C’era un tempo in cui i cani non erano permessi nelle città cinesi, troppa era la povertà e la paura di malattie. Successivamente i cani furono considerati svaghi borghesi. Poi ci furono le riforme economiche, la Cina si aprì al mondo e iniziò a ripopolarsi di quadrupedi. Il sinologo Luigi Tomba, in un suo articolo del 2004, racconta i sobborghi della middle class cinese di Pechino, anche attraverso il possesso di cani, più che un piacere, un atto di consumo.
La convivenza uomo cane é comunque sempre stata molto normata in Cina, quantomeno nelle aree urbane. Alcune delle regolamentazioni sui limiti imposti alla taglia e alla razza dei cani esistono ancora oggi nelle città cinesi, ma le cose si sono complicate oltremodo giacché la popolazione quadrupede del paese ha raggiunto e superato i 50 milioni, quanto meno di cani registrati, con un giro di business impressionante per i servizi connessi.
Con dei numeri del genere, e con la gestione dell’animale interamente lasciata al buon senso dei padroni, in Cina o ad altre latitudini, è difficile immaginarsi una convivenza facile e priva di frizioni. Proprio a causa di incidenti, lamentele, esposti, le municipalità di varie città cinesi, Shanghai, Pechino, tra le prime, sono corse ai ripari , inasprendo regole e multe per chi disobbedisce. Ad Hangzhou, si è arrivati al confino dei cani, con passeggiata vietata dalle sette del mattino alle sette di sera.
L’editto canino di Hangzhou arriva in seguito a una serie di incidenti causati da cani liberi e non al guinzaglio che hanno fatto alzare la tensione alle stelle. La reazione dei proprietari degli animali e animalisti vari è stata immediata, sono arrivati a chiedere l’annullamento degli Asian Games in programma nel 2022, prendendo d’assalto l’account Weibo del Comitato Olimpico Internazionale.
Ma con una popolazione quadrupede in costante crescita, la questione non è da poco. E tra le varie soluzioni prospettate si affaccia anche la possibilità di un registro elettronico per tracciare le malefatte di Fido, qualcosa di molto simile ai crediti sociali già in vigore per i padroni e connesso agli stessi.
Esperta di sostenibilità sociale e ambientale. Si è formata nel mondo della ricerca accademica (prima alla Fondazione Eni e in seguito all’Università Bocconi) ed é arrivata in Cina nel 2007. Negli anni cinesi ha lavorato come consulente e collaborato con diverse testate italiane online quali AgiChina e China Files per le quali ha tenuto il blog La linea rossa e la rubrica Sustanalytics oltre a curare il volume “Cina e sviluppo sostenibile, le sfide sociali e ambientali del XXI secolo, L’Asino d’oro (2015). Dopo una parentesi nel settore privato come Communications & Corporate Affairs Manager in Svizzera, é rientrata in Italia e ora vive a Milano.