Elezioni Usa – L’India non va oltre il glamour

In by Simone

Le elezioni Usa, viste dall’India, hanno il sapore di un format televisivo d’intrattenimento, un evento da seguire più per moda che per reali conseguenze sul futuro di Delhi. Che vinca Obama o Romney, la politica Usa nella regione è destinata a non cambiare, nemmeno l’odiosa amicizia con Islamabad.
Alla vigilia delle elezioni americane l’India si prepara a seguire l’evento come uno dei grandi appuntamenti dello spettacolo internazionale. Gli all news channel della tv satellitare mandano in onda i loro inviati negli Usa, solitamente giovani ragazze dallo spiccato accento americanizzato, ripulito dalle inflessioni di pronuncia tipiche del subcontinente.
I fan dell’hinglish, come chi scrive, rimangono delusi dall’assenza di retroflesse e dentali.

Il carrozzone luminoso della politica statunitense buca i televisori della classe medio-alta, quella con più dimestichezza del mondo oltre hindustan e dintorni, suscitando l’interesse del pubblico non per le questioni politiche internazionali, ma in particolare per l’alone glamour ed esotico che precede l’elezione del presidente degli Stati Uniti.

Comizi appassionati, bandierine colorate, endorsement delle star repubblicane o democratiche, retroscena della vita di Mitt Romney e Barack Obama: è uno scenario fantascientifico per l’elettore indiano, abituato a ben altra politica e, soprattutto, a ben altri politici.

Che Obama venga riconfermato o che sia Romney a guidare gli Stati Uniti per i prossimi quattro anni, per l’India cambia davvero poco. Nessuno dei due candidati, infatti, pare aver intenzione di condizionare sensibilmente gli aspetti di politica estera che coinvolgono Delhi.

La lunga “amicizia” tra Washington ed Islamabad, il nodo che complica maggiormente i rapporti tra gli Usa e l’India, è passata indenne attraverso gli avvicendamenti alla Casa Bianca degli ultimi 60 anni. Il Pakistan è oggi, almeno formalmente, uno dei principali – e più turbolenti – alleati americani nella regione, status che non sembra essere minacciato da cambiamenti drastici nel prossimo futuro.

Ugualmente, sia Romney che Obama si sono profusi in promesse di contenimento dell’ascesa cinese, un obiettivo che la seconda potenza emergente in Asia sicuramente gradisce molto.

I rapporti economici tra le due potenze prevedono una sostanziale penetrazione americana nel mercato indiano, grazie alle riforme negli investimenti stranieri diretti promosse recentemente da Manmohan Singh dietro pressioni dell’amministrazione Obama.
L’apertura del settore della rivendita al dettaglio indiano è stato fortemente voluta dalle lobby multinazionali statunitensi, gruppo di potere decisamente trasversale e, se vogliamo, “apolitico”.

In campagna elettorale entrambi i candidati alla Casa Bianca hanno fatto loro una serie di istanze anti-outsourcing, promettendo agli americani una minore esternalizzazione della produzione e sempre più posti di lavoro creati in patria.
Sulla stampa indiana hanno ricordato l’infelice frase fatta di Obama nel 2009, quando durante un comizio, parlando di occupazione, incitò la folla a dire “No a Bangalore, sì a Buffalo”.

Ma la retorica della salvaguardia del mercato del lavoro Usa, oltre a scaldare facilmente i cuori dell’elettorato, è da leggersi più come arma dialettica contundente per attaccare Pechino, non certo la patria dei call center indiana.

E infatti Delhi non è impensierita da un’improvvisa chiusura degli uffici americani in India, bensì dalla concorrenza tenace di Filippine ed Indonesia, le nuove frontiere del terziario esternalizzato.

Quanto ai politici nazionali, nessuno si è espresso esplicitamente a favore di Obama o Romney, preoccupati maggiormente dalle accuse di corruzione che hanno investito recentemente i maggiori esponenti di Bjp e Congress e dell’ascesa di Arvind Kejriwal, il “castigatore” anti corruzione arrivato dalla società civile.

Anche se è innegabile il maggior fascino esercitato dall’animale da palcoscenico di Chicago sulle frange progressiste della società indiana, sicuramente pochi in India perderanno il sonno nell’ansia da exit poll.

Il futuro dell’India, questo é certo, non dipende dal colore politico che assumerà la Casa Bianca nei prossimi quattro anni.

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[Foto credit: bargad.org]