Dallo scoppio della pandemia di Covid-19 tanto la formazione scolastica quanto quella universitaria si sono adattate a nuove condizioni, nuove forme e nuovi luoghi, quelli virtuali. La DAD (didattica-a-distanza), come è conosciuta in Italia, o 远程教学 yuǎnchéng jiàoxué(distance teaching)/ 电子教学 diànzǐ jiàoxué(e-teaching) come preferiscono i cinesi, non è però l’unico punto di contatto tra il mondo dell’apprendimento e quello della tecnologia. L’education technology, anche nota come EdTech (教育技术 jiàoyù jìshù), è ormai da tempo un mercato in ascesa, in cui a fare da apripista sono prevalentemente aziende cinesi. Con oltre 400 milioni di studenti, la Cina è infatti il mercato EdTech più grande al mondo. Le lezioni di scienza, tecnologia, ingegneria, arte e matematica costituiscono i segmenti maggiori di un business che nel 2018 ha raggiunto 300 miliardi di dollari di entrate.
Nel 2015 Yuanfudao (猿辅导), start-up fondata nel 2012 e presto classificatasi come “unicorno”, ha lanciato Yuantiku (猿题库), una banca quesiti online. Yuantiku nasce dal focus sui test tipico del sistema educativo cinese e risponde alla necessità degli studenti di consultare materiale ed esercizi degli esami degli anni precedenti per prepararsi in maniera più efficiente alle proprie prove. Tra i contenuti disponibili figurano quelli relativi al gaokao, l’esame nazionale per l’ammissione all’università, ai test per i dipendenti pubblici, agli esami di primo livello per la consulenza legale d’impresa e altro ancora. Più di 13 milioni di studenti cinesi delle scuole medie e superiori utilizzano Yuantiku.
Dal valore di circa 3 miliardi di dollari c’è invece VIPKid, una delle applicazioni più gettonate per l’insegnamento online dell’inglese in Cina. VIPKid abbina tutor di inglese dagli Stati Uniti o dal Canada a studenti cinesi per lezioni individuali e su misura rivolte a bambini dai 4 ai 15 anni, iscritti in piattaforma dai propri genitori. VIPKid fornisce inoltre un’area di messaggistica e un sistema di notifiche con avvisi e promemoria rivolti sia agli insegnanti che agli studenti riguardo alle lezioni in programma, le scadenze per i compiti assegnati e i pagamenti.
Molto famosa è anche Makeblock, una start-up fondata nel 2013 che utilizza la robotica come strumento educativo principale, insegnando ai bambini la programmazione, l’ingegneria e altre tecnologie di base dell’intelligenza artificiale. Il pacchetto include kit robotici fai-da-te pensati per essere assemblati manualmente dagli studenti, e dei tutorial affinché gli stessi possano scrivere semplici righe di codice per controllare i propri robot. Il mercato è così allettante che ha attirato l’attenzione anche di grandi colossi tradizionalmente impegnati in altri settori. Nel 2020, ByteDance, l’azienda famosa in tutto il mondo per TikTok, ha iniziato a vendere una lampada da scrivania che utilizza l’intelligenza artificiale per aiutare i bambini a fare i compiti e consentire ai genitori di supervisionarli in remoto. La Dali Smart Lamp (大力智能台灯 dàlì zhìnéng táidēng) è infatti una lampada con un telefono interconnesso tramite 5G e una fotocamera con AI integrata che può definire una parola indicata con la punta del dito su un libro, leggere passaggi in inglese e aiutare a risolvere problemi di matematica. Con un clic sul piccolo schermo alla base del prodotto i bambini possono caricare nel cloud i compiti finiti, passandoli ai genitori che possono controllarli ovunque si trovino. Il video promozionale della Dali Smart Lamp mostra una giovane madre che, in partenza per un viaggio d’affari, controlla i compiti di suo figlio mentre si sistema i capelli per un servizio fotografico: il messaggio è che la tecnologia può aiutare i genitori ad avere una carriera ed essere allo stesso tempo responsabili dell’istruzione dei propri figli.
Tale successo ha ispirato molte delle principali aziende tecnologiche cinesi, tra cui Alibaba, Huawei, Tencent e Xiaomi, in una frenesia simile a quella che attualmente caratterizza l’industria dei veicoli elettrici.
Gli strumenti EdTech potrebbero infine essere di supporto nel contrastare le diseguaglianze d’accesso all’istruzione tra aree rurali ed urbane. Una situazione di netta evidenza nel confronto tra la gioventù di città e i cosiddetti “left behind children” (留守兒童 liúshǒu értóng) quei bambini rimasti nei villaggi rurali con i propri parenti, spesso nonni non istruiti, i cui genitori sono invece migrati verso i centri urbani per lavorare. Tramite la tecnologia, i bambini delle aree rurali non soltanto potrebbero accedere a lezioni tenute da insegnanti delle aree urbane con più alto grado di expertise, ma anche ricevere una maggiore assistenza da remoto nella revisione dei propri compiti. Il tutto, però, dipenderà da quanto accessibile si rivelerà la tecnologia stessa e dal ruolo che il governo centrale e i governi locali vorranno affidarle.
Di Fabrizia Candido
Consigli di lettura:
Disrupting Class: How Disruptive Innovation Will Change the Way the World Learns, Clayton Christensen, Curtis Johnson, Michael Horn, McGraw-Hill Education, 2008
Left-Behind Children in Rural China (The Impact of Change in Modern China), Ye Jingzhong, James Murray, Wang Yihuan, Paths International Ltd., 2011
Laureata in Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa, con specializzazione sulla Cina, presso l’Università L’Orientale di Napoli. Appassionata di relazioni internazionali e diplomazia scientifica, Fabrizia lavora a progetti di internazionalizzazione per startup e PMI di ambito scientifico-tecnologico. Ama viaggiare, scrivere e sperimentare le chinoiseries più stravaganti.