Dovessero votare per le presidenziali statunitensi, gli opinionisti dell’Asean sceglierebbero Obama. Per dare continuità alla strategia Usa seguita nell’ultimo quadriennio e per timore che lo sfidante repubblicano guardi più verso il Medio Oriente.
Un recente sondaggio della Bbc sulle preferenze all’estero nelle presidenziali statunitensi dà Barack Obama in netto vantaggio sullo sfidante Mitt Romney. Su 21 Paesi presi in considerazione, l’attuale capo di Stato raccoglieva più del 50 per cento dei consensi contro appena il 9 per cento del candidato repubblicano.
L’Asia naturalmente non fa eccezione. Obama è acclamatissimo in Indonesia, dove trascorse l’infanzia, e in Corea del Sud, un po’ meno in Cina e Malaysia, dove comunque continua a primeggiare.
L’unica eccezione a questo primato è il Pakistan. Sarà per gli attacchi con i droni nelle aree di confine intensificati nel quadriennio obamiano, sarà per il risentimento dell’esercito pakistano per lo smacco dell’uccisione del latitante Obama bin Landen, in un blitz delle forze speciali statunitensi non lontano da Islamabad, circostanza che ha fatto sospettare di coperture tra le file dei servizi segreti e delle Forze armate pakistani per lo sceicco saudita.
A leggere la stampa asiatica Obama gode di grande successo. Per molti osservatori, è lui il candidato su cui l’Associazione delle nazioni del Sudest Asiatico deve puntare. Kavi Chongkittavorn, editorialista del quotidiano thailandese Nation, dà dieci ragioni per spiegare i perché di questa scelta, con un editoriale ripreso anche dalla stampa dissidente birmana, da Mizzima e da Irrawaddy.
Primo, scrive Chonkittavorn, tra due settimane Obama presidente parteciperà all’East Asia Summit di Phnom Penh, uno dei vertici più importanti per i leader del Asean, che vedrà ospiti anche Cina, Russia e India. Obama rappresenterà la continuità, mentre se vincesse Romney, la preoccupazione del presidente sarebbe più formare la propria squadra e non dare retta ai Paesi asiatici.
Anche perché per il candidato repubblicano le priorità in politica estera sarebbero altre: Israele, l’Iran, il Medio Oriente, mentre l’Asia sarebbe limitata a Cina e Giappone. Ancora, continua l’opinionista di Nation, se Obama andrà come previsto a Phnom Penh (l’impegno preso è segno di fiducia nelle possibilità di vittoria), per la Cambogia sarà motivo di grande prestigio. Così come per Thailandia e Birmania, che attendono una sosta del prossimo presidente nell’eventuale tour asiatico.
Negli ultimi quattro anni, spiega Chonkittavon, Obama ha stretto i rapporti con i Paesi dell’Asean. Nonostante le poche occasioni di visita diretta, gli incontri hanno dato ottimi risultati e un ulteriore quadriennio cementerebbe le relazioni dando l’opportunità di approfondirle in diverse aree prendendo la regione, che punta a una sempre maggiore integrazione, come un tutto e non sviluppando strategie diverse a seconda dei Paesi sul modello dalla passata amministrazione Bush.
L’Asean è inoltre più propensa a un presidente che non vada al muro contro muro con la Russia, che nella regione continua ad avere una certa influenza. Lo stesso vale per la Cina. Un presidente statunitense già noto darebbe ai leader del Sudest asiatico la possibilità di approfondire la conoscenza della nuova leadership di Pechino, con uno sguardo rivolto alle dispute territoriali nel Mar cinese meridionale.
Da ultimo, gli Stati a maggioranza musulmana non apprezzerebbero le prese di posizione troppo aggressive di Romney, soprattutto per quanto riguarda l’Iran, con il quale, nonostante le sanzioni, l’Asean continua ad avere scambi commerciali.
Sulla stessa linea di Chonkittavorn è William Esposo del Philippine Star, sottolineando come i filippini debbano guardare a Obama. Un punto a fovore di quest’utlimo, scrive, è l’incondizionato appoggio di Romney al governo israeliano, che potrebbe sfociare in un attacco contro l’Iran che turberebbe lo status quo e avrebbe ripercussioni sui rapporti di Washington con la Russia e soprattutto con la Cina, facendo quindi dell’arcipelago filippino una possibile linea di fronte.
Se poi il sostegno di Romney a Israele non dovesse rivelarsi così solido, gli aumenti alla difesa proposti dal candidato repubblicano, secondo Esposo, potrebbero ricadere nello scontro tra Usa e Cina per l’influenza sull’Asia.
Senza evocare ipotetici scenari di conflitto, anche il Bangkok Post nota lo sguardo di Obama rivolto verso l’Asia e di contro il maggiore interesse di Romney per il Medio Oriente.
Sul piano economico è invece il professor Prapat Thepchatree del centro per gli studi sull’Asean della Thammasat University, a dare all’agenzia malaysiana Bernama i motivi della sua scelta pro-Obama. L’attuale presidente potrà portare a termine il progetto di istituzione di un’area di libero scambio che coinvolga la regione. Si parla della Trans-Pacific Partnerniship, su cui Obama ha investito nell’individuare nel Asia uno dei fulcri della propria politica internazionale.
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