Durante un’udienza a porte chiuse, Guo Boxiong, ex generale dell’Esercito di liberazione del Popolo già numero due della Commissione militare centrale, è stato condannato all’ergastolo per corruzione. La mannaia di Xi Jinping si è concentrata ultimamente sull’esercito. Guo è una vittime illustre di questa nuova ondata della campagna anticorruzione. Il quotidiano dell’esercito festeggia: «sventata una nuova minaccia».La corte militare ha giudicato colpevole, dopo confessione, Guo Boxiong (nella foto, a sinistra). L’ex generale aveva già subito l’onta di essere espulso dal partito. Un’umiliazione per una persona del suo rango: è stato il quarto membro del 17/mo Politburo ad aver subito l’infamia della radiazione dal partito, dopo il leader dei neo maoisti Bo Xilai, Zhou Yongkang, e Xu Caihou (il vice di Guo, già indagato nonostante la malattia che lo avrebbe ucciso nel 2015).
Il South China Morning Post, quotidiano in lingua inglese di Hong Kong, ha riferito in base a fonti anonime militari che Guo avrebbe messo insieme beni per oltre 12 milioni di dollari grazie a mazzette e altre attività collegate.
La cifra potrebbe addirittura essere maggiore, perché Guo e Xu «erano molto chiacchierati già quando erano in carica», col ritorno sistematico di voci che li vedevano nel mirino di indagini anti-corruzione. Le forze armate, del resto, hanno sempre goduto di ampi budget grazie al’importanza che Pechino negli ultimi anni ha affidato alla difesa e alle sue ambizioni.
Anche il figlio di Guo, Zhenggang, militare con il grado di general maggiore, è da circa un anno sotto indagine per corruzione e non meglio specificate attività criminali.
La sentenza ha revocato a Guo il grado di generale e lo ha privato «per sempre» dei diritti politici, mentre i suoi asset personali «sono stati confiscati», così come denaro e altro materiale legati ad attività illecite, e affidati alla gestione del governo e della tesoreria di Stato.
Guo, 74 anni, è un’altra delle «tigri» finite nelle maglie della campagna anti-corruzione voluta dal presidente Xi Jinping, e rappresenta il caso più eclatante degli ultimi decenni: già numero due della Commissione centrale militare con la presidenza di Hu Jintao per oltre un decennio fino al 2012, organo militare di vertice presieduto dal capo della Repubblica popolare (ora da Xi), l’ex generale era anche entrato tra i 25 componenti del Politburo del Partito comunista.
La Xinhua ha diffuso pochi elementi per capire il quadro accusatorio e la difesa del generale, ma la procura militare avrebbe provato l’attività illecita del generale che avrebbe approfittato «del suo potere e del suo ruolo, per se stesso e per la sua famiglia, favorendo tra le varie cose promozioni e incarichi in cambio di tangenti».
Guo avrebbe confessato le «malefatte» ed espresso pentimento nell’udienza a porte chiuse, a tutela dei diversi segreti militari interessati, affermando che non avrebbe presentato ricorsi verso la sentenza. Gli episodi giudicati erano «estremamente gravi» e «assolutamente seri», ha precisato la Xinhua, citando il comunicato della corte militare.
[Scritto per Eastonline]