possono trovare le innovazioni su Italian Valley) con un suo quartiere, evidenziato da un palazzo a vetrate circondato da verde e fiori. L’invito è rivolto a ogni architetto e cittadino che voglia contribuire ad ampliare e rendere ancora più italiano il quartiere nostrano nella città del mondo. Diventare cittadini e partecipare ai giudizi e alle votazioni è semplice, così come propagare, attraverso i social network, l’idea portata dalla delegazione armena all’expo cinese: basta registrarsi e si potrà partecipare anche alla stesura delle norme del conglomerato.
Nel padiglione armeno i modellini, “bianchi a rappresentare il fatto che tutti possono contribuire a modificarli e colorarli”, stanno nel mezzo: a sinistra le immagini dell’Ararat a cambiare ombre e luci alla città del mondo, dall’altra le immagini dell’antica e nuova Armenia.
“La nostra storia, mi spiega Linn Paravyan, responsabile media del padiglione armeno all’expo, ci insegna la necessità di pacifica convivenza e cooperazione, rispetto e tolleranza, preservazione delle risorse per le generazioni future. Qualcuno ha detto che il nostro progetto è utopico, ma alla fine dell’expo partiranno le progettazioni e l’idea comincerà a diventare realtà”.
E a dare un segno di come internet avvicini situazioni storicamente distanti, basti dire che anche la Turchia ha accolto in modo entusiastico il progetto, anche se dall’altra parte dell’Ararat.
[Anche su wired.it]